Il suono di un’Anima Cieca
- Autore: Alessia Braia
Il suono di un’Anima Cieca (Vertigo, 2012) di Alessia Braia è un romanzo narrato in prima persona da Simona, la venticinquenne protagonista. La ragazza ha lasciato il comfort della famiglia d’origine per rendersi autonoma ed è un po’ frastornata sia dalle nuove esperienze di gestione autonoma della vita che dalle storie sentimentali non felici e, a momenti, è anche tentata di mollare tutto (lavoro, casa con affitto esoso).
La narrazione è inizialmente accattivante e fin dalle prime pagine sembra di vedere Simona che si interrompe per qualche istante per avviare un CD-ROM, quindi il lettore la asseconda, ascoltando la proposta musicale, ma non fa in tempo ad ascoltare / leggere quanto segue che già parte un nuovo brano musicale. E’ lungo l’elenco di canzoni selezionate per fare da colonna sonora al testo scritto.
Il romanzo è preceduto da una dedica ad un personaggio che si incontra dopo due terzi del testo, Cristina, che è una giovane zia della protagonista prematuramente deceduta e da una frase tratta da “Il genio” di Schopenhauer che cominciano a dare un’idea dell’umore dell’opera.
Il registro linguistico scelto per la narrazione è quello informale, colloquiale giovanile dei nostri giorni, scelta convincente considerata la giovane età di Simona, il che dà al testo un sapore di cronaca vera, inizialmente interessante ma, man mano che si procede, sempre meno, forse anche a causa delle frequenti massime alla maniera di “Quelli della notte” che lo appesantiscono, contribuendo a rivelare tutta la banalità di storie del nostro quotidiano.
Nel corso delle prime cento pagine la protagonista si descrive e narra le sue peripezie di ragazza del sud anticonformista, appartenente ad una solida famiglia che la sostiene nel suo desiderio di emancipazione che la conduce a lavorare a Rimini, fino a quando si rende conto delle scelte sentimentali fallimentari, con particolare riferimento alla relazione con il poco collaborativo Sam, una specie di artista molto dedito al sonno, ai giochi, alla musica ed al cinema, ma quasi perennemente disoccupato, che la sfrutta vivendo alle sue spalle e contribuendo solo a farle accendere debiti.
Simona sembra essere facilmente affascinata da personaggi inconcludenti per i quali spreca tutte le energie. Dalla pagina cento circa, con la notizia del cancro che uccide la zia, comincia un lento rinnovamento anche dovuto all’incontro con numerosi personaggi di cui si apprende molto poco.
Si ha l’impressione di leggere una specie di diario personale, i cui avvenimenti sono ancora troppo recenti per cui non si sono sedimentati fino a prendere una forma che li renda apprezzabili davvero.
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