Il ritorno
- Autore: Marco Vichi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2024
Marco Vichi, scrittore fiorentino, creatore del Commissario Bordelli, torna in libreria con un libro intitolato Il ritorno, edito da Guanda edizioni.
Un libro che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Di non facile lettura per gli argomenti trattati, è un romanzo che ho grandi difficoltà a catalogare in qualche genere. Non è un giallo, non è un romanzo rosa, neppure un romanzo storico.
È la storia di vita di un essere umano che vive una totale perdita di identità.
Scritto con un linguaggio molto duro, che non concede tregua, a tratti anche volgare, il romanzo suddetto rappresenta una narrazione che colpisce, un lungo e ininterrotto flusso di coscienza. L’autore potrebbe essere paragonato a James Joyce, nell’Ulisse per scrittura: lunghi periodi, frasi intramezzate da puntini di sospensione, una narrazione che si fatica a seguire proprio a causa della sua lungaggine.
In sintesi racconta la storia di Mario, che in seguito a un’operazione compiuta in Turchia, diventa, con somma felicità, una donna:
In Turchia, in una clinica privata di Balikesir, a trecento chilometri da Istanbul, si è finalmente operata … ha quasi finito i soldi, ma è troppo contenta per essere preoccupata … prima aveva un insulso e minuscolo pendaglio, una sorta di strano attributo maschile non troppo capace di “erigersi” maschilmente … ci aveva pensato il bisturi a rimettere le cose a posto. Adesso in mezzo alle gambe aveva un bel taglio verticale, di quelli che fanno ammattire gli uomini, un taglio magnifico, una ferita aperta dalla quale è uscito il veleno che si portava dentro da sempre … una vagina del tutto uguale a quella che fa girare il mondo, almeno dall’esterno …
Sin da bambino il protagonista è in lotta con la sua personalità, che è ambigua, che non è uguale a quella degli altri. Il rapporto pessimo con suo padre peggiora notevolmente le cose:
il babbo prese per mano il suo figlioletto di dodici anni e lo portò nel bagno, si sedette sulla tavoletta del water, “fatti Vedere”, mise il bambino sotto la luce e gli passò un dito sul labbro superiore, da un po’ di tempo lo faceva sempre più spesso, osservava, pensava, poi faceva oscillare il capo senza dire nulla.
E così si tronca anche il rapporto con l’unico genitore che era rimasto. Non può che gettarsi sulla via, e lì i discorsi e gli incontri si fanno duri, gonfi di dolore e di poca moralità. Ma Mario ora diventa donna, e non deve più subire:
Un ultimo sguardo alla bionda Maria, ai suoi occhi verdi … E in effetti eri bella, bellissima, eri una donna, a parte quel piccolo dettaglio.
La sua esistenza è incerta, e Maria ricorda con grande dolore il suo passato, la sua caduta nella fossa dei serpenti dovuta all’eroina:
Poi era arrivata lei, mamma eroina, che lentamente aveva spazzato via ogni altra cosa. Il tempo tra un buco e l’altro era solo attesa… non vedevi l’ora di infilarti l’ago nel braccio … osservare la nuvoletta di sangue che entrava nella siringa, spingere lo stantuffo, sentire il liquido tiepido che saliva lungo la vena, la dolce ondata che diffondeva il piacere in tutto il corpo e anche nello spirito…
Questo il passato, e il presente? Cosa attende Maria? Soprattutto dopo l’incontro con Goran?
Un libro difficile, non adatto a tutti. La perdita e la conquista di un’identità umana descritta in toto, senza malizia e senza condanna, ma inappellabile:
Nella sua storia senza respiro, ogni affermazione e ogni negazione vengono rivoltate, amplificate, distrutte e poi sognate, nel tentativo folle di arrivare a un punto che sia almeno un po’ veritiero.
Una narrazione che può risultare gradita a chi ama le storie di vita al limite, dove il confine tra umano e disumano è sempre molto labile, e il cammino appare lastricato di mille difficoltà. Non c’è redenzione, non c’è salvezza, c’è solo il diverso, l’amorale, il nulla, le bombe. Un lungo flusso di coscienza che lascia il lettore allibito e attonito, in preda a sentimenti contrastanti, del quale non si intravede la fine.
Una scrittura particolare, ricca di tante frasi, e di tanto “detto”. Ma non è sicuro che quel detto e quel non detto sia piacevole per chi legge.
Personalmente non ho apprezzato questo libro, preferisco di gran lunga il Vichi narratore di storie dedicate al Commissario Bordelli. Ho apprezzato, però, l’uso della lingua, “perfetta”, ricca di sentimento e di pathos. Anche nel buio. Una lettura che lascia sentimenti contrastanti, direi.
Il ritorno
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Un libro perfetto per...
A chi ama le storie di vita al limite.
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