L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi
- Autore: Giovanni Di Marco
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2022
La prima volta da scrittore del giornalista Giovanni Di Marco instaura subito una sintonia con il lettore.
Il romanzo L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi (Baldini+Castoldi, 2022). in cui l’autore spolvera come farina leggera dramma e delicatezza, inizia in un’atmosfera che potrebbe sembrare tragicomica e prosegue costellato di ironia, connubio perfetto per il piacere di lettura che genera.
Il racconto è serio, duro, come sempre quando si parla di abusi sessuali mischiati alla Chiesa.
È scomodo, ma Giovanni Di Marco è un giornalista serio e DOC, e non si spaventa a mettere su carta, anche se in forma romanzata, la realtà, la denuncia.
La scrittura è lucida, pulita, piacevolissima. Scorrono le pagine tra i numerosi colpi di scena che raccontano una vita e una storia sfaccettata; che tratteggiano una cultura e delineano attraverso l’utilizzo sapiente di elementi coevi, un momento storico come gli anni Ottanta.
La scrittura di Giovanni Di Marco, fitta ma spedita, introduce il lettore in modo visivo nella storia di Tonino.
Il piccolo orfano di madre, di soli sette anni, che vive in un paesino della Sicilia degli anni ‘80 in cui, per il padre, la soluzione migliore è affidarlo alle cure della zia, perché lui è troppo occupato a girare per lavoro e della Chiesa. In particolare, del suo Parroco Padre Alfio o, come meglio Di Marco lo descrive attraverso gli occhi del piccolo protagonista, Gatto Silvestro, un esilarante, carnale descrizione del personaggio, pressoché perfetta.
Parla di violenza questo libro e delle reazioni a catena che genera. Anche inconsapevolmente.
La violenza come paradigma, perché l’abuso, quando colpisce, genera nella vittima le stesse paure, gli stessi imbarazzi, vergogne. Su un bambino come su una donna la reazione, in primis, è il silenzio e la paura di essere accusati, di essere considerati i colpevoli.
E Giovanni Di Marco queste emozioni ce le porge bene sulla pagina, ce le fa capire, conoscere. È per questo che scrive.
L’anima di questo libro si svolge tutta intorno, e non a caso, a Tania, personaggio femminile che traghetta quegli anni al di fuori delle proprie grettezze e che rappresenta il giusto. È il gancio per l’autore per spiegare cos’è il coraggio di reagire e Di Marco lo affida a una donna. Un messaggio bellissimo, soprattutto perché Tania sfida la rassegnazione delle altre donne e sfida un maschio e compagno retrograde e ottuso.
È Tonino la voce narrante, gioco non facile per un tema così, per un romanzo di formazione.
Ma Di Marco non sbaglia mai il tono da bambino che osserva la realtà e la traduce; rivelando così il suo grandissimo pregio di scrittore.
E la grande perizia da autore in Di Marco sta nel creare un personaggio ruvido. Di Marco non fa niente per ingraziare la sua creatura al lettore, anzi.
Tonino, benché sia un bambino, un orfanello, non è un personaggio da compiangere perché l’Autore ce lo presenta come un ribelle, scomodo, appunto.
Tonino è un bambino cinico che a tratti ci fa capire di essere opportunista e saper sfruttare anche la compassione degli altri per il suo tornaconto.
È una vittima che non ti aspetti. A tratti cattivo, violento, e se ne compiace pure non cerca la pietà del lettore anzi si autoassolve, anche nei momenti più drammatici, più duri.
Tonino trasforma il suo dolore all’interno di se stesso, è un personaggio introverso e controverso che conquista subito proprio con queste sue imperfezioni.
All’inizio della storia, durante un sogno del Papa descritto in modo magistrale, Tonino instaura il suo rapporto con il lettore in un pezzo di narrativa dove si fondono sentimenti e stili con un ritmo naturale. Commozione, realismo magico, delicatezza e simpatia avvolgono il lettore mentre capisce perché Tonino odia i polacchi. È in quel momento che si instaura il legame che solo una buona letteratura sa instaurare tra lettore e le vite di carta e Tonino è subito un amico di cui voler conoscere la storia.
Questa opera prima di Giovanni Di Marco è un libro delicato, poetico, malgrado il tema; a tratti disarmante, mai patetico, fatto sì di amarcord, ma mai retorico, sempre lucido e avveduto nel centrare il bersaglio della narrazione.
Un romanzo di formazione sui generis caratterizzato da originalità e fantasia che prendono il via dalla cronaca e che descrivono insieme un periodo storico cruciale nella storia italiana e anche la passione di una vita, quella dell’Autore per il calcio che, sapientemente, intermezza anche un po’ di cronaca dello sport di cui si è sempre occupato anche con voce da scrittore.
Ne esce un libro piacevole da leggere che genera attesa per la prossima prova di scrittore dell’autore e che si legge con avidità.
L'avversione di Tonino per i ceci e i polacchi
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi
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