Il lungo sguardo
- Autore: Elizabeth Jane Howard
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2014
Sono sempre stata dubbiosa nei confronti di quei libri che, poco dopo la loro uscita, diventano grandi successi editoriali, ma in questo caso ammetto che non è così. Il lungo sguardo della scrittrice inglese Elizabeth Jane Howard è davvero bello e già dalle prime pagine mi ha subito conquistata.
Natalia Ginzburg in un suo articolo del dicembre del 1969 si rammaricava, avendo appreso la notizia della scomparsa, di non aver conosciuto di persona (cosa che invidiava ad Alberto Arbasino) la famosa romanziera inglese Ivy Compton Burnett, definita la grande signorina, della quale aveva letto e amato i romanzi. Elizabeth Jane Howard è scomparsa all’inizio di quest’anno, all’età di novant’anni, dopo aver vissuto una vita intensa e burrascosa, inizialmente come modella e successivamente dagli anni ’50 in poi come scrittrice. Un po’ di quel rammarico si prova nell’averla conosciuta così tardivamente.
Il lungo sguardo è il suo primo romanzo pubblicato in Italia dalla Fazi Editore, al quale seguirà nei prossimi mesi un’altra sua opera fra le più conosciute e famose, una saga familiare dal titolo inglese The Cazalet Chronicles. Pubblicato la prima volta nel 1956, quando la scrittrice era poco più che trentenne, il romanzo narra la storia di un matrimonio vissuto nei lunghi anni con compromessi, infelicità e soprattutto silenzi.
La protagonista è Antonia, un’elegante cinquantenne londinese appartenente ad una classe agiata, una donna ancor bella ma dagli occhi velati di una antica tristezza.
Un lungo sguardo, che dà il titolo al libro, è lo sguardo che corre lungo il suo passato di figlia, moglie e madre e un lungo sguardo è anche quello che attraversa il suo animo di donna arresa, senza più speranza. La storia ha inizio nella bella villa dei coniugi Fleming, Antonia e Conrad, sulla collina di Hampstead, con una magnifica vista sulla campagna inglese e sulla città di Londra. Antonia e il marito attendono i loro ospiti per la cena di fidanzamento del figlio Julian con June Stoker. Durante i preparativi Antonia sembra rivivere sensazioni già conosciute, vissute anni prima da lei, poi riviste negli occhi della figlia Deirdre e ora in quelli di Jane. Sembrano delinearsi le stesse vicissitudini, quelle stesse emozioni di sconfitta che afferrano alla gola e stringono il cuore, perché spesso gli errori si tramandano dalle madri alle figlie come la speranza che l’infelicità del matrimonio possa svanire continuando ad amare. Niente di più errato.
“Che cosa provava nei confronti del marito con il quale era tanto infelice? Lo amava? O era semplicemente preda della paura e dell’orgoglio ferito? Paura di restare sola, paura che gli altri vedessero cosa le stava succedendo? Le era stato insegnato a suddividere l’esistenza in fasi … nella prima si reprimeva la giovinezza così da impiegarla nei vent’anni; poi si risparmiava, nella parte centrale della vita, così da vivere tranquilli in vecchiaia.”
Ed ecco che Antonia inizia il suo racconto a ritroso nel tempo, dai giorni di festa per Julian, era il 1950, ai giorni spensierati e indimenticabili del 1926 quando incontrò l’amore della sua vita, Conrad. Un uomo di successo, un marito apparentemente brillante ma cinico, sempre fuori casa e soprattutto infedele.
“Aveva sempre saputo che suo marito non le era fedele, credeva però che i suoi interessi fossero così superficiali da non costituire una seria minaccia alla loro vita insieme. E poi c’erano le reiterate sconfitte; giorno dopo giorno, quando lui entrava in camera, lei sapeva che la situazione era sempre la stessa e che perciò era, a dispetto di ogni logica, peggiore. A volte le sembrava di odiarlo: a volte le sembrava di amarlo tanto da poter avvizzire e morire sotto la sferza silenziosa della sua indifferenza. Si aggrappava sempre a lui o a se stessa, non ce la faceva ad affrontare la somma dei rispettivi sentimenti. Costruiva questi steccati per difendersi dalle umiliazioni.“
Antonia nel corso degli anni ha conosciuto le sue amanti e ne ha previsto la durata della loro relazione. Conosce profondamente il suo dolore di donna ingannata e tradita. Il suo disincanto è difficile da gestire, il suo sconforto è da tenere sotto controllo e un bicchiere di whiskey può anestetizzarla a tutto ciò.
