

L’insidia del Nibbio
- Autore: Davide Monaco
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
L’insidia del Nibbio (Edizioni Efesto, 2023, pagg. 310) è un romanzo dell’architetto e storico Davide Monaco, il quale, consultando giornali e cronache locali, ha brillantemente scritto un romanzo storico su un episodio avvenuto ad Isernia, sua città, il 10 luglio 1892.
Infatti in tale data andò in visita alla città il figlio del I Duca d’Aosta e già Re di Spagna, Amedeo (1845-1890), il principe Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta, Conte di Torino (1870-1946). Tutto il romanzo pone in evidenza, con una particolare scientificità storico-letteraria, il tentativo da parte della setta dei Calderari, formata da nobili ed ex ufficiali dell’antico Regno delle Due Sicilie, di attentare alla vita del Conte di Torino. Quindi assistiamo alle riunioni della setta, con l’arrivo in città di Markus Wimmer, famoso tiratore scelto di nazionalità austriaca, che studierà il modo per eseguire l’attentato, coadiuvato, in principio, dalla contessa Ada Sambiase di Bonifanti, nipote di un eroe borbonico. Ma mentre la partecipazione all’attentato da parte della contessa Ada era soprattutto un modo per cercar di vendicarsi col capitano Massimiliano Viti, ufficiale dei Regi Carabinieri a riposo e noto investigatore locale, per gli altri membri della setta dei Calderari era un modo per cercar di restaurare l’antico Regno, usurpato, come sostenevano loro, dalla Casa di Savoia con pseudo plebisciti.
Davide Monaco ricostruisce alla perfezione tutte le situazioni che si crearono intorno alla visita del Conte di Torino, come le riunioni a Roma presso l’ufficio dell’avv. Pietro Rosano, Sottosegretario al Ministero degli Interni, per creare la migliore situazione di sicurezza nel corso della visita del Principe Sabaudo. Ruolo fondamentale ebbe in tutta la situazione, appunto il capitano Massimiliano Viti, il quale, avendo combattuto nel 1860, conosceva perfettamente chi potevano essere i traditori del Regno d’Italia e quindi prese tutte le necessarie accortezze per rendere la visita in oggetto la più sicura possibile.
Interessante aver intessuto tutto il romanzo sulla visita del Conte di Torino ad Isernia, principe Sabaudo ricordato anche per il famoso duello con Henry d’Orleans, che su “Le Figaro” aveva denigrato il valore dei soldati italiani dopo la battaglia di Adua. Duello avvenuto nei pressi di Versailles il 15 agosto 1897. Episodio poi ricordato da Giovanni Pascoli nel componimento poetico Le due spade.
La visita del 1892 di S. A. R. Vittorio Emanuele Conte di Torino provocò lo scontro tra una squadra di investigatori della nuova Italia e una camarilla filoborbonica che brigava per riportare il meridione della penisola ai fasti di trent’anni prima.
si legge in quarta di copertina. Tutto il romanzo è anche la Storia vista dalla parte dei cosiddetti “vinti”, che poi vinti non erano. Racconta anche di briganti che erano, senza dubbio, i patrioti del sud e che volevano conservare le loro tradizioni contro quella che chiamavano l’usurpazione piemontese.
Il romanzo è scritto in una prosa limpida, scorrevole, con chiari ed approfonditi riferimenti storici. Dal testo si capta l’amore per la Storia del Monaco e della ricerca di documenti inediti da commentare. L’autore è altresì, come dicevo (e lo si nota tra le pagine del saggio), un fine cultore di quella saggia ed autorevole Signora, oggi alquanto trascurata ed abbandonata. Mi riferisco alla Storia, rappresentata, sin dai tempi antichi, dalla musa Clio. Poiché se è vero, come è vero, che la Storia è magistra vitae (di ciceroniana memoria), appare evidente che la stessa, come tanti saggi maestri, è oggi tenuta in scarsa considerazione e, comunque, ben poco, per non dire affatto, vengono apprezzati e messi in pratica i suoi insegnamenti.
Nel leggere questo saggio mi è immediatamente venuto alla mente quel capolavoro che è Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa in cui il protagonista, pur votando favorevolmente al plebiscito di annessione della Sicilia al Regno Sardo, rimane sempre legato alle tradizioni della sua terra. Dice il Principe di Salina:
i Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: [...] ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza.
Ed i briganti sono legati alle loro tradizioni.
Il romanzo dell’arch. Monaco è un ulteriore nuovo inizio per rivalutare la questione meridionale e quello che la storiografia liberale identifica semplicemente ed esclusivamente in brigantaggio.

L'insidia del nibbio
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