Il libro di Ak Z Ur
- Autore: Giammaria
- Genere: Religioni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
È un libro in grande formato, fuori misura, quasi a esprimere, graficamente, un messaggio originale, fuori dal dettato letterario comune; ed è un’edizione in copie numerate, questa mia è la numero 39. Parlo de Il libro di Ak Z Ur di Giammaria (Edizioni Rebis, 2018, pp. 154), con premessa di Pier Luca Pierini R. Opera scritta "in memoria di Auri", moglie dell’autore, una sensitiva torinese, una delle poche donne, scrive Pierini, “dotate di reali coscienza, conoscenza, energia e competenza iniziatiche”.
Il giudizio mi sembra troppo severo verso il sesso femminile. Se consideriamo che la sapienza è Minerva, è "Shekina" in ebraico, e che la "Ruah", il soffio l’energia con cui Dio "dice" ed emana da sé il mondo nella Bibbia, sono femminili, sembra improbabile che le donne veramente sagge e ispirate siano tanto poche.
Il nome simbolico dell’estensore delle pagine ermetico-alchemiche richiama antiche tradizioni caldee, come una "archeologia spirituale". Si tratta di un disincarnato? Di inconscio collettivo che viene alla luce? Non si sa, non è detto. E in fondo è la stessa cosa.
La tradizione ermetica è di provenienza egizia (dal dio Toth che insegnò la scrittura, identificato poi con il greco Hermes) e poi italica e neoplatonica. L’alchimia riguarda la trasformazione della materia con manipolazioni occulte, ma soprattutto la trasmutazione della propria anima, il ritrovamento del Dio interiore, individuale e nel contempo cosmico. Il movimento del libro va in tal senso: dal cosmo all’uomo. Non si tratta soltanto di esposizione, di spiegazione teorica, ma di un vero e proprio laboratorio che diventa segno e immagine. Le parole sono un continuo mantra, le immagini sono mandala. Ci addentriamo nel segreto, anzi nel "secreto", termine che deriva da secernere. Chiunque può accedervi se è il suo momento per abbeverarsene.
Le rivelazioni esprimono di continuo il gioco universale tra la parte attiva maschile e la parte passiva femminile del cosmo e dell’anima, dove attivo e passivo non significano mai una superiorità o subalternità delle parti, ma la loro complementarietà, rappresentata da sole e luna. Senza la luce solare non si creerebbe nulla, ma anche senza il terreno lunare cioè il grembo ricevente e formante ugualmente non si creerebbe nulla.
Vediamo un esempio di linguaggio ermetico:
“UNO / nel plurificare l’UNITARIO / nell’unificare il PLURITARIO / il PRINCIPIO / è CONCETTO LIMITE / allude a REALTÀ / in se stessa / ILLIMITATA”
Notiamo il dualismo apparente di limitato illimitato, da meditare. In seguito il Principio è detto “Telesma”, l’agente cosmico, secondo quanto si trova inciso nella “Tavola Smeraldina”.
L’opera spazia dalla cosmologia all’ontologia, per giungere poi agli elementi naturali, astrologici, psichici riguardanti il carattere umano, al Nome e al Nume che ci abita. Movimento creativo dall’alto in basso e ritorno dal basso in alto. Si parla dell’estrazione della "Quinta Essenza" e infine della "Celeste Sigizia", l’unione dell’uomo e della donna celesti, di cui qui in terra siamo segno. Sigizia deriva dal greco “syzygía”, a sua volta proveniente da “sýzygos”, ovvero aggiogato, accoppiato, termine composto di “sýn”, insieme, e “zygón”, giogo. Appare chiaro il significato identico al sanscrito “yoga”, congiunzione, aggiogamento.
Che cosa va unito, aggiogato? Le passioni e gli istinti caotici, non ancora compresi. Dal caos al cosmo. Le sigizie sono anche coppie gnostiche del pensiero di Valentino (secondo secolo d.C.). Lo stesso pensiero si ritrova nella coppia junghiana "anima" e "animus". Tante affinità rendono estremamente interessante il libro dettato dal misterioso caldeo. L’antico diventa attuale nell’esperienza di un cercatore moderno.
La fusione dei due in uno costituisce il fine della “Grande Opera”. Questa la conclusione:
“
Risuonò la Voce, parlò a loro, al deserto, al vento e alle serpi: - Affinché vi riconosciate, volgetevi e guardatevi.
Così fecero i due che, soli nel deserto fra le serpi striscianti ai loro piedi, stavano appoggiati di spalle l’un l’altro, ma null’altro videro che uno specchio che rifletteva un altro specchio.
- Chi siamo, dunque? - si domandarono sorpresi.
- Oh…uomo e donna! Chi altro siete? - rispose la Voce, - nella lastra che vi rispecchia è un Punto, voi siete quello!”
Tutto è simbolo potente, antico e sempre nuovo. Voce poetica sacra. Importante è il volgersi, cambiare verso, conversione…
In appendice seguono due interviste a Giammaria, di Delia De Mennech, giornalista, e di Gleb Butuzov, scrittore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il libro di Ak Z Ur
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