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Recensioni di libri

La battaglia delle Ardenne di Mario Bussoni

Mattioli 1885, 2016 - Il colpo di coda di Hitler: aveva detto che si sarebbe accollato per intero il peso di un fallimento, ma non assunse responsabilità per la sconfitta e gettò la croce interamente sui generali.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 29-03-2018

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La battaglia delle Ardenne

La battaglia delle Ardenne

  • Autore: Mario Bussoni
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2016

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Il colpo dello scorpione di Hitler: “La battaglia delle Ardenne” (pp. 206, euro 16,00), una guida storica e geografica delle edizioni Mattioli 1885 che torna sui luoghi di quella controffensiva inaspettata che alla fine del 1944 avrebbe potuto cambiare il corso della storia. Il fuhrer aveva fissato un obiettivo ambizioso: Anversa, sul Mare del Nord, per togliere agli Alleati un porto prezioso e mandare in crisi la loro complessa logistica. Dal sudest del Belgio le armate corazzate tedesche avrebbero puntato ad arco verso Liegi, Bruxelles e poi le Fiandre. È stata l’ultima offensiva del Terzo Reich, fortemente voluta per riprendere l’iniziativa sul fronte occidentale, dopo lo sbarco angloamericano in Normandia. Mario Bussoni torna alla sua maniera sulle convulse giornate nella grande foresta belga, in una delle guide della collana Viaggi nella storia della casa editrice di Fidenza (Parma), seconda edizione rivista e aggiornata nel 2016 dopo la prima del 2010.
Sul modello efficace della serie, propone un dettagliato percorso guidato nelle località dei combattimenti, con l’aggiunta di itinerari turistico-gastronomici (dove mangiare, dormire, informarsi, cosa acquistare), senza trascurare un ampio quadro di riferimento storico e le biografie dei principali protagonisti.

Sembra una mossa da partita a Risiko quella partorita dal dilettantismo strategico del dittatore, ma i generali tedeschi erano dei professionisti della guerra e la pazza idea si concretizzò in qualcosa che mise l’ancora valida macchina bellica tedesca in grado di aspirare al successo dell’offensiva. Il generale Jodl, in particolare, stava lavorando da settembre al piano d’attacco e ci sapeva fare. L’industria germanica, sotto la guida di Albert Speer, era in grado di sfornare più panzer degli anni precedenti, nonostante i pesanti bombardamenti aerei nemici. E il soldato tedesco preferiva affrontare gli Alleati, più dei feroci combattenti sovietici.
Hitler visionò l’elaborato il 21 ottobre e ne rimase entusiasta. Cambiò solo il nome in Operazione Sentinella del Reno, per far credere a un progetto difensivo. Era raccomandata la massima segretezza, infatti gli Americani vennero colti di sorpresa. Del resto, pur avendo gli Alleati un netto vantaggio numerico, non potevano essere forti in tutti gli 800 km di fronte dal mare alla Svizzera e vennero attaccati proprio dov’erano più deboli: le linee presidiate da due divisioni senza esperienza bellica, appena giunte nelle Ardenne. Davanti a loro, si erano silenziosamente ammassate 77 divisioni, della Wermacht e delle Waffen SS.
Il 16 dicembre 1944, alle 5.30 del mattino, 250.000 soldati germanici si misero in contro i 75.000 statunitensi di tutto il settore.
All’inizio, le cose andarono secondo il piano di Jodl e il maltempo tenne a terra i velivoli, annullando la schiacciante superiorità aerea alleata. I nazisti puntavano a raggiungere il mare, per tagliare fuori il contingente inglese, indebolendo l’alleanza angloamericana e favorendo un’eventuale apertura di negoziati. A quel punto, avrebbero potuto rivolgere tutti gli sforzi contro il nemico sovietico.
La prima e seconda delle cinque fasi pianificate riuscirono perfettamente: concentrazione delle forze in gran segreto e sorpresa tattica. La terza contemplava il lancio di paracadutisti per impadronirsi dei ponti sulla Mosa, sfruttando il panico e la disorganizzazione nelle retrovie, incrementati da nuclei di soldati tedeschi che indossavano divise americane, usavano automezzi US Army e parlavano come un perfetto yankee. Quarta fase: attraversamento della Mosa. Quinta: occupazione del porto di Anversa.
L’uso di uniformi nemiche, vietato dalle convenzioni internazionali, divenne un elemento distintivo della battaglia delle Ardenne, insieme alla crudeltà senza precedenti degli attaccanti (ricambiata con la stessa ferocia dai difensori). Hitler stesso aveva ordinato ai suoi di comportarsi in maniera spietata. Guerra totale, ogni debolezza era bandita.

Gli Alleati non si lasciarono intimorire e accettarono la lotta all’ultimo sangue. Il 21 dicembre le truppe USA ricevettero l’ordine di non lasciare in vita le SS catturate. La brutalità esercitata nei confronti dei prigionieri si ritorse contro i tedeschi, diventando uno dei fattori che spinse gli avversari alla strenua resistenza intorno al nodo stradale di Bastogne, che si rivelò insuperabile. Nel corso di queste vicende, il soldato americano, di solito restio a impegnarsi oltre misura, ha fatto molto di più di quello che gli era richiesto, stringendo i denti e riuscendo il più delle volte a compiere l’impossibile, afferma Mario Bussoni.
Il 28 gennaio 1945 tutte le truppe tedesche erano state respinte sulle posizioni di partenza. Hitler aveva assicurato che avrebbe lasciato ai generali il merito di una vittoria, mentre si sarebbe accollato da solo il peso di un fallimento, ma si guardò bene dall’assumere la minima responsabilità per la sconfitta nelle Ardenne e gettò la croce interamente su militari e comandanti.
Le perdite. Tedeschi: 103.800 uomini, 63.200 dei quali morti, oltre a 800 panzer e cannoni, 1.620 aerei, 6.000 veicoli, 600 treni e convogli ferroviari. Americani:
78.890 uomini (8.607 morti, 47.139 feriti, 21.144 dispersi). Per numerosi storici sono state maggiori di quelle indicate ufficialmente e comunque The Battle of the Bulge risultò per gli USA la più pesante in termini di risorse umane dell’intero conflitto mondiale.

La battaglia delle Ardenne. I luoghi dell'ultimo colpo di coda di Hitler

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La battaglia delle Ardenne

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Commenti: 1

  • Michele Pedrazzini
    14 aprile 2020, 16:32

    sono un grande appassionato di storia soprattutto storia moderna quindi anche seconda guerra mondiale. devo dire che mi ha un pò deluso questo resoconto della battaglia delle ardenne. un racconto ben fatto in alcuni punti ma confusionario in altri, e comunque mi è sembrato poco obiettivo in quanto nettamente dalla parte degli americani, valorizzando forse eccessivamente ogni loro sconfitta nella prima settimana di battaglia e minimizzando oltremodo le vittorie iniziali tedesche. inoltre ci sono spesso errori nei nomi e anche i dati sulle perdite generali sono molto in contraddizione con la maggior parte delle altre fonti che ho consultato (per esempio dice che nell’operazione bodenplatte i tedeschi hanno distrutto 20 aerei al suolo , quando altre fonti parlano di più di 300 aerei distrutti). in generale mi aspettavo di meglio

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