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Recensioni di libri

La terra promessa di Matteo Righetto

Mondadori, 2019 - Ultima parte della trilogia dedicata alla famiglia De Boer, il romanzo è un’opera ricca di eventi, sentimenti e riconferma le doti narrative dell’autore.

Giovanna Giraudi
Giovanna Giraudi Pubblicato il 11-03-2019
La terra promessa

La terra promessa

  • Autore: Matteo Righetto
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2019

Con “La terra promessa”(Mondadori, 2019) si conclude la trilogia, scritta da Matteo Righetto, della famiglia De Boer; sono semplici, ma forti contadini di Nevada, non negli Stati Uniti, come si potrebbe immaginare, bensì un luogo che si trova tra le montagne del Veneto, in Val Brenta.
Protagonista indiscussa, di temperamento tenace e temerario, è la ventenne Jole che si trova a far da mamma al fratello dodicenne Sergio, piuttosto debole e fragile. Lei si prende cura di chi è rimasto in famiglia: i genitori Augusto e Agnese non ci sono più, vittime della vendetta di due malviventi che hanno saputo di alcune azioni di contrabbando del capofamiglia. La sorella Antonia è ormai in convento e dedica la sua vita alla spiritualità.
Jole, più pratica e molto legata alla famiglia, si ritrova senza possibilità economiche e ciò la costringe a prendere una decisione importante e dolorosa: lasciare le amate montagne per cercar fortuna nelle lontane Americhe, terre di cui lei conosce poco o nulla, ma che spera siano la possibilità di una vita più dignitosa e di un futuro più generoso per lei e il fratellino che non conosce ancora la verità circa la scomparsa dei genitori.

La storia si snoda tra un passato ancora vivo e un presente di cui poco si conosce se non verso il finale: è la vicenda di tanta “povera gente” che, inseguendo il sogno di una vita migliore si reca a Genova, al porto e lì sale sulla nave che condurrà i migranti verso un nuovo destino. Anche Jole fa questo e, poco prima di imbarcarsi, incontra i Rigoni, padre, madre e una figlia adolescente con i quali stringe amicizia e decide, insieme a loro, di salire su quella grande nave che li porterà verso una terra a lei sconosciuta, il Messico. L’incontro tra la protagonista e la famiglia di Mezzaselva pare davvero un segno:

Nella vita bisogna andare dove il destino chiama, nulla accade mai per caso, come le aveva insegnato sua madre… Pensò di dover dar fiducia a quel segno, a quelle persone che si erano prese cura di loro. Poi, in fondo, Brasile, Argentina o altro, che differenza c’era per lei, una ragazza in fuga dal passato? - Andremo in Messico- si disse mentalmente mentre correva con il cuore in gola. E ripeté la parola “Messico” varie volte come per farla propria e ascoltarla risuonare parole di speranza.

Ha inizio così un viaggio davvero epico, dalla difficile traversata dell’Atlantico sulla San Cristoforo all’arrivo nel nuovo mondo: fame, fatica, ricordi, malinconia, speranze si mescolano ai tanti eventi spesso inimmaginabili per i paesani imbarcati. La nave, come tante altre non di lusso in quei tempi, non ha buone condizioni igieniche. Più persone non giungeranno alla terra sognata o, comunque, si ammaleranno durante la traversata. Il piccolo Sergio resiste anche se è sempre affamato: sta crescendo, non è più solo un bambino e a percepirlo c’è chi gli sta vicino. Jole non può preoccuparsi di sé perché il primo pensiero va al fratello minore di cui ora si considera quasi una seconda mamma. Solo ogni tanto ripensa a quelle vette granitiche che è stata costretta a lasciare, al suo cavallo con cui aveva condiviso giornate e piccole avventure, al giovane Sebastiano che le aveva fatto battere il cuore e a tutti i cari la cui assenza tanto la fa soffrire.
Poi, dopo tanto aspettare, ecco in lontananza quella terra chiamata Messico: il viaggio, ancor molto lungo, sarà troppo faticoso per alcuni e gli stessi Rigoni non saranno più, a causa di una perdita inconsolabile, la famiglia di prima.
Ma con quella tenacia che permea l’animo di chi non ha nulla ma, nonostante i dolori fisici e spirituali, lottando per vivere insegue ancora una speranza , Jole, Sergio e la famiglia amica iniziano il loro cammino per raggiungere quei terreni ancora incolti ma che potrebbero esser coltivati.

Difficoltà, fatica, dolori e anche paura saranno per un tempo troppo lungo compagni dei protagonisti della storia, ma come dice don Diego, sacerdote italiano quasi naturalizzato messicano a Jole, ormai giunta a destinazione

La terra promessa non è un luogo preciso… Jole, è necessario capire cosa sia il passaggio nel deserto. Il deserto biblico è un tempo di crescita, maturazione. Dobbiamo farci condurre da Dio, fidarci di Lui, cercando nella vita i segni della sua presenza. E questi sono più numerosi di quanti pensiamo.

Sta in queste parole la summa di eroica fiducia dei personaggi del romanzo che è un’opera di raro pregio. I protagonisti ci toccano per i loro tratti profondamente umani; Matteo Righetto mostra e conferma, attraverso un linguaggio sapiente, efficace ed estremamente fluido, le sue doti di autore e docente di Lettere e studioso di Letteratura ambientale.
C’è nella narrazione il rimando alle cime così amate dall’autore ma, scorrendo ogni pagina, si trova molto altro. Ci sono sentimenti veri, puri, limpidi quali l’amicizia, la solidarietà, la generosità, che oggi spesso, in una società di benessere, poco apprezziamo. Gli odori, i sapori, i sorrisi, i pianti, la condivisione assumono carattere sublime e rendono “La terra promessa” un romanzo davvero da consigliare.

La terra promessa

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La terra promessa

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