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Recensioni di libri

Illmitz di Susanna Tamaro

Bompiani, 2014 - “Illmitz”, romanzo d’esordio di Susanna Tamaro, stupisce per il suo contenuto e per il sapiente linguaggio.

Giovanna Giraudi
Giovanna Giraudi Pubblicato il 04-02-2014

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Illmitz

Illmitz

  • Autore: Susanna Tamaro
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Bompiani
  • Anno di pubblicazione: 2014

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“Illmitz”, romanzo d’esordio di Susanna Tamaro, stupisce per il suo contenuto e per il sapiente linguaggio.

E’ la storia di un giovane che decide di intraprendere un viaggio in quella cittadina al confine tra Austria e Ungheria, ove egli viveva quando era piccolo insieme alla famiglia. Il protagonista, di cui s’intuisce il nome, Jiri, che viene pronunciato durante un sogno, parte da Roma, città in cui ora risiede e in cui divide le giornate con Cecilia, la sua fidanzata, una ragazza positiva e vitale che dà al suo compagno quella forza fisica e psicologica che egli, in parte, ha perso nella sua pur breve vita. Il viaggio è, per lui, un tuffo nel passato fatto “non come un’evoluzione, ma come un semplice tornare” di cui egli sente il bisogno. Il testo è molto ben scritto, intessuto di similitudini e metafore che ne rendono prezioso il linguaggio. Una fra le più terrene ma, allo stesso tempo profonde, è la riflessione che il giovane fa durante il viaggio:

“Dalle borse gonfie delle donne sedute in fondo sbucano colli di bottiglia fasciati in carta oleata, involucri multicolori che avvolgono pezzi di focaccia, file di uova. Anch’esse, perciò, sono compresse nella morsa dei rapporti ma, in forma diversa: non hanno mai pensato a un altro tipo di esistenza, un po’ come le rondini costrette da un’imperscrutabile necessità a solcare il mare”.

E’ palese, nel giovane uomo, il senso di costrizione anche se non si fa accenno a scelte obbligate. Eppure lui avverte così la propria realtà e a Illmitz, forse, cerca quell’atmosfera serena da lungo tempo persa. Giunto nella cittadina, la natura lo pervade ma quel paesaggio gli porta subito alla mente chi la natura e, soprattutto gli animali, tanto amava. Si tratta della sorella Agnese, bambina intelligentissima e più matura rispetto alla sua età, morta, ancora piccola, travolta da un autocarro, mentre attraversava la strada ad occhi chiusi per vedere se accanto a lei ci fosse un angelo custode. Quel ricordo lo turba, gli provoca mille sensazioni, non ultima quella di non aver saputo costruire una barriera di vetro attorno alla sensibilità della sorellina. Poi si fa vivo il ricordo del suo migliore amico, Andrea, che al paese natale era rimasto, trovando lì la propria realizzazione.

L’incontro con uno sconosciuto è la parte finale del breve romanzo. Questi è un etologo, studioso degli animali e lo conduce con sé durante una delle giornate di osservazione in mezzo alla natura. Ritorna, per il protagonista, il pensiero ad Agnese e, con esso, un messaggio a cuore aperto che, finalmente, riesce a pronunciare:

“Cara Agnese, è tanto che non ci sentiamo, un po’ per mia negligenza, un po’ per il tuo essere lontana. Se ti dicessi che ti ho pensata spesso mentirei come Pinocchio. In realtà, per molti anni, ho cercato di farlo. La vita mi sembrava carica di interesse e,tutto teso com’ero a conquistarmi un posto nel mondo, ti consideravo una nota dolente da scordare... Da alcune settimane, però, mi trovo in un luogo isolato e il mio pensiero corre a te... Sono cambiate tante cose da quando te ne sei andata... Ho tentato di diventare un altro, ho fatto ogni sforzo per riuscirci, ma forse è inutile che te lo racconti perché, di sicuro, hai seguito il mio confuso annaspare seduta sul tuo cirro colorato...”.

Agnese è lì, viva, e ciò che è avvenuto nella vita non è altro che un seguito di accadimenti a lei sempre legati.

Il viaggio ha termine e il protagonista riparte. Pare più sereno: rivedrà Cecilia, solare, luminosa, allegra. Ma quando si ritrova a Roma, dopo un sonno un po’ disturbato dai tanti sogni, giunge ad una consapevolezza. Quella non è esattamente la sua vita: da quella realtà vorrebbe uscire ma non ci riesce. Non basta una vacanza. Lui, lì, è tornato a sentirsi un clandestino. Il romanzo breve, intenso e toccante è il grido di un’anima triste che vuol lenire antichi dolori e trovare la propria dimensione, magari in un luogo meno affollato di una città ma in cui la natura e i pochi ma veri amici lo faccian sentire meno solo.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Illmitz

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