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Recensioni di libri

Introduzione alle dottrine esoteriche dell’Islam di Titus Burckhardt

Un libro affascinante e profondo, che offre al lettore una conoscenza basata sul cuore, il luogo in cui il “raggio” si deposita e produce i suoi frutti.

Graziella Atzori Pubblicato il 29-04-2022
Introduzione alle dottrine esoteriche dell'Islam

Introduzione alle dottrine esoteriche dell’Islam

  • Autore: Titus Burckhardt
  • Genere: Religioni
  • Categoria: Saggistica

Titus Burckhardt, svizzero (1908-1984), profondo conoscitore dell’Islam e lui stesso convertito a questa religione, offre un libro sintetico ed essenziale che avvicina e fa comprendere le basi metafisiche, cosmologiche e di psicologia universale su cui si basa questa dottrina: Introduzione alle dottrine esoteriche dell’Islam (Edizioni Mediterranee, 1983, pp. 128, traduzione di Barbara Turco).

Avverte fin da subito che il testo non è destinato agli accademici e agli intellettuali eruditi, bensì a quanti si sono elevati o desiderano elevarsi interiormente al livello del "Nous", l’intelletto universale dei Greci, prima manifestazione, emanazione o irraggiamento del Dio ineffabile, non conoscibile in quanto Assoluto. Paradossalmente si conosce, e la conoscenza avviene attraverso ciò che i Sufi chiamano "Raggio divino", che scende fino al mistico per realizzare l’unione tra umano e divino; “raggio” paragonato ai raggi del sole che raggiungono e illuminano tutte le creature. Si tratta dell’intelletto universale, ben oltre la ragione, simbolizzato poeticamente dalla colomba, dal pavone con la sua ruota che allude alla totalità del cosmo. Ma è necessario invocarlo e desiderarlo.
Lo studioso definisce il sufismo in questi termini:

“Il sufismo è una tradizione, cioè la trasmissione di una Saggezza di origine divina, e al tempo stesso perpetuazione nel tempo e rinnovamento continuo grazie al contatto con la sua sorgente atemporale.”

La formula exoterica, esteriore, per i devoti comuni "Non vi è altro Dio che Allah", andrebbe invece tradotta con "Non vi è altra divinità che la Divinità", tautologia misterica, esoterica appunto, capace di affermare l’unicità del Divino come unica realtà infinita, oltre ogni manifestazione visibile e invisibile nei piani angelici o Nomi divini. Allah significa Assoluto. Il mondo, rispetto al Creatore, è illusorio e irreale. Viene descritto come una molteplicità di specchi in cui Dio riflette il suo Volto.

Lo spirito universale, il “raggio”, che riempie ogni essere è detto anche l’Angelo, in particolare l’arcangelo Gabriele apparso a Maria, ma pure il rivelatore del Corano al Profeta. Quest’ultimo scrive che Dio crea il mondo come un’anima sola. Le diversità sono date dalla natura degli specchi, degli esseri, ma questi sono già predeterminati nel grembo divino, corrispondenti agli archetipi immutabili ed eterni. Ciascuno di noi incarna il suo archetipo, una “possibilità principiale”, ontologica, posta da sempre ancora prima della creazione. Per tali visioni, afferma lo studioso, ogni Sufi è necessariamente platonico.

Anche nel sufismo creare è dire, come apprendiamo nella Genesi biblica, con il comandamento "Kun": sii.
Creare è anche conoscere, si tratta di una identità, con la quale Dio conosce se stesso creando il mondo. Scrive Maometto:

"Ero un tesoro nascosto; ho voluto essere conosciuto (o conoscere), e ho creato il mondo.”

Fondamentale anche il "dhikr", reminiscenza, attraverso la quale la creatura ricorda l’Unico. La parola significa anche "nominazione", ripetizione del nome divino, o particolari versetti coranici; similmente accade nella ripetizione di "japa" e "mantra", formule, nell’induismo. Il Corano viene imparato e memorizzato. Poiché inoltre l’arabo è una lingua fonetica, con particolare rilevanza del suono e del ritmo, la "nominazione", oltre che un valore devozionale, attraverso l’incantamento sonoro assume un significato di conoscenza trascendente.

Il legame affettivo tra creature e Creatore è un’ulteriore forma di conoscenza intuitiva. Specialmente in Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī (1207-1273), il poeta persiano, è ricorrente l’evocazione divina come l’Amico e l’Amato. Anche in Muhammad ibn ʿAlī ibn Muhammad ibn al-ʿArabī (1165-1240), il grande maestro conosciuto in tutto il mondo medievale e specialmente da Dante, il fine ultimo dell’ascesi è l’amore.

Il Sufi non segue necessariamente le pratiche religiose, quanto piuttosto gli insegnamenti del "raggio", destinati a lui solo.
Conturbante un’affermazione coranica sulla creazione dell’uomo, secondo l’infinita libertà divina, corrispondente però all’archetipo, mai arbitraria: Dio crea uomini sia sublimi che abietti; è Lui quindi l’artefice del male? Quest’ultimo è parte della totalità, del gioco degli opposti e necessario all’evoluzione. Per non essere abietti è tassativo seguire e praticare le virtù. Volere conoscere ed evolvere senza virtù, scrive Burckhardt, è come se un ladro volesse redimersi senza restituire le refurtiva.

Tutto è Spirito, sebbene esso si differenzi in gradi: abbiamo lo Spirito divino, increato, o Spirito santo; lo Spirito universale, creato; lo Spirito individuale, polarizzato su una singola persona; lo Spirito vitale, intermediario tra l’anima e il corpo. Il vitale, energia, è ciò che gli esoteristi chiamano “corpo eterico”. Questo addensandosi forma la materia.

Libro affascinante e profondo, Introduzione alle dottrine esoteriche dell’Islam offre al lettore una conoscenza basata sul cuore, il luogo in cui il "raggio" si deposita e produce i suoi frutti. La danza sacra in tondo dei dervisci è una forma di preghiera che produce il risveglio e la reminiscenza.

Introduzione alle dottrine esoteriche dell'Islam

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Introduzione alle dottrine esoteriche dell’Islam

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