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Recensioni di libri

Io ho visto di Pier Vittorio Buffa

Nutrimenti, 2013 - Il giornalista Pier Vittorio Buffa raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti alle stragi nazifasciste. “Io ho visto” viene presentato a Roma oggi 22 aprile alle ore 18,30 presso Fandango Incontro, via dei Prefetti, 22.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 22-04-2013

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Io ho visto

Io ho visto

  • Autore: Pier Vittorio Buffa
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Nutrimenti
  • Anno di pubblicazione: 2013

Quindicimila morti. Tante furono le vittime della cosiddetta “terza guerra” che all’interno della II Guerra Mondiale tra il 1943 e il ‘45 fu combattuta dai militari tedeschi e della Repubblica Sociale Italiana nei confronti di cittadini italiani inermi.

Una guerra abietta (per ogni tedesco ucciso dieci italiani ammazzati per rappresaglia) perpetrata nei confronti di civili (anziani, uomini, donne e bambini) e combattuta con metodi criminali all’interno di piccoli paesi dell’Appennino, nelle loro piazze e nei casolari dispersi tra le vallate e le campagne. Una guerra dimenticata che settant’anni dopo rivive nelle memorie di chi allora riuscì a scappare o a salvarsi, perché coperto misericordiosamente dal corpo di una sorella più grande o dalla propria madre.

“Io ho visto” racconta a Buffa (valente giornalista e scrittore di saggi storici andato sui luoghi delle stragi accompagnato dai parenti delle vittime) Armando Tincani sopravvissuto alle stragi nazifasciste, la cui narrazione fa parte delle trenta testimonianze di uomini e donne

“che sono tornati a quegli anni terribili per raccontare quello che hanno visto, quello che hanno provato, quello che provano ancora. E, molti, come si sono salvati”

come è scritto nel sito www.iohovisto.it.

Il 18 marzo del 1944 Armando aveva sette anni, viveva insieme alla sua famiglia a Monchio vicino Modena che contò 136 morti. Tra loro, il padre di Armando, Ennio, il nonno e uno zio. Armando vide morire suo padre:

“Quando cade, gli vado vicino. La testa è nel sangue, in una pozza che si allarga Ci sono frammenti bianchi, cervello. Papà guarda il cielo. Gli tocco le mani, sfioro il viso”.

Marzabotto, Vicovaro, Civitella in Val di Chiana, Vezzano sul Crostolo, Castagno d’Andrea, Mulinaccio, Boves, Sant’Anna di Stazzema in provincia di Lucca dove la mattina del 12 agosto 1944 fu consumato uno dei crimini più atroci commessi nei confronti delle popolazioni civili in Italia durante la II Guerra Mondiale da parte dei nazifascisti.

Centinaia di corpi trucidati brutalmente che reclamano ancora giustizia e che documenti preziosi come il libro di Buffa solo in parte possono risarcire, perché per cinquant’anni 685 fascicoli d’inchiesta che hanno riguardato crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante l’occupazione nazifascista sono stati occultati a causa della ragione di Stato nell’”armadio della vergogna”. Fascicoli fondamentali rinvenuti a Roma in un armadio situato in un locale di Palazzo Cesi – Gaddi (sede di vari organi giudiziari militari). Se alcune volte le condanne sono arrivate troppo tardi o se addirittura i processi sono terminati con un’archiviazione appare quanto mai importante non dimenticare la memoria storica di ciò che è avvenuto nel nostro Paese settant’anni fa. Uomini e donne allora bambini innocenti, ora anziani con i capelli bianchi che si salvarono per miracolo, per caso, fatalità o fortuna. Parole che Buffa è andato a cercare paese per paese “dove ci sono lapidi più o meno grandi”. A queste persone spetta il compito di ricordare, di citare, di rievocare. Un dolore terribile per chi come loro perse i genitori, i fratelli, gli affetti più cari in un attimo.

“Emozioni che dopo quasi settant’anni sono ancora lì, vivide come allora. Capaci di far spezzare la voce, abbassare gli occhi, uscire lacrime che si vorrebbero trattenere.”

Gino Ventura il 7 giugno 1944 aveva 20 anni e si trovava alle Pratarelle, a Vicovaro (Roma). Quel giorno, quando fu calpestata la dignità umana da uomini che avevano deciso di negare se stessi, ci furono 25 morti tra i quali due bambini di 3 anni e uno di 4.

“Sono le otto e mezza di una bella serata di giugno, è quasi buio. La fiammata è violenta e breve”.

Savina Reverberi il 17 dicembre del 1944 aveva 12 anni e viveva a Castelfranco Emilia in provincia di Modena. Sua madre Gabriella Degli Esposti, allora in stato interessante, dopo essere stata torturata “per farla parlare, perché dicesse della rete di partigiani che conosceva benissimo”, fu fucilata insieme con altri nove. Gabriella “non ha tradito nessuno”. È Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

“Sono parole che non si possono perdere. Me l’ha fatto capire, una sera, il sindaco di un paese attraversato dai nazifascisti. E l’ho ricevuto come un ordine perentorio. Una di quelle cose da fare subito, perché vanno fatte”.

Presentazione a Roma del libro

“Io ho visto” viene presentato a Roma oggi 22 aprile alle ore 18,30 presso Fandango Incontro, via dei Prefetti, 22. Saranno presenti oltre all’autore, Marco De Paolis, Paolo Mieli e Walter Veltroni. Pamela Villoresi leggerà alcuni brani del libro. Sempre presso Fandango Incontro sarà inaugurata una mostra fotografica con i ritratti dei protagonisti del volume che rimarrà aperta fino al 5 maggio.
Il cantautore romano Luca Bussoletti ha letto alcuni capitoli di Io ho visto mentre il libro era ancora in lavorazione e ha deciso di partire da queste storie per scrivere la canzone Sussidiario di un vecchio bambino.

Io ho visto

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Io ho visto

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