

La crisi della narrazione. Informazione, politica e vita quotidiana
- Autore: Byung-Chul Han
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2024
La crisi della narrazione. Informazione, politica e vita quotidiana (Einaudi, 2024, trad. di Armando Canzonieri) è un saggio estremamente importante. Lo ha scritto Byung Chul Han, docente coreano di filosofia a Berlino e autore di diversi altri libri che hanno come soggetto la società di oggi.
Anche questo libro ci parla della società, o meglio della crisi della narrazione nella società odierna. Per capire cosa si intende per crisi della narrazione, è propedeutico sapere cosa si intende per narrazione: essa prevede un narratore che racconta una storia fatta di personaggi, azioni e arco temporale. L’arco temporale ripesca il passato, che sia remoto o prossimo, e lo stende sul presente, salvandolo dall’oblìo. La narrazione presuppone anche una comunità di ascolto, anzi è la narrazione stessa, se funziona, a generare una comunità di ascoltatori, perché essa solleva ogni singolarità tramite una peculiare connessione con la rimanente totalità: io ascolto - o leggo - una storia che mi coinvolge, essa mi sottrae da un sentire che facevo solo mio e mi catapulta in un mondo in cui ritrovo altri me – in primis il narratore che ha raccontato/scritto quella storia.
Il narratore non informa, né fornisce spiegazioni: l’arte di narrare è l’arte di lasciare libera una storia da ogni sorta di spiegazioni, ed è la comunità di ascoltatori che saprà dare la sua spiegazione, entrando in questa zona franca e diventando parte attiva della narrazione. Quante volte ci siamo confrontati dopo la lettura di un romanzo e abbiamo scoperto tante sue possibili letture? Lector in fabula, diceva Umberto Eco. D’altronde, la narrazione deve essere lacunosa e arbitraria, perché procede come fa la memoria, che non ripesca tutto bensì compie dei collegamenti spinta da associazioni involontarie, o convenienti.
Ebbene, la narrazione così intesa oggi è in crisi perché sostituita dallo storytelling, dall’informazione digitalizzata. Oggi l’informazione rimuove ciò che non può essere spiegato, l’informazione non deve avere aura, mistero: ogni mattina siamo informati delle novità di tutto il pianeta o delle abitudini mattutine del vicino di casa – e noi informiamo lui delle nostre! - perché ci sono gli storytelling e i social che, in pochi secondi, colmano i vuoti e dopo pochi secondi ne procurano altri. Non esiste una tensione narrativa, un indugiare nella storia che produce poi contemplazione, percezione, ascolto; siamo esposti a uno scambio accelerato di informazioni contingenti, fattuali, legati al qui ed ora, privi di alcuna storia singolare, significativa, perché ogni evento è già informato, farcito di spiegazioni. E sono informazioni che non restano nel tempo perché rapide, senza indugio, senza arco narrativo. A ritmo incalzante si susseguono sui social e non lasciano il tempo della riflessione, perché il loro obiettivo non è la riflessione, bensì lo scambio di dati, la cattura di like. E se questi non arrivano, se, nonostante il chiasso, il procedere cumulativo di questi like non è sufficiente, è angoscia per l’uomo che non è più capace di guardare il vuoto, né di attendere.
La narrazione che salva l’uomo è fatta di indugi, ellissi, vuoti, perché la vita procede in questa maniera, è il suo valore intrinseco, e non può essere ottimizzata. Perché dunaue leggere questo saggio? Per capire che si può rallentare il tempo, narrandolo.

La crisi della narrazione. Informazione, politica e vita quotidiana
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Un libro perfetto per...
A chi elogia la lentezza e la deduzione.
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