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Recensioni di libri

Il silenzio dell’angelo di Alessandra Scarino

LibertàEdizioni, 2014 - Un libro che si legge come una fiaba e possiede il fascino delle storie antiche, che narra il cammino dell’uomo verso se stesso e la riconquista della luce.

Graziella Atzori Pubblicato il 03-10-2020

9

Il silenzio dell'angelo

Il silenzio dell’angelo

  • Autore: Alessandra Scarino
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2014

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Piccolo gioiello gotico questo romanzo medievale, mistico, denso di brividi metafisici, intitolato Il silenzio dell’angelo di Alessandra Scarino (LibertàEdizioni, 2014, pp. 111). In esso è narrato il cammino dell’anima nelle profondità di se stessa, per scoprire la sua stretta parentela con Dio. È lo stesso iter compiuto da Dante che, alla fine del poema divino, nell’ultimo canto del Paradiso termina con la visione beatifica dell’Onnipotente e mentre l’universo “si squaderna” davanti a lui, nel grande Volto vede il suo stesso volto. Alessandra Scarino fa dire la stessa cosa a un suo personaggio alchimista, il maestro Saul ben Hillel:

"Non dimenticate mai che la volontà di Dio non è un comando a cui sottomettersi [...] Essa esprime soltanto un nostro segreto e intimo desiderio, nato dall’essenza divina della nostra anima".

Il libro si legge come una fiaba, possiede il fascino delle storie antiche. Ambientato nel XIV secolo in un luogo imprecisato, ha come protagonista Federico, un ragazzo senza madre, figlio di un feudatario rigido, duro, bigotto e anaffettivo. Tale condizione dolorosa costituisce la prima fase psichica del processo alchemico, la cosiddetta “nigredo” o “opera al nero” (ricordiamo qui di sfuggita, per analogia L’opera al nero di Marguerite Yourcenar), nella quale l’io ordinario muore, macerato da eventi dolorosi, per poi rinascere trasformato nella seconda fase, l’"albedo" o “opera al bianco”. L’autrice non nomina esplicitamente queste fasi, ma esse sono presenti negli avvenimenti narrati: gli elementi di alchimia sono sapientemente disseminati nel testo.

Il giovane barone scopre l’esistenza di un parente, Pietro degli Incanti, un misterioso zio di cui ignorava tutto. Infatti suo padre, il barone Giovanni, aveva decretato la damnatio memoriae del fratello scomparso, ricercato dall’Inquisizione, accusato di magia. Ed è la storia di Pietro a costituite il cuore del romanzo. Pietro curioso di tutto, assetato di sapere, si reca a Parigi all’università, diventa discepolo di Arnaldo da Villanova, noto alchimista. Con la sapienza di filosofo e medico e con il fascino derivato da doni carismatici conquista la società del tempo, cura nobili e prelati, finché l’invidia di un rivale lo condanna e lo dissolve. Pietro è costretto a nascondersi, a sparire. Ecco un’altra “nigredo”, è la grandezza agli occhi del mondo a cadere. Sappiamo bene come lo stesso Buddha per sua scelta da principe sia diventato mendicante; sappiamo che il divino maestro Gesù compie la stessa scelta di povertà e rinuncia e non ha “dove posare il capo”. Sappiamo l’odissea del “ghibellin fuggiasco” per cui salire e scendere l’altrui scale “sa di sale”. La verità è sempre la stessa: morire a se stessi e al mondo, per trasmutare il proprio intimo in sostanza eterna. Poi, dopo la mutazione interiore e l’esperienza travolgente e sconvolgente con l’angelo abbagliante, messaggero di Dio, Pietro può sopportare qualunque cosa e gioire; qualunque sia il suo destino egli risulta vincitore. Ogni sconfitta esteriore è in realtà la vittoria dell’anima.

