Petros Markaris, scrittore e sceneggiatore di origine armena nato a Istanbul nel 1937, è cittadino greco dalla fine del regime dei colonnelli (1974). Circa vent’anni dopo, nel 1995, Markaris inventa il personaggio di Kostas Charitos, commissario ad Atene. Charitos è sposato con Adriana, una donna tranquilla e normale che si dedica completamente alla famiglia e alle faccende domestiche, e ha una figlia, Caterina, studentessa di legge. Recentemente è stata trasmessa su Raiuno Kostas, una serie televisiva tratta dai romanzi di Petros Markaris. Quali sono i punti in comune e quali le differenze tra fiction e romanzi? Vediamoli insieme.
Il commissario Charitos nei romanzi di Markaris
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Il primo romanzo con protagonista il commissario Kostas Charitos, Ultime della notte (Bompiani, 1997, trad. di Grazia Loria), descrive un Charitos a tratti tendente al turpiloquio, duro, forse razzista e misogino. Lo scrittore descrive una Atene ingolfata dal traffico e prigioniera dei rifiuti, lontana dallo stereotipo di chi la identifica con il Partenone. Non mancano descrizioni puntigliose del cibo e dei vari personaggi catalogati secondo età e abbigliamento. Questo stile narrativo, secondo molti critici, sembra molto vicino alle narrazioni di Andrea Camilleri nei suoi romanzi del ciclo di Montalbano.
Nei romanzi successivi, già dal terzo in particolare Si è suicidato il Che (2006 in Italia), Charitos si addolcisce e le vicende familiari entrano maggiormente nella narrazione tanto che nel quarto romanzo della serie, La lunga estate calda del commissario Charitos, la figlia Caterina è direttamente protagonista di un caso.
Markaris incrementa il ciclo del commissario a partire dal 2010 e negli ultimi anni è arrivato a pubblicare quasi un romanzo l’anno. Il Charitos più recente è ben lontano dal primo, probabilmente protagonista della feroce dittatura di destra. Nell’ultimo libro, La violenza dei vinti (La Nave di Teseo, 2024, trad. di A. Di Gregorio), è nonno, ha un rapporto quasi paterno con la giovane collega Antigone ed è anche attivo socialmente.
Recensione del libro
La violenza dei vinti. Una nuova indagine di Kostas Charitos
di Petros Markaris
È tipico che un personaggio subisca una trasformazione capillare soprattutto se protagonista di una lunga serialità che tiene anche conto delle trasformazioni sociali e culturali dell’ambiente in cui si trova a vivere.
Il commissario Kostas nella serie tv RAI: le differenze con i libri
Il Kostas televisivo, interpretato dall’ottimo Stefano Fresi, è più contemporaneo e vicino alla mentalità italiana, meno rigida e antiquata di quella descritta da Markaris soprattutto nei primi tre libri che hanno ispirato la serie.
Altra differenza è il salto temporale che fa muovere i personaggi nel 2009 e non tra il 1995 e il 2002 come nelle storie originali.
Gli sceneggiatori italiani hanno voluto modificare anche il personaggio di Adriana, la moglie del protagonista interpretata da Francesca Inaudi, dandole un ruolo meno passivo, una maggiore iniziativa e la volontà di tornare a mettersi in gioco con un lavoro.
Stessa cosa per la giovane poliziotta Klio (Koula nell’originale) che diventa una valida collaboratrice, malgrado l’aspetto da "indossatrice" (cit. Markaris), mentre nelle storie originali non assume un ruolo chiave nell’intreccio, pur avendo una sua importanza.
Definitivamente vale la pena partire dalla fiction per leggere poi l’intero ciclo su Charitos. I romanzi, narrati dal protagonista in prima persona, sono a tratti ironici, ben descritti anche se a volte vagamente prolissi. Lo scrittore poi spiega l’Atene contemporanea, ponte tra Occidente e Oriente e sicuramente poco nota a noi italiani.
- Hai letto i libri di Markaris e visto la serie tv? Hai notato altre differenze? Scrivile nei commenti
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Le discrepanze maggiori che snaturano del tutto i libri di Markaris, nella serie tv sono: l’età dei protagonisti, in tv non si capisce perché siano di mezza età e non anziani vicino alla pensione. Lesa maestà, cucina Charitos (mai fatto nemmeno un uovo in tutti i libri) e non la moglie (che è la vera regina della cucina). Il rapporto con Ghikas è annacquato e poi il ruolo, sempre fondamentale nei libri, di Zisis dov’è? E altre piccole cose. Girato un maniera pessima, attori fuori parte (e non solo anagraficamente), una delusione totale. Immagino che più che Markaris (sceneggiatore per Anghelopulos, altro ritmo visivo e narrativo rispetto alle serie tv): non a caso anche le trasposizioni di Montalbàn-Carvalho, Izzo-Montale, Pennac-Maulussene. Camilleri, già creatore dei Maigret-Cervi e Manzini (sceneggiatore di personaggi-maschere della commedia dell’arte) scrivono romanzi che già di per stessi sono praticamente sceneggiature.
Buonasera sono una lettrice affezionata a Kostas e una vera fan di Markaris
Non mi è piaciuta la trasposizione. Proprio per i motivi che avete appena detto. Quelli sono i personaggi e non ha senso cambiarli ed estrapolarli dal loro contesto naturale
Adriana, soprattutto, è la più respingente.
L’attrice è molto brava. Ma il personaggio è totalmente diverso.
Capisco che è una scelta. Ma è anche una scelta ricercare in tv i personaggi che tanto amiamo nei libri.
Non sono riuscita a seguire la serie. Mi dispiace.
Buon lavoro
Emma
Sono una lettrice di Markaris ed avendo una conoscenza ventennale della Grecia e dei greci, la durezza del personaggio Kosta penso che derivi direttamente dal carattere greco....ciò però non si evidenzia assolutamente con il commissario della trasposizione cinematografica....bravo Fresi, ma non assomiglia per niente a Kosta così come la moglie e la figlia non somigliano ai personaggi dei libri. Direi che gli sceneggiati andati in onda possano piacere soprattutto a chi non ha mai letto Markakis.
Molto ma molto migliori i libri: Kostas in Italia Costantino e senza barba in un paragrafo si sta radendo beve caffè e viene spiegato il caffè greco La figlia avvocatoapre lo studio con una amica psicologa (ex poliziotta) il cui compagno tedesco è un acher e ingegnere e prossimo chef e gourmet di cucina greca Il centro di accoglienza viene sfrattato e gli ospiti riescono ad avere un edificio occupato da anarchici ecc.ecc.non si fa cenno alle pressioni dei vari ministri... Alla protezione dei cittadini (equivalente al ministro degli interni italiano)
e le ripicche con i ministri dell’istruzione ecc.ecc.
Ho letto tutti i libri con Charitos e ho seguito la serie TV. Raramente ho notato tanta distanza tra un libro, o un ciclo di romanzi, e la relativa trasposizione sullo schermo. Niente è come lo avevo immaginato mentre leggevo. L’Atene dei romanzi è un girone dantesco, in TV è una città praticamente neutra; Adriana è una matura moglie all’antica che cucina e pensa alla casa, mentre nella serie sembra quasi coetanea della figlia; lo stesso Kostas, che nei libri è - o sembra - vicino alla pensione, burbero ma infine brav’uomo, uno zio umano e vagamente paternalista, nella trasposizione è molto irascibile, intrattabile e dispotico con i sottoposti, tremendo con i sospettati. Detto tutto questo, ho amato i romanzi e apprezzato, pur nella sorprendente diversità, "Kostas".