Lettera alla scuola di Christian Raimo, Istituto Amaldi di Roma III M

Lettera alla scuola (Feltrinelli Kids 2024, Illustrazione di copertina di Zerocalcare) è un libro collettivo scritto dai ragazzi della III liceo dell’Istituto Amaldi di Roma, sezione M nel quartiere Castelverde, alla periferia di Roma, coordinati dall’insegnante e scrittore Christian Raimo, redatto sulle orme di Lettera a una professoressa, volume che don Lorenzo Milani (Firenze, 27 maggio 1923 – 26 giugno 1967) e i suoi studenti della scuola di Barbiana pubblicarono nel 1967.

“Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti”

Un libro sempre attuale, amato e divorato da intere generazioni, concepito dal Priore di Barbiana, dalla mentalità anticipatrice, per porre una domanda fondamentale: la scuola può essere un posto dove stare bene?
Un professore empatico e simpatico, una classe di studenti, che stanno per affrontare l’esame di maturità, insieme dialogano su temi urgenti e attuali, l’ansia: il benessere psicologico, i rapporti in famiglia e tra coetanei. Ma il testo è un invito a chi fa parte della comunità scolastica a ragionare insieme su come migliorare l’esperienza educativa, l’istituzione scolastica e la società intera per diventarne veri protagonisti.
Nel gennaio del 2023, la classe aveva iniziato a leggere Lettera a una professoressa e prima di allora nessuno dei ragazzi, a parte il professore ovviamente, aveva mai sentito parlare di don Lorenzo Milani e di Barbiana.
Questo non è strano, in effetti. A scuola si parla di tutto, ma c’è un tema che non viene quasi mai affrontato: la scuola stessa. I suoi problemi, le riflessioni sull’educazione, ma soprattutto la questione che Lettera a una professoressa ha messo davanti agli occhi dei ragazzi della III M in modo così radicale: le disuguaglianze a scuola e nel mondo. Come si somiglino e come si nutrano l’un l’altra.

“Così abbiamo deciso di prenderci del tempo e di provare a fare un lavoro analogo a quello che avevano fatto a Barbiana più di cinquant’anni fa”.

I ragazzi avevano intenzione di scrivere un libro politico, nel senso più ampio del termine, nel senso platonico, ossia un libro collettivo, scritto a più mani come era stato quello di Barbiana, e che affrontasse le questioni collettive in modo franco e approfondito.
Tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta, il tempo in cui Lettera a una professoressa uscì e diventò un testo di riferimento per milioni di persone, la politica era ovunque, oggi, invece, quasi da nessuna parte.
Nelle prime pagine don Milani scrisse:

“Questo libro è un invito ad organizzarsi”.

I ragazzi della III M invece scrivono:

“Questo libro è un invito a conoscersi”.