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Recensioni di libri

Linea Gotica di Massimiliano De Luca

Damster, 2019 – Un romanzo coinvolgente, con una vicenda gialla “impossibile” che viene fatta risalire al 1944. Tutta da seguire la tecnica d’indagine storica e d’investigazione alternativa di un giovane docente universitario.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 11-05-2022
Linea Gotica

Linea Gotica

  • Autore: Massimiliano De Luca
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2019

Scrive tantissimo Massimiliano De Luca, fiorentino cinquantatreenne. Narrativa e noir dal 1997, racconti e poesie, sceneggiature e saggi di sociologia, sulla comunicazione la parità di genere, la disabilità. A questa produzione si è aggiunto nel 2019 il giallo storico Linea Gotica, pubblicato dalle Edizioni Damster di Modena, nella collana Comma 21 (218 pagine).

La prima curiosità è che a conclusione di un curriculum dettagliato e impressionante in positivo (per tutte le attività che cita), De Luca si autoaccusa sul suo blog di avere fatto a modo suo tutto quello che ha fatto, ma con più impeto che intelligenza. Non si direbbe, invece, perché questo romanzo ha misura, coerenza, intreccio e apre una finestra sulla storia partigiana nell’Appennino tosco-emiliano, non di poco conto per l’impegno di documentazione che sarà stato necessario.

Tutto ha origine da un ritrovamento macabro ma intrigante e si sviluppa come un’indagine storica e poliziesca, su eventi e decessi da fiction, risalenti all’estate 1944. Si tengano presenti un nome, Alvaro Settis, un alias, Lupo e una storia. Settis: toscano di Corvaia, Passo del Giogo, classe 1915, buona famiglia, laurea in lettere classiche a Firenze. Militante nel PCI clandestino, combatte nella guerra civile spagnola, tra le Brigate internazionali antifranchiste. Dopo un internamento in Francia e il confino fascista nell’isola di Pantelleria, l’esperienza partigiana lo vede affrontare i tedeschi dietro la Linea Gotica, nel Mugello e nell’Appennino tosco-emiliano, alla testa della Brigata Luigi Bosi, con un nome di battaglia molto noto in zona: il leggendario Comandante Lupo. È scomparso nel corso dei combattimenti sul monte Altuzzo. Nessuno lo ha visto cadere o finire prigioniero, il corpo non è stato ritrovato. Risulta ufficialmente disperso il 18 settembre 1944.

Una doppia inchiesta su fatti di sangue di provincia, dunque, criminologica e storica (da fiction). Non a caso, il detective è soprattutto il prof. Massimiliano Maier, associato di storia in una università del nord ed esperto del biennio resistenziale 1944-45. Ebreo, ha perso i nonni ad Auschwitz, rastrellati nel ghetto di Roma il 16 ottobre 1943, dopo avere fatto in tempo a nascondere i figli, tra i quali il papà di Massimiliano, in un rifugio ricavato in una cantina, sfuggito agli uomini di Kappler.
A Maier si rivolge il suo mentore, Santoro, già militare, partigiano sul Po e a lungo docente universitario di storia contemporanea. L’anziano ma ancora vitale professore in pensione e dirigente dell’ANPI, richiede l’aiuto del giovane ex allievo e collega per una ricerca di storia partigiana. Lo mette al corrente che nei lavori di ristrutturazione di una casa colonica, distrutta da un bombardamento nell’agosto 1944 nei pressi di Corvaia, sono stati rinvenuti quattro cadaveri maschili. Un braccio scheletrico sporgeva verso l’alto da un mucchio di detriti, come per una richiesta d’aiuto, si apprende nell’intrigante prologo del romanzo.

Quattro uomini, nessuna uniforme o piastrina. Due schiacciati dal crollo del tetto, gli altri colpiti da pallottole. Le condizioni dei resti non consentono riconoscimenti, ma qualche ipotesi si sta verificando col test del DNA, perché uno dei due corpi crivellati aveva in tasca un documento, intestato a Marcello Careggi, nato a Galliano nel 1916. E qui comincia il mistero: secondo un rapporto della polizia fascista era l’identità fittizia del Settis in clandestinità. Ma s’è morto nella cascina bombardata ad agosto, come può avere partecipato alle azioni del mese successivo?
È stato richiesto all’unica figlia del comandante partigiano di sottoporsi a un confronto del DNA. Santoro sa che il riscontro del medico forense, non ancora ufficiale, confermerebbe una compatibilità del 99,9%. Sicchè, quelli sono i resti di Alvaro Settis, il Comandante Lupo, sebbene “non sia possibile”.

Non si ha idea di cosa facesse e chi fossero gli altri a Corvaia, bombardata dagli Americani il 6 e 7 agosto 1944. Il professore non può sottoporsi alle fatiche dei sopralluoghi nei siti oggetto della ricerca. Per Massimiliano, invece, la prospettiva è interessante. Non avrà esami per due settimane e il caso arriva a proposito come alibi per sospendere il progetto arenato da tempo del libro sul servizio informazioni nazista in Italia. E non gli sembra vero allontanarsi da casa, per riflettere su Alexandra, lettrice di francese nell’ateneo. Sente che i sentimenti tra loro si stanno rafforzando, che la ragazza sta diventando importante nella sua vita e potrebbe cambiarla radicalmente. È questo a mandarlo in confusione, a fargli paura.

Ecco, quella di Linea Gotica non è una storia soltanto al maschile, come sarà sembrato finora. C’è curiosità e interesse anche per le lettrici, appassionate di rosa.
Peraltro, come si sarà capito dai frequenti accenni alla fiction, non è una vicenda vera, sebbene la Linea Gotica sia stata effettivamente zona di combattimenti, la resistenza abbia operato dietro le linee per sabotare i collegamenti germanici e un Lupo sia stato comandante di una formazione partigiana a Monte Sole, Marzabotto.
Quella ch’è tutta da seguire è la tecnica d’indagine storica e d’investigazione alternativa. Da romanzo coinvolgente.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Linea Gotica

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