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Recensioni di libri

Irma Ordigi di Mimma Raspanti

Paperback, 2021 - Una silloge che, traendo ispirazione dai componimenti di Eugenio Montale, inventa un amore suggestivo come se fosse reale, vivacizzato dal fascino della parola.

Federico Guastella
Federico Guastella Pubblicato il 14-10-2022
Irma Ordigi

Irma Ordigi

  • Autore: Mimma Raspanti
  • Categoria: Poesia
  • Anno di pubblicazione: 2021

L’amore di Mimma Raspanti per Montale nasce dalla conoscenza del personaggio poetico e si nutre di attimi immaginati, vissuti eroticamente con la fantasia.
Nella composizione che apre la sua silloge Irma Ordigi (2021), la poetessa lo chiama “Maestro” e confessa di amarlo per quelle immagini che le trasmettono emozioni e fanno sognare il sentimento più sublime.

Così i versi montaliani fanno da afrodisiaci ed ecco nascere un amore inventato di teneri abbracci, mai reali, nella circolarità del trasporto e del sentire. Un pensiero di Gianrico Carofiglio, tratto dal suo romanzo Il silenzio dell’onda esplicita chiaramente tale atteggiamento emotivo-esistenziale:

L’amore è inventare l’altro con tutta la nostra fantasia e con tutte le nostre forze, senza cedere di un millimetro alla realtà.

Non è forse vero che il contatto attraverso l’immaginazione produce un’intimità straordinaria? Quando l’immaginazione, scrive Hillman, si concentra intensamente sul carattere dell’altro… l’amore segue presto. Forse c’è chi potrebbe riferirsi a una condizione adolescenziale quando l’emozionalità amorosa entra in noi senza che un fatto sia accaduto, ma non c’è dubbio che nella letteratura la tematica ha trovato terreno fertile.

Penso per esempio a Bufalino di Calende greche, opera che si conclude col capitolo Posta del cuore: la formano un insieme di lettere dove un uomo (IO) e una donna (Tu) senza conoscersi si confidano un amore tanto lontano quanto vicino, nutrito di parole che si inoltrano nelle stanze segrete dell’intimità. Nel caso di Mimma Raspanti la confessione è univoca: l’interlocutore non sa di lei che a cuore aperto esibisce in modo visionario il suo innamoramento.

Facendo agire lo sguardo dell’anima, subordina la corporeità alla poesia come afflato di vita. L’amore si fa parola: finzione fantastica dunque che identifica le sensazioni con i versi come canto e viaggio dell’identità, la cui peculiarità è l’unione della vita con la natura e con spazi di arcane corrispondenze che gravitano attorno al desiderio.
Se dovessi dire quale lirica del poeta ligure abbia pescato il cuore della poetessa di Alcamo, non esiterei a indicare il componimento Riviere, testo fondamentale della raccolta Ossi di seppia, dove il giovane Montale cerca di unire in “un porto sereno di saggezza” la triste anima passata del fanciullo antico e dello smarrito adolescente.

A emergere dalla nostalgia del tempo trascorso è la volontà nuova: cioè, la maturità come possibilità di “rifiorire”.

Se rinascessi…

è infatti il verso di chiusura che, nell’ampio componimento della Raspanti Mare minaccioso, o calmo, mare amico, indica l’anelito all’alterità: evapora l’esistenza, si dissolve e ritorna per altre vie e altre forme.

Un finale aperto alla speranza per raggiungere l’interezza del “Sé”, non più deficitario; un epilogo che nasce da una autoanalisi in cui la poetessa, confrontandosi col proprio passato in cui domina la condizione appagante di “fanciulla”, prende le distanze da rimorsi e distanze.

Indicherei pure la poesia I limoni dove leopardianamente si caratterizzano il contatto con la natura, l’assenza di certezza, di un senso che resta nascosto, l’indagine ininterrotta sul significato della vita.
E già mi manchi leggiamo nel componimento di lei Tutto in te, ispirato dalla poetica dell’assenza da cui si snoda una struggente ricerca lungo un “viaggio lontano” da individuarsi la meta in una profonda relazione psichica e sensoriale col proprio “diletto”.

L’amore verseggiato da Mimma Raspanti non si colloca tuttavia nella dimensione della magia, giacché esprime l’anima divisa tra il tormento della vita, “obbligato passaggio”, e il gustato gioire, tra la sperata attesa e la fine d’ogni realtà che, timbrata dall’inarrestabile corsa del tempo, conduce alla solitudine.
Ne consegue una situazione di incertezza che di Dostoevskij fa venire in mente:

“Su questa terra possiamo amare solo col tormento e solo per mezzo del tormento”.

L’amore, pur situandosi nella zona oscura dell’irrisolto, ha però il fascino luminoso della parola – “la sintassi del cuore” -, che sublimando il dolore consente la riappropriazione della bellezza di esserci.

Una poesia, dunque, della parola innamorata e nel contempo sofferta: colloquiale fra musicalità distese e malinconiche vocazioni vissute con umanissima partecipazione, con la pulsante immediatezza del sentimento.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Irma Ordigi

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