La modella di Klimt
- Autore: Gabriele Dadati
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2020
Per raccontare questa storia avvincente e ricca di colpi di scena, l’autore piacentino Gabriele Dadati è partito dal dicembre 2019, quando si stava occupando dei preparativi di una mostra alla galleria Ricci Oddi di Piacenza, per celebrare i dieci anni dalla morte del direttore Stefano Fugazza, di cui è stato uno stretto collaboratore. Proprio in quei giorni, quasi fosse un segno del destino, è stato ritrovato in una nicchia esterna e angusta, occultato in un telo di nylon, il celebre Ritratto di signora di Gustav Klimt. A distanza di ventitré anni dal furto avvenuto proprio sotto la direzione di Fugazza, in modo misterioso e mai chiarito, che aveva lasciato nello studioso un’ombra di amarezza vissuta come un’onta. Conservata in modo perfetto, era impossibile però che la tela fosse stata sempre lì, che non avesse mai lasciato la Ricci Oddi. Qualcuno doveva avercela messa di recente. Per cui, quale modo migliore per celebrare la memoria di Fugazza? Un vero e proprio risarcimento.
Così è nato il romanzo La modella di Klimt. La vera storia del capolavoro ritrovato (Baldini+Castoldi, 2020), mescolando sapientemente realtà e fantasia. Il fatto di cronaca sviluppato dall’immaginazione, un bel connubio!
Un dipinto divenuto celebre, questo del pittore viennese, quando nella primavera del 1996 si è scoperto che Klimt aveva dipinto due volte inspiegabilmente la stessa tela. Alcuni mesi dopo, altrettanto inspiegabilmente, qualcuno l’aveva sottratta dalla galleria, dove il quadro è ritornato dopo gli accertamenti di autenticità solo nel novembre 2020.
L’autore ha iniziato quindi a narrare quella vicenda rocambolesca, per certi versi paradossale, individuandola nella Vienna del 1910. Chi era la donna ritratta nel quadro? Occorreva una storia, partendo da Emilie Flöge, imprenditrice, amica e confidente di Gustav Klimt, che aveva commissionato al pittore la realizzazione di una cartolina pubblicitaria per il suo atelier di moda Schwestern Flöge; determinata a trovare una bellezza rappresentativa lontana dal fascino impudico delle modelle della secessione, Emilie aveva scelto di far posare un’operaia tessile, Anna. E di qui sarebbe nato il legame con Klimt.
“Stamattina Anna è giunta in atelier con suo padre per la consegna settimanale delle stoffe e quando Helene l’ha vista con sciarpa e cappello è stata d’accordo con me. Il suo volto è quello che serve perché tu faccia un buon dipinto e noi ne ricaviamo la nuova réclame per Schwestern Flöge.”
Una storia dolorosa che si sviluppa passando attraverso un conflitto mondiale. Che si snoda per un secolo intero, animata dai successori dei protagonisti, che si alternano sulla scena come in un gioco a incastri. La superstizione non è esente, dato il succedersi di eventi ferali, finché un misterioso visitatore austriaco non svelerà a Gabriele Dadati stesso alcuni retroscena che finalmente metterebbero al loro posto un gran numero di interrogativi. Però quest’opera, ideata dall’autore durante un interrogatorio in questura che ha dovuto subire, in seguito al ritrovamento del dipinto come persona informata sui fatti, e scritta durante il duro periodo del lockdown, si basa sempre su un gioco sottile fra realtà e immaginazione ed è difficile tracciarne i confini.
Le pagine più belle sono quelle che definiscono la figura del pittore, Gustav Klimt, frutto di studio e quindi veritiere.
“Dietro di lui c’era un altro uomo, avvolto in un caffettano lungo fino a terra, con un bel buco tondo da cui sbucava il collo forte. La decorazione sulle spalle – certi cordini dorati cuciti come serpentelli che forse erano i suoi gradi nell’esercito dell’arte, chissà – non bastava a ingentilire i tratti della figura. E questo sia perché la curva del dorso era massiccia, sia soprattutto per la faccia, che sembrava un triangolo voltato all’ingiù.”
Gustav Klimt è descritto come un soggetto mite, capace di provare empatia e compassione, forse un po’ spaventato dalle donne, sebbene nel suo studio le modelle sostassero a ogni ora e svestite. Orfano di padre, a cui era seguita a breve anche la morte del fratello, Klimt si era sentito sempre l’uomo di casa, che aveva l’onere di badare a due sorelle. Sebbene pieno di amanti e indicato come probabile padre di circa quattordici figli, egli non si è mai preso la responsabilità di costruirsi una famiglia. Coi suoi quadri e i suoi gatti, la figura femminile l’ha celebrata, passandoci attraverso. Uno sguardo, un atteggiamento, gesti fugaci da tramandare ai posteri, in cui mai a lungo sostare.
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Per chi ama le storie avvincenti dove storia e fantasia si fondono in maniera indelebile.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La modella di Klimt
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