Il ponte sul fiume Kwai di Pierre Boulle

Il ponte sul fiume Kwai di Pierre Boulle, edito da Mondadori negli anni Sessanta, è un classico immortale che narra una storia che ha fatto epoca.

Queste pagine narreranno una storia che, in realtà, è un po’ un diario, poiché molte esperienze l’autore le avrà provate sulla propria pelle. Forse per questo non faticheremo a immaginare lo scenario, nonostante gli anni passati dalla pubblicazione di questa storia.
Siamo al tempo della Seconda Guerra mondiale, in un punto non precisato del sud-est asiatico. Gli inglesi si ritrovano costretti a dover compiere una scelta: arrendersi alle truppe nipponiche o tentare di fuggire. Una fuga disperata, ovviamente. Loro malgrado obbediranno agli ordini del governo e si lasceranno imprigionare. Pochi giorni di prigionia, prima di essere trasferiti in un luogo vicino al fiume Kwai.
Il motivo? Presto detto: saranno usati come manovalanza per la costruzione di un ponte. Un ordine, inutile sottolinearlo.
A Nicholson, il protagonista di queste pagine, viene però in mente un’idea per capovolgere la situazione a loro vantaggio. Un’idea azzardata a dir poco. Eppure, se dovesse funzionare…

Pierre Boulle ci dona una storia che, grazie anche a un film che potremmo definire di culto, è entrata nel cuore di moltissimi appassionati e che ne conquista di nuovi ogni giorno. Una storia della quale tutti noi abbiamo sentito parlare almeno una volta nella vita, magari solo uno stralcio che però si è impresso a fuoco nella nostra mente.
Pagine da divorare avidamente, parole dedicate a chi ama l’azione e gli intrighi, i colpi di scena e le astuzie sottili. Insomma pagine universali che non mancheranno di emozionare o, nel peggiore dei casi, di tenere compagnia per svariate ore.
Un libro che ha fatto epoca, pagine da divorare o da centellinare per una vicenda vecchia di decenni che però ha ancora qualcosa da dire. O forse molto. In ogni caso un libro che vale la pena leggere. O magari rileggere.