

Le eredi
- Autore: Aixa de la Cruz
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fandango Libri
- Anno di pubblicazione: 2024
Nel romanzo Le eredi (Fandango libri, 2024), l’autrice basco-ispanica Aixa de la Cruz esplora con grande sensibilità e profondità il peso della memoria familiare, il lascito del passato e le fragilità che ci tramandiamo di generazione in generazione, ma va oltre.
Come aveva già fatto nei precedenti romanzi pubblicati in Italia da Giulio Perrone editore, Transito e La linea del fronte, la de la Cruz entra a gamba tesa in una famiglia fatta di di donne, dove la fragilità e gli atti estremi sono necessità innegabile per individuare perimetri personali che tendono a scomparire, sovrapporsi e a compenetrarsi lacerandosi, quasi. Attraverso un intreccio che si muove tra introspezione psicologica e tensioni interpersonali, la storia segue le vicende di quattro cugine, Nora, Olivia, Erica e Lis, riunite nella casa della nonna recentemente scomparsa.
L’abitazione diventa un luogo denso di simbolismi, dove affiorano conflitti irrisolti, dipendenze, traumi e il bisogno, mai sopito, di trovare una direzione nel caos emotivo che avvolge ciascuna di queste donne.
La casa ereditata non è solo un luogo fisico, ma un “museo di recipienti”, un archivio di oggetti che raccontano una storia di abitudini, ossessioni e fragilità di ciascuna di queste quattro donne.
Nora, spinta dalla sua dipendenza dai tranquillanti, si aggira tra le stanze alla ricerca di farmaci nascosti, azione che simboleggia il suo continuo bisogno di anestetizzare le ferite interiori che si acuiscono ulteriormente nella rivalità con la sorella razionale e controllata Olivia. Un contrasto che si fa forza e che viene quasi sbattuta in faccia:
Questo fai, questo sei. Tutta un’infanzia passata a competere e a perdere contro Olivia l’ha preparata a diventare una provetta martire del giornalismo freelance.
In questa lotta tra istinto e razionalità, tra autodistruzione e controllo, si condensa il cuore del romanzo: l’impossibilità di sfuggire ai legami di sangue senza rimanere, in qualche modo, imprigionati nel loro riflesso.
Accanto a Nora, Erica e Lis si muovono con le proprie inquietudini. Erica si lascia guidare dalla simbologia delle carte ritrovate nella cassaforte della nonna, cercando un senso nascosto nel passato, mentre Lis si confronta con la distanza emotiva del figlio Peter, una relazione che incarna il senso di alienazione e il peso della maternità. Il romanzo si dipana tra questi sguardi differenti, restituendo una narrazione corale che si nutre delle differenze tra le protagoniste e delle loro contraddizioni.
Presente è anche un’eredità emotiva che ha radici e fissità profondo a ma genera anche voglia di fuga. Erica, profondamente legata alla spiritualità e alla memoria della nonna, si interroga sul destino della casa e delle sue radici, una casa che con lei prende le fattezze di “tempio sacro” da preservare intatto, in un’inclinazione ai limiti dell’esoterico che la spingono con ogni mezzo (piante, tarocchi o medicinali) a cercare una connessione con un passato che vuole confondersi e nascondersi. Un comportamento, quello di Erica, in completo contrasto con quello di Olivia divisa tra ordine e razionalità. Lis, invece, si confronta con questa eredità dolorosa e con i traumi che quella casa ha ospitato ”nascosto”, traumi che si sono insinuati subdoli nelle pieghe delle relazioni affettive sue e delle altre tre donne. Il rapporto distante con il figlio Peter, infatti, le fa temere che il passato possa ripetersi. Un timore, questo, palpabile in ogni pagina del romanzo: destino ineluttabile, ereditabile quasi, un’ombra che aleggia su ogni scelta e su ogni gesto di ciascuna delle donne.
Ma il romanzo si spinge oltre addentrandosi anche nei sentieri della dipendenza e della malattia mentale. Olivia scopre (nel recuperare alcuni farmaci della nonna) che quest’ultima soffriva come oggi una di loro in modo diverso nel silenzio. Scoperta, questa, che la costringerà ad apprendere che la morte “diversa” della nonna non è accidentale o naturale ma è voluta. Forse un suicidio che diventa unica e disperata via di fuga e che in qualche modo “invoglia” anche Nora
Perché vede la tentazione di seguire le orme della nonna come l’impulso irresistibile che attira la bella addormentata verso il fuso che la pungerà?
La casa si fa memoria e segreto. Fragilità di donne dalle vite diversamente spezzate e dalle sofferenze forse insormontabili, dove la vendetta e la rivalsa sembrano essere il vero desiderio da perseguire ed assolvere.
Ma per queste donne che futuro può esserci? Sono anch’esse destinate, in modi diversi al destino della nonna?
In un binomio tra fuga e radicamento, il tratto finale del romanzo inquadra le discromie che le donne danno a questa possibilità. Erica vorrebbe trasformare la casa in un luogo di guarigione e connessione con la natura. Nora vuole farla diventare il suo rifugio per sfuggire alla città. Olivia e Lis oscillano tra il desiderio di chiudere con il passato, allontanandosene, e quello di proteggerlo. Quattro visioni che identificano un legame che si fa metafora della loro stessa identità, che si fa fondamento e radici pericolose che possono avvolgere e soffocare.
In bilico tra il desiderio di fuga e quello di appartenenza, la nostalgia del passato si fa prospettiva. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta, dall’idealizzazione del passato alla consapevolezza e accettazione delle sue ombre diventa la scelta modulata di ognuna in una modularità aperta che non dà soluzioni definitive, ma solo modulari.
Una storia di donne per le donne, quella di Aixa de la Cruz, che penetra nella pelle viva delle protagoniste che non si domandano solo che valore abbia un legame di sangue “familiare”, ma ne fanno spinta di una più ampia riflessione: sul dolore, la sua elaborazione, sulla difficoltà di emanciparsi dalle proprie radici che possono rivelarsi soffocanti e lesive di una libertà individuale. Radici che non si possono recidere o negarle: sarebbe inutile e impossibile. Radici che devono essere rimodulate in un equilibrio: tra un passato che si impone con forza e un presente tra memoria e trasformazione, che può essere ancora riscritto. Un futuro che porta solo incognite e forse soluzioni possibili e reali per una vita di donne che possono diventare individui coraggiosi.

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