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Storia della letteratura

“Chi è il poeta?” La risposta in versi di Umberto Saba

In occasione della Giornata mondiale della poesia scopriamo quali caratteristiche deve avere un poeta secondo Umberto Saba. Cosa differenzia un Poeta dagli altri uomini? Ecco la risposta in versi dell'autore del Canzoniere.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 21-03-2023
“Chi è il poeta?” La risposta in versi di Umberto Saba

Nella Giornata mondiale della poesia proponiamo un approfondimento sulla figura del poeta scritto proprio da uno dei maggiori autori del nostro Novecento letterario: Umberto Saba.

Chi è il poeta? Saba risponde a questa domanda componendo un perfetto autoritratto in versi dal titolo Il poeta. Si tratta di una poesia scritta con un linguaggio piano, semplice, discorsivo, che tuttavia - dietro l’apparente limpidezza espressiva, cela un significato più profondo. Saba, come un abile prestigiatore, nasconde infatti dei termini aulici, inconsueti, tra le pieghe lineari dei versi che innalzano lo stile dell’intero componimento illuminandolo di una nuova luce.
Il poeta ha il ritmo di una filastrocca in rima - si apre e si chiude con la stessa strofa che varia solo nell’ultima parola. Ciò che distingue il poeta dagli altri uomini, ci dice Umberto Saba, è l’individualità dello sguardo: ciò che fa “di un poeta un poeta” è proprio la capacità singolare di trasfigurare la Realtà guardandola attraverso un’altra prospettiva.

La lirica Il poeta è contenuta in una delle prime raccolte poetiche di Saba Cose leggere e vaganti (1920), poi confluita nel grande racconto autobiografico in versi del Canzoniere pubblicato per la prima volta in soli seicento esemplari nel 1921 con il marchio di “Libreria Antica e Moderna”.

Scopriamone testo, analisi e commento.

Il poeta di Umberto Saba: testo

Il poeta ha le sue giornate
contate,
come tutti gli uomini; ma quanto,
quanto variate!

L’ore del giorno e le quattro stagioni,
un po’ meno di sole o più di vento,
sono lo svago e l’accompagnamento
sempre diverso per le sue passioni
sempre le stesse; ed il tempo che fa
quando si leva, è il grande avvenimento
del giorno, la sua gioia appena desto.
Sovra ogni aspetto lo rallegra questo
d’avverse luci, le belle giornate
movimentate

come la folla in una lunga storia,
dove azzurro e tempesta poco dura,
e si alternano messi di sventura
e di vittoria.
Con un rosso di sera fa ritorno,

e con le nubi cangia di colore
la sua felicità,
se non cangia il suo cuore.

Il poeta ha le sue giornate
contate,
come tutti gli uomini; ma quanto,
quanto beate!

Il poeta di Umberto Saba: analisi e commento

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Nell’incipit in rima Umberto Saba mette in luce non le differenze, ma le affinità tra il poeta e gli altri uomini.
Il poeta, sostiene Saba, è infatti un uomo come tutti gli altri: non ha nulla di straordinario. In quel verso d’apertura che afferma: “Il poeta ha le sue giornate contate” l’autore mette in rilievo ciò che accomuna la figura del poeta a tutto il resto dell’umanità, ovvero la brevità del tempo e della vita. Come tutti gli uomini il Poeta è sottoposto al ciclo delle stagioni, al passaggio inesorabile dalla giovinezza alla vecchiaia e, infine, alla morte. Anche il Poeta, come tutti, è soggetto alla variabilità delle emozioni e dell’umore. Proprio in questa variabilità Saba introduce la prima differenza. Il Poeta vive la vita di tutti, ma non la vive come tutti perché ciò che lo contraddistingue è la capacità di trasfigurare la Realtà attraverso la singolarità del proprio sguardo.

La gioia e la passione che sono nel cuore del poeta si riverberano di riflesso in ogni cosa del mondo: allora ecco che ogni ora del giorno non si ripete sempre uguale e che anche le quattro stagioni appaiono ogni volta diverse. Perché il poeta ha la capacità innata di catturare la bellezza effimera e transitoria del creato e imprigionarla nei versi.

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Il poeta è capace di cogliere la Bellezza negli aspetti più comuni e, all’apparenza scontati della quotidianità. Gli uomini vedono semplicemente il cielo e magari un albero che lo sovrasta con i suoi rami; ma ciò che il Poeta vede è un altro cielo, un altro ramo, trasfigurato dalla sua immaginazione (qui possiamo trovare un motivo caro a Leopardi teorizzato nello Zibaldone: la teoria della doppia visione).
Le giornate, così, sono in perenne fermento, agitate dal vento di una vita intima, tenace, travolgente. Ciò che rallegra il poeta può essere anche un semplice movimento della luce, un lieve trascolorare delle nubi dall’alba al tramonto.

Il riflesso della tormentata vita interiore del poeta agita il mondo intorno a lui come in una perenne tempesta ed è questo che rende più ricca e più varia la sua esistenza. Da ciò Saba deduce che l’esistenza del Poeta sia più beata degli altri uomini perché se è vero che le sue giornate sono “contate”, dunque sottoposte alla legge inalterabile del Tempo, al contempo sono “varie” e “beate”. Il Poeta, infatti, a differenza degli altri uomini, non vive una sola vita ma una moltitudine di vite, ciascuna trasfigurata dai diversi piani della sua immaginazione, dalle varie immagini catturate dal suo sguardo come in una fotografia personale.

Il talento dei poeti è anche la loro maledizione: a questo fa riferimento Saba quando parla di “messi di sventura e di vittoria”, questa intensa capacità di sentire è anche una condanna. Lo stato d’animo del poeta viene riflesso, tramite metafora, nel mutamento delle condizioni atmosferiche, nel passaggio fulmineo da un cielo sereno a un temporale.

dove azzurro e tempesta poco dura,
e si alternano messi di sventura
e di vittoria.

Possiamo dedurne che ciò che caratterizza il poeta è questo stesso moto ondivago, il passaggio repentino dalla “sventura” alla “vittoria”: una pena che è anche conquista, una condanna dal sapore dolce. Il poeta viene descritto da Saba attraverso i moti tumultuosi del suo animo che anela il sereno ma è condannato a vivere in perenne burrasca.
Nel finale tuttavia Umberto Saba stende un sentimento di beatitudine: il rosso di sera delle nubi infonde una sorta di pace nel cuore del Poeta, ispira in lui la promessa di un ritorno. Questo amare con intensità ogni cosa del mondo presenta un duplice aspetto: da un lato è gioia; dall’altro è pianto, ma custodisce la certezza di essere giunti nel “mezzo di una verità”.

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In uno scritto pubblicato sulla rivista fiorentina La Voce nel 1911 Saba definiva i poeti come dei cercatori di verità. Il titolo del testo era emblematico: Quello che resta da fare ai poeti. Era una brillante analisi teorica della poesia a lui contemporanea, ma è nei versi de Il poeta che Saba ci ha consegnato il suo più autentico ritratto, intrappolando i cangianti moti del suo animo nella rete dei versi. In questa lirica potremmo cogliere la coscienza di Umberto Saba: un poeta autentico, cantore delle cose “leggere e vaganti”, ben lontano dalla figura pomposa del cosiddetto “letterato di professione”.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Chi è il poeta?” La risposta in versi di Umberto Saba

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