La donna dei fili
- Autore: Ferdinando Camon
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
La donna dei fili è un viaggio dentro l’altro, la donna, fin là dove neanche lei si conosce, fino a frugare nel deposito dei suoi sogni e delle sue fantasie. Il viaggio si compie come una discesa in verticale, a scatti, per progressivi colpi di sonda: ognuno dei quali, toccando un qualche nucleo simbolico e facendone scaturire le rivelazioni, finisce per esporre una storia e costituire un capitolo. Ogni rapporto (d’amore, di sesso, di lavoro; con la madre, il marito, la figlia, gli amici) è un groviglio di fili "che si attorcigliano attorno al cuore". Seguendo questi fili, il romanzo ricostruisce la storia esemplare e la vita quotidiana di una donna del nostro tempo. (Note di copertina)
- Premio Selezione Campiello 1986
Mi accosto sempre con curiosità ad un libro in cui lo scrittore uomo presenta una donna come protagonista. E in questo caso la curiosità è raddoppiata dal fatto che la protagonista femminile è in bilico tra la sanità mentale e Qualcosa d’altro. Un Qualcosa che non ha nome, ma che si palesa attraverso pianti improvvisi, fobie, asma. E allora, questa donna, non più giovanissima, va in analisi.
Il medico, di stampo freudiano, le lascia esporre il suo flusso di coscienza ma anche se parla pochissimo, la sua figura è imprescindibile: incarna l’altra metà di una relazione che solo apparentemente resta sempre la stessa, con lui dietro al lettino che prende appunti e compie sempre gli stessi gesti e lei, preda delle sue crisi, che parla. Invece è una relazione che evolve nella testa di Michela, si fa ambivalente, poi astiosa, poi si interrompe, fino all’epilogo.
Con i suoi numerosi silenzi, mi pare che il dottore incarni anche l’emblema dell’uomo davanti all’enigma Donna: non può far altro che tacere e non è solo una questione di metodo di analisi. La protagonista è paurosamente femminile: avvinghiata nei suoi fili, cade, precipita, tocca il fondo e poi risale. E l’uomo, in questo processo che si ripete sempre uguale a se stesso, è quasi uno spettatore.
La malattia non è mai chiamata per nome, ma parafrasando un altro titolo dello stesso Camon ("La malattia chiamata uomo"), questa "disfunzione" non potrebbe essere semplice femminilità?
Comunque sia, merita citare qui uno dei suoi sintomi:
"Nella giornata della donna, non c’è un minuto che sia per lei: tutto è per qualche uomo, e se l’uomo c’è, questa è la felicità; se l’uomo non c’è, la donna non ha senso".
La donna dei fili
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Analisi corretta e ineccepibile. Io penso che la coppia analitica uomo-donna renda di più della coppia donna-donna. È che lo sforzo spasmodico di capire un sogno o una fobia della donna sia un atto d’amore, e che per lei sentire l’amore sia terapeutico. Ques to libro è stato amato in alto (Monica Vitti, Mariangela Melato, Liv Ullman...), ma odiato in basso, dalle le,ttrici semplici. FC
Grazie dott. Camon. Ho già un altro suo libro che mi aspetta sulla mensola...