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Recensioni di libri

La rivoluzione, forse domani di Rosa Mangini

Divergenze edizioni, 2018 - Una scrittrice per caso, Rosa Mangini, scrive nel 1941, una novella contadina dove già si capisce che per la propaganda fascista, la guerra dovrebbe portare bontà e calore e il pane per tutti. Ma in realtà è tutto il contrario. La guerra porta fame, lutti e carestie.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 17-01-2023
La rivoluzione, forse domani

La rivoluzione, forse domani

  • Autore: Rosa Mangini
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2018

La rivoluzione, forse domani di Rosa Mangini (Divergenze edizioni, 2018) è un ritrovamento per caso. Pagine mangiate dall’umidità, lo scritto di una maestra che probabilmente ha transitato tra Pavia e Piacenza. L’opera di una donna colta, che ha fatto letture giuste. Forse nubile, ha scritto questa novella quando già non insegnava più. Una donna sorprendentemente contro il patriarcato e decisamente allergica ai proclami mussoliniani. È lei a narrare il racconto di questo paese, non lontano dal Po, dove stazionano giovani che lavorano e persone più anziane che bevono vino e fanno osservazioni sul loro piccolo mondo.

Per iniziare è necessario scrivere il bellissimo incipit di Rosa Mangini:

Nelle vigne il lavoro era fermo e i giovanotti venivano giù dai colli coi biciclettoni neri, pesanti. Passavano il ponte lungo sul Po e da lontano arrivavano alti gridi, e festosi. Uno o due rimanevano indietro, approfittando per guardare sulle lanche i pescatori fare il loro quotidiano lavoro di preda.
Era una mattina di luce leggera, la piana verdeggiava di salici e prati acerbi, i foraggi venivano su da soli.

Una pennellata di impressionismo e di sensazioni sinestetiche (sentire l’odore del caldo, toccare la luce leggera). Michele, il contadino più giovane e bello, faceva il galletto con le figlie della perpetua e si era messo in testa una battuta che diceva spesso, prendersi come sposa una cittadina e mettere come servitori dei tedeschi, che piacevano pochissimo già nel 1941, percepiti come quelli che iniziavano le guerre per poi perderle tutte.
Nel frattempo, le donne pensavano a preparare la cena per chi faceva tardi; la figlia studiava da sarta; il figlio esercitava l’apprendistato da fabbro. Il solito, lo stufato.

C’è in questa scrittrice non di professione anche una ironia dissacrante (i tedeschi servitori), che uno non si aspetta, forse perché l’omologazione del gusto e dei temi trattati è più presente adesso che allora, che non ancora non esisteva il posizionamento marketing.
In questo poche frasi riportate c’è poi lo spirito della comunità, dove il vecchio interpreta la parte artefatta del saggio, ma sempre a condizione che possa avere a disposizione un bicchiere di vino e i contadini giovani sono ben contenti di svolgere il loro lavoro, invece di farsi soldati.
Almeno per ora. La saggezza è spicciola: è quella dei contadini troppo anziani per tornare a vangare, mentre Michele che ama riamato Melania, la sposa cittadina non lo vuole, scherza, perché non potrebbe vivere senza l’odore dell’erba la mattina, della sua terra umida e prospera.

L’amore che nasce tra Michele e Melania è splendido, assoluto. Non c’è nessuna app di incontri che possa valere più della mano di Melania che sposta un ricciolo biondo dai capelli troppo lunghi di Michele. Però il pericolo è trovare straordinaria ogni parola di Rosa Mangini, dimenticandoci cosa fu il secondo conflitto bellico, cosa significava essere ebreo in quel periodo, o zingaro, oppure omosessuale. Chi scrive trova che in fondo il male è radicato nel mondo da milioni di anni - e anche questa è una frase fatta.

Quindi va riconosciuto che il "discorso amoroso" vince il più delle volte. Scritta nel 1941, la novella di Rosa Mangini non contiene certo quello che sarebbe successo dalla data menzionata fino a quasi tutto il 1945. Mancano i campi di concentramento nazisti e i due ordigni nucleari su Hiroshima e Nagasaki, posti proprio come sigillo di anni orribili, per fortuna ormai trascorsi.

Perfette le parole di Marco Vagnozzi, che cura la saggistica per Divergenze edizioni, e firma la postfazione di questo racconto lungo:

Sono i personaggi del testo a ricordarci la necessità del vivere autentico come pratica di opposizione a qualunque realtà oppressiva che nega la libertà.

Se siamo così affascinati da questo scritto è proprio perché dimentichiamo per un attimo cosa si sta preparando in Europa: la guerra che nega la libertà.
La rivoluzione, forse domani di Rosa Mangini è una lettura consigliata a tutti, uomini e donne, ragazzi e ragazze e, soprattutto, ai politici.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La rivoluzione, forse domani

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