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Recensioni di libri

La via del sole di Mauro Corona

Mondadori, 2016 - Un giovane ingegnere decide di ritirarsi in montagna a condurre una vita solitaria: è solo voglia di ritrovare se stesso o l’inizio di una pericolosa ossessione che gli fa pian piano dimenticare e distruggere la natura che l’aveva accolto?

Giovanna Giraudi
Giovanna Giraudi Pubblicato il 06-08-2016

5

La via del sole

La via del sole

  • Autore: Mauro Corona
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2016

Un romanzo breve, una favola triste, amara che, come tutte le favole, contiene una morale profonda e adatta ai problemi dei nostri giorni, all’evolversi della società. Questo è “La via del sole” , pubblicato nel giugno 2016 da Mondadori, opera di uno degli scrittori italiani ormai più conosciuti, Mauro Corona, alpinista, scultore ma anche e soprattutto autore inimitabile. Dall’amore per la montagna nascono i suoi romanzi, uno dei quali, “La voce degli uomini freddi” lo ha fatto entrare nella cinquina finalista del Campiello. Le storie di Corona vanno ben al di là dei paesaggi e nel rapporto montagna-uomo, nelle vicende c’è sempre uno sguardo profondo verso le menti e i cuori dei protagonisti che spesso ravvisano una grande quantità di persone.

“La via del sole” è la storia d’un giovane che, non ancora trentenne, decide di trascorrere la propria esistenza sui monti, a contatto della natura, in luoghi con viste inestimabili, meglio di qualunque prima cinematografica. Così il protagonista cui l’autore non dà nome, grazie alle facoltose possibilità del padre proprietario d’imprese di estrazione di marmi, per allontanarsi da una società in cui non si sente a proprio agio, decide di andare a vivere lassù tra le vette pensando di poter, ad alta quota, ritrovare se stesso e soprattutto non incontrare più tanti fra coloro che lui non apprezza, non sopporta e che, difficilmente, si spingeranno sulle vette alpine.

“La montagna fa selezione. In alto non arrivano. O arrivano in pochi”.

Questa pare una scelta saggia, assai coraggiosa, ma il ritirarsi in luoghi inavvicinabili può essere anche discutibile soprattutto se lo si fa per sfuggire qualcuno o qualcosa, vivendo accanto ad erte vette ma non affrontando le asperità della vita cui il giovane non era abituato poiché protetto dall’atmosfera ovattata della famiglia.
Il protagonista inizia la sua nuova vita nella baita costruita con i soldi di papà e dotata di ogni comodità. Quello appare un angolo di paradiso nel quale la solitudine sembra essere la migliore compagnia insieme alla natura e soprattutto alla luce del Sole.
Quest’astro par essere il fulcro della vicenda. Perché proprio il Sole? Forse per il suo splendore che non ha pari, forse perché la sua luce non è paragonabile a null’altro. Il giovane ingegnere ha lasciato anche un lavoro e una carriera invidiabile nell’azienda di famiglia ma non prova nostalgia perché ciò che rincorre è la luce più intensa, più forte e a questo scopo la sua casa è tutta fatta di vetrate e, costruita con tecniche ultramoderne, montata su un grosso perno d’acciaio per ruotare su se stessa e non perdere un raggio dell’astro dall’alba al tramonto.
Così ha inizio la vicenda che si dipana per l’intera vita del protagonista. Questi, più il tempo passa, più ha bisogno dei raggi dell’amato astro e inizia un’impresa che sconfina nella follia.
Forte dei mezzi economici del padre, prima elimina spuntoni di roccia che qua e là fanno un po’ ombra, poi ingrandisce la sua opera, leviga vette, demolisce montagne perché, dove lui vive, la luce sia più presente possibile. Inizia una spirale da cui non è più ipotizzabile uscire: la frenesia, il desiderio di ottenere di più portano l’uomo, con il passare degli anni a distruggere tanti fra quei capolavori che la natura stessa aveva regalato. Eppure lui è convinto di far del bene: dove non svettano più campanili di roccia sono stati costruiti alberghi e centinaia, migliaia di turisti vanno in alta montagna dimenticando però la piacevolezza d’una camminata tra i boschi perché, per far meno fatica, ci sono le funivie. Insomma, quest’impresa che si rivela davvero titanica è una sfida alla natura: tutto è stravolto ma tanti, troppi non se ne accorgono o non vogliono vedere e l’ingegnere continua nel perseguire il suo intento. Non è più solo perché attorniato dai tanti operai che lavorano nella folle impresa. La loro vicinanza però è dettata solo da motivi economici, dal loro bisogno di una mensilità sicura. Non c’è un vero amico. Solo ogni tanto, a vedere quel paesaggio, appare un omino rubicondo, silenzioso che, con un paio di binocoli, scruta l’orizzonte. Per tanto tempo i due non si rivolgeranno la parola ma poi, per curiosità, per caso o forse per destino comincerà il dialogo fra loro, così diversi d’aspetto così differenti nell’animo. Questo piccolo uomo si rivela assai grande: ha nella vita uno scopo straordinario, ben più di valore delle imprese compiute dall’ingegnere: è un medico che si prodiga per salvare vite umane, in particolare quelle dei bambini. La sua presenza lì è temporanea perché poi volerà all’estero per eseguire studi e ricerche mediche. Un incontro effimero, casuale? No di certo, non almeno in un romanzo come quelli di Mauro Corona ma si lascia ai lettori la possibilità di conoscere l’epilogo della vicenda.

Il libro si legge in breve tempo sia per il contenuto che per il numero di pagine ma non si lascia dimenticare. In esso ritroviamo quell’autore che “tuona” ove non siano rispettati i valori più profondi e lo fa con immagini metaforiche, con personificazioni che trattano di valori calpestati, di mancanza di rispetto, di speculazioni e corruzione. Un ritratto della società d’oggi per nulla idilliaco ma, purtroppo, drammaticamente vero. Non è spietato l’autore ma coloro che, anche se in modalità non così esasperate come quelle narrate, osano cambiare il mondo a favore di una tecnologia che sempre più si amplifica e che, se da un lato può arricchire, dall’altro allontana l’uomo dalle vere origini. I libri di quest’autore sono permeati di grande saggezza, quella di un uomo semplice che vive a contatto delle bellezze del Creato, al “giusto” passo con i tempi perché moderno ma non all’esasperazione e soprattutto contento di esser così senza troppe bramosie. È l’autore a citare nel romanzo una frase di Beckett che anche a lui appartiene e che tanti oggi hanno ormai dimenticato.

“La saggezza dei grandi pensatori consiste non nel soddisfacimento ma nella eliminazione del desiderio”

Grazie a Mauro Corona che con i suoi romanzi ribadisce che nella vita ci vuole uno scopo ma la vera gioia del cuore sta “nel giusto mezzo”, un po’ nel desiderare, un po’ nell’accontentarsi.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La via del sole

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