Anche Federico incontrerà l’angelo silenzioso. Lasciamo al lettore la scoperta del come. Ma è importante, nel piccolo libro di Scarino, profondo come il mare, la visione duale di Dio, mutuata dallo gnosticismo. Viene espressa da un giovane amico del protagonista, Valentino, figlio di un facoltoso notaio, lui pure privo dell’affetto materno e soggetto a un padre autoritario e violento. Valentino sa che oltre al creatore di questo mondo corrotto e malvagio - “atomo opaco del male” lo definisce Pascoli in X agosto, anche lui poeta iniziato e studioso dei misteri danteschi celati “sotto il velame” - oltre è l’Uno, il dio dei neoplatonici e di Plotino, di cui il ragazzo afferma:

"Il vero Dio, unico, assoluto e intangibile e del tutto estraneo alla creazione, per la sua illimitata misericordia si era chinato su noi uomini per offrirci gratuitamente il dono della salvezza".

Il demiurgo creatore del mondo invece

"Aveva condannato l’uomo a un’esistenza miserevole, quasi a soddisfare un suo crudele capriccio. Questo era il Dio che la chiesa adorava, questo spietato demiurgo lontano da ogni grazia e carità. [...] Ormai i tempi erano maturi perché la creatura di terra, modellata dal Dio demiurgo, rinascesse alla creatura di luce, figlia del Dio salvatore. L’uomo del Dio vero e unico avrebbe disertato le chiese".

Sono state queste le teorie dei catari e degli albigesi, distrutti dal papato e dal potere regio francese in Linguadoca nel XIII secolo, i gloriosi predecessori di tutta la poesia occidentale, menestrelli e trovatori, creatori della poesia romanza provenzale. Il potere eversivo degli eretici, tramontato il sogno politico di trasformare il mondo, nei secoli successivi diventa il compito di ascesi mistica e trasmutazione delle energie animiche individuali.
Anche questo romanzo narra il cammino dell’uomo verso se stesso e la riconquista della luce. L’angelo appare, tace, ma con la sua presenza catalizzatrice compie il radicale cambiamento. Allora Pietro scorge la luce segreta invisibile agli occhi, presente nel cuore di ogni cosa, perché l’angelo è questo:

"E aprendo gli occhi ritrovavo la stessa luce nelle pietre, nelle forme di roccia e di calcare che ornavano la grotta, nel fragore lontano del fiume e nei raggi malcerti che piovevano dall’apertura della volta. All’interno di ogni cosa ardeva un lume inestinguibile".

Come non ricordare Talete, per il quale “tutto è pieno di dei”. Non solo, anche nel Vangelo apocrifo di Tommaso è scritto

“Il regno di Dio è dentro di te è tutto intorno a te. […] non in templi di legno e pietra. Solleva una pietra ed io ci sarò, spezza un legno e mi troverai”.

Universale è il simbolismo della grotta, il corpo, la materia viva pregna, gravida di Dio. È questo il segreto alchemico per cui venne bruciato Giordano Bruno, scienziato e mago, detentore del “mag” energia cosmica, parente spirituale dei magi persiani.
C’è ancora da ricordare la terza fase alchemica, la “rubedo”, “l’opera al rosso”, che è ritorno nel mondo per servire. Pietro degli Incanti, da noto signore taumaturgo, diverrà l’ultimo povero converso in un monastero. E Federico? Anche Federico è pronto a vivere la sua avventura da risvegliato.
Romanzo di formazione ambientato in un’età mitica, Il silenzio dell’angelo ci riguarda e parla a ciascuno, ponendoci di fronte al compito per cui siamo nati, acquisire virtù e “canoscenza”: è ancora Dante a ricordarlo, per bocca di Ulisse.
Il libro è lirico e poetico. Avvince e penetra. Queste fra le ultime parole:

"È una luce naturale e imperscrutabile che rende sapienti un passero o un fiore".


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il silenzio dell’angelo

  • Altri libri di Alessandra Scarino
La bambola di Kafka
Il preferito della strada. Il magico viaggio di Vito Timmel

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