La Comune del 1871
- Autore: Jean Bruhat, Jean Dautry, Emile Tersen
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
La Comune del 1871, un grande libro, sotto tutti gli aspetti, saggio storico di Jean Bruhat, Jean Dautry ed Emile Tersen, riproposto dalle Edizioni milanesi PGreco a gennaio 2020, con tutto il suo appeal di album enorme (29x22 cm il formato, 475 le pagine) e l’ampio corredo di documenti e fotografie.
È la ristampa, con una copertina graficamente evoluta, di un trattato storico-politico corredato d’immagini, apparso in Francia nel 1960 e in Italia un decennio dopo, a un secolo esatto dalla guerra franco-prussiana e dalla rivoluzione comunarda, a firma di tre storici francesi di schietta estrazione e formazione comunista.
Bruhat (1905-1983), uomo politico, saggista, sovietologo e studioso del movimento operaio, collaboratore dell’organo del PCF L’Humanité, ha presieduto dal 1975 alla morte l’Associazione Amici della Comune, fondata fin dal 1882 dai comunardi rientrati dall’esilio, col motto “il cadavere è a terra ma l’idea è in piedi”, per diffondere la storia di quella esperienza e conservarne la memoria. Dautry (1918-1968) è stato docente di storia e Tersen (1895-1974), altro storico del movimento operaio, vantava ricerche sul colonialismo e un saggio su Giuseppe Garibaldi.
L’edizione riprende anastaticamente quella arricchita da tante immagini, illustrazioni, fotografie, riproduzioni di dagherrotipi dell’epoca, ritratti, caricature, stampe, manifesti e atti anche autografi.
Il lavoro di cinquant’anni fa, riveduto, corretto e ampliato nelle fonti e nell’apparato critico, presenta la cronaca dettagliata degli eventi, ma non trascura di approfondire le origini e il contesto, per offrire un contributo efficace a quanti “guardano con interesse e ammirazione” all’avventura coraggiosa del proletariato nella Comune. Un’opera non esaustiva, secondo gli stessi autori, consapevoli che il loro contributo dovesse stimolare ulteriori ricerche sul movimento comunardo.
Lo studio s’incentra sulla dimensione parigina della stagione rivoluzionaria del 1871, assegnando solo un capitolo alle più limitate vicende nelle province. Molta attenzione viene riservata alle radici dell’insurrezione socialista, che riportano alla breve fiammata del giugno 1848: quattro giorni di barricate, che pur repressa aprì all’affermazione di Luigi Napoleone e al secondo Impero, alla fine del quale si colloca proprio la Comune, 23 anni dopo.
All’atto dell’esilio dell’imperatore, dopo la rovinosa disfatta contro i Prussiani nel 1870, la popolazione della capitale, affiancata e questa volta non contrastata dal ceto borghese e dai commercianti, aveva chiesto al Governo provvisorio riforme sociali e la continuazione della guerra contro la Prussia. Quando l’Assemblea nazionale si mosse invece nella direzione opposta, imponendo la pace e aprendo alla monarchia, il popolo insorse. Il 28 marzo proclamò la Repubblica e cacciò le truppe del Governo Thiers, che stavano disarmando la popolazione, coinvolta finché si trattava di resistere all’assedio germanico. Venne costituito un comitato cittadino di uguali, la Comune, che adottò come simbolo una bandiera rossa, affermò la laicità, abbassò gli stipendi degli impiegati al livello dei salari operai, intraprese campagne di epurazione di oppositori e controrivoluzionari, avviò profonde riforme sociali ed economiche (che non ebbe il tempo di completare). Era determinata anche a garantire l’emancipazione femminile, riscattando le donne dalla subalternità e avviandole a un rilevante protagonismo nella stagione comunarda.
Governo e Assemblea nazionale reagirono. Da Versailles mossero contro la Comune le truppe del gen. Mac Mahon, rinforzate dai prigionieri restituiti dai tedeschi. L’assedio di Parigi proseguì fino al 21 maggio, quando l’irruzione dei versagliesi aprì la settimana di sangue, che costò migliaia di vite e vide commettere atrocità inaudite.
Sabato 27 si combatté nello storico cimitero del Père-Lachaise. Con qualche cannone tra le tombe, i federati resistettero fino alla fine delle munizioni. I soldati di Versailles attaccarono alla baionetta e gli ultimi difensori vennero fucilati lungo il muro dove si sono sempre svolte manifestazioni in memoria dei caduti della Comune, “gloriosa per la sua fragilità e per la sua tragica fine”, concordano gli autori.
La Comune di Parigi riporta a una storia secolare di aspettative mai realizzate, al sogno di un governo popolare dal basso, uguaglianza e giustizia sociale.
Impossibile ridurre a sintesi le cause della sconfitta, illustrate in lunghe pagine con il contributo di vari storiografi, compresi grandi maestri del Socialismo. Tra i temi che si possono accennare, si è parlato per la Comune di Parigi di un asse ideale con le Rivoluzione francese del 1789 e quella russa del 1917, in realtà somiglianze e differenze possono essere tracciate soprattutto con i moti del 1848.
Sulle barricate, gli operai avevano resistito quattro giorni 23 anni prima, nel 1871 conquistarono addirittura Parigi, costruirono un nuovo Stato e un nuovo ordine sociale sulle rovine di quello borghese, tenendo per 63 giorni.
Nel 1848, l’alta borghesia era riuscita ad avere dalla propria parte i piccoli borghesi, andati a comporre la Guardia Nazionale e a sparare contro il popolo insorto, ma che una volta ripristinato l’ordine e dismessa l’uniforme avevano trovato le botteghe e attività gravate di tasse, affitti e debiti. I vertici comunardi faranno di tutto per accordare la moratoria di tutte le scadenze. Il ricordo dello smacco spinse bottegai e artigiani dalla parte della rivolta, ma nemmeno quest’alleanza sociale consentì alla Comune di sopravvivere ai suoi tanti e potenti nemici.
La Comune del 1871
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