La dama dei gelsomini
- Autore: Lisa Laffi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Tre60
- Anno di pubblicazione: 2023
La dama dei gelsomini (Tre60 2023) di Lisa Laffi, laureata in Conservazione dei Beni Culturali, autrice teatrale e di saggi di storia. è “Il romanzo di Caterina Sforza e Bianca Riario”, come recita il sottotitolo del testo, che racconta la vita di due grandi donne, madre e figlia, Caterina Sforza (Milano, 1463 circa – Firenze, 28 maggio 1509) signora di Imola e contessa di Forlì, prima con il marito Girolamo Riario poi come reggente per il figlio primogenito Ottaviano Riario e Bianca Riario (Roma, 30 ottobre 1481 – Firenze, dopo il 1524).
L’immortalità. Leonardo e Lorenzo hanno donato a me e a mia madre l’immortalità. E se vuoi sapere come due giovani donne, dopo avere perso una Signoria, ricchezze e onori, conquistarono il dono più grande, devi soltanto chiedermelo. Penso che sia finito il tempo del silenzio.
Maggio 1519. Bianca Riario, sconvolta dalla notizia della morte di Leonardo da Vinci in Francia, ad Amboise, alla corte di Francesco I, racconta a sua figlia Costanza, la storia delle avventurose vicende che la legarono a sua madre, Caterina Sforza. E lo fa di fronte a uno dei dipinti più belli della storia dell’arte: “La dama dei gelsomini” di Lorenzo di Credi (1485-1490), cover del presente testo, conservato a Forlì presso i Musei di San Domenico, meraviglioso dipinto venato di mistero, non solo per la sua attribuzione artistica, ma anche perché non è certo che la dama raffigurata sia veramente la leggendaria Signora di Imola e Forlì, Caterina Sforza.
Bianca Riario, figlia di Girolamo, nipote prediletto di Papa Sisto IV, Francesco della Rovere e di Caterina Sforza, figlia illegittima di Galeazzo Maria e di Lucrezia Landriani, sposata con Troilo I de’ Rossi inizia il suo racconto.
Quando i Riario arrivarono a Forlì nell’ottobre del 1484, l’umore di tutti era tetro. La Città Eterna era persa. I due fratelli di Bianca, Ottaviano e Cesare, che portavano i nomi di due grandi condottieri, sarebbero dovuti crescere lontano dal cuore della cristianità. Tutte le speranze che la famiglia aveva riposto su una loro carriera politica, militare o ecclesiastica erano cadute. I Riario sarebbero stati costretti a vivere a centinaia di miglia lontano da Roma, che proprio in quei giorni festeggiava l’elezione di un nuovo papa. Sisto IV era morto stroncato dagli eccessi.
Girolamo Riario era stato invitato dal Sacro Collegio ad abbandonare Roma dietro l’offerta di ottomila ducati, la conferma della Signoria di Imola e Forlì e la carica di capitano generale dell’esercito pontificio, ma la consorte Caterina non riteneva giusto farsi comprare così. A sorpresa si era rifugiata in Castel Sant’Angelo, l’aveva occupato e aveva puntato i cannoni verso il Vaticano. Soltanto dopo dodici giorni Caterina aveva dovuto cedere alle insistenze di Girolamo, timoroso che i cardinali non tenessero fede ai patti.
A Forlì, Caterina meditava vendetta e come risollevare le sorti della famiglia, la sua migliore allieva era l’unica figlia femmina Bianca. Il padre di Caterina, Galeazzo Maria Sforza, aveva insegnato alla figlia la crudeltà e il senso del dovere.
Non aveva rispetto per le donne, ha usato violenza a tante e non si è fatto scrupoli a servirsi di me come una pedina, ma mi ha fornito le armi per combattere”.
Straordinarie le figure di Caterina Sforza e Bianca Riario, donne coraggiose e intrepide che l’autrice ritrae mirabilmente, emozionando il lettore. Ma il filo conduttore che tiene insieme l’intera narrazione è l’arte, passione di Bianca, mentre quella di Caterina è la guerra.
Non ti farò sposare senza che tu possa avere affinato la mente per servire il tuo casato.
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