“Le prime ore del mattino erano sempre le peggiori: i terribili momenti di dormiveglia in cui il presente faceva irruzione nel sonno, in cui metà della mente s’aggrappava all’oblio col suo corredo di illusioni mentre l’altra lontana lottava strenuamente per emergere alla coscienza, finché l’intera dolorosa situazione non prendeva possesso della mente e del corpo: il giorno balzava improvvisamente alla vita e altrettanto improvvisamente si dileguava il sonno. Era allora che si ritrovava in lacrime, e la cosa più terribile era che non sapeva nemmeno quando avevano cominciato a scendere. Piangeva, concluse, perché si era sorpresa a piangere.“
Nonostante tutto non si abbandona a se stessa e coltiva il suo fascino di moglie ancora innamorata, sempre pronta ad accogliere il suo uomo. L’infelicità di Antonia ha radici profonde come nella stessa vita della nostra scrittrice. L’infanzia di Elizabeth Jane Howard, per quanto nata in una famiglia agiata, fu triste e molto dolorosa a causa della depressione della madre, una ballerina russa che con il matrimonio dovette interrompere la sua carriera, e per le molestie sessuali che subì da parte del padre, un ricco mercante di legnami. Bella ed elegante nel suo portamento, alta e bionda, Jane, come preferiva essere chiamata, ebbe una figlia e tre matrimoni, ma ebbe con lo scrittore Kingsley Ami il legame più importante, durato vent’anni e conclusosi drammaticamente.
Vivere dentro un matrimonio in crisi è come stare in piedi su due rocce distanti in mezzo al mare, ognuno con in mano l’estremità di una corda
Sono le parole con le quali l’autrice descrive il matrimonio di Antonia e che in fondo altro non è che il suo matrimonio. Con una grande capacità narrativa della scrittrice inglese, Il lungo sguardo è un romanzo appassionante e molto coinvolgente; la storia di una donna colta e raffinata che ha saputo raccontare, con garbo e sensibilità, le sue sconfitte e le sue umiliazioni.
Il lungo sguardo
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Anno: 1950
Luogo: Londra
Trama: Antonia e Conrad aspettano ospiti illustri della elite londinese per la cena di fidanzamento del figlio Julian. Tutto sembra procedere bene ma Antonia ha la sensazione che la sua vita avrebbe potuto andare diversamente. Antonia ripercorre a ritroso il suo matrimonio dal 1950 al 1926, anno del primo incontro fra lei e Conrad allora ragazzi.
Tematica: Il matrimonio analizzato in tutte le sue componenti: desiderio, amore, passione, fragilità, sensibilità, dolore, sofferenza, rancore, sospetto, tradimento, incomprensione. Storia della evoluzione di una bella donna, indurita e disillusa da un matrimonio deludente, ma una donna capace di mettere a nudo ogni controversia privata senza pudori.
Pregi: Il lungo sguardo è uno sguardo sulla natura umana, un’accurata indagine psicologica su tutti gli aspetti del matrimonio, positivi e negativi ma con la speranza di una risalita finale dopo che il dolore ti ha colpito.
Difetti: Libro prolisso con centinaia di pagine superflue, facilmente identificabili dal lettore, ininfluenti alla trama, che andavano soppresse. Romanzo profondo e doloroso, non consigliabile a chi deve sposarsi o al contrario un severo monito a chi si accinge a unirsi in coppia.
Frase da ricordare
Conclusione: Uno dei romanzi più intensi che siano stati scritti sulle difficoltà del matrimonio.
Grazie Luigi, un bellissimo libro, lei ha perfettamente ragione, e come ho scritto nella recensione ho provato un po’ di rammarico nell’aver conosciuto la scrittrice così tardivamente.