

Il grande frastuono
- Autore: Roy Chen
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Giuntina
- Anno di pubblicazione: 2025
Dopo le meravigliose pagine di Anime, splendida epopea fatta di reincarnazioni e salti storici, lo scrittore e drammaturgo israeliano Roy Chen torna in Italia, sempre nel catalogo Giuntina, con Il grande frastuono (2025, trad. di Silvia Pin), un nuovo romanzo che intreccia in una manciata di giorni le esistenze di tre donne.
Gabriela, Noa e Tzipora sono le tre protagoniste del romanzo, rispettivamente figlia, madre e nonna, e a loro sono dedicate le tre sezioni del libro. Pur non incontrandosi mai fra le righe di queste pagine fino all’ultima scena, il loro quotidiano è scandito dai loro rapporti, spesso conflittuali, e da lontano si interfacciano le une con le altre in qualità di necessarie interlocutrici. Dice Noa:
Sì, mia madre si comporta come una bambina e mia figlia si comporta come una vecchia. E non è giusto, perché da me ci si aspetta che mi comporti come una donna della mia età. Come diavolo si dovrebbe comportare una donna della mia età?
Gabriela un giorno esce di casa e decide, con una dose di coraggio pari all’ignoto che le si spalanca davanti, di saltare scuola e di mettersi in cammino. Sulle spalle tiene l’enorme custodia del violoncello, lo strumento che suona con enorme virtuosismo e per il quale si è meritata il soffocante appellativo di “prodigio”, e mettendo un passo davanti all’altro si incammina per quello che si rivelerà essere un viaggio di ricerca. Mentre i compagni, infatti, passano dalla lezione di matematica ai verbi irregolari in inglese, Gabriela ripercorre le tappe della sua storia con un compagno di classe sfuggente e fuggitivo, senza saper definire quanto ciò che la lega a lui possa essere definito amore, e i ricordi fra i quali si perde sono così intensi da farle prendere strade sbagliate e dimenticarsi il prezioso strumento in un angolo giochi del parco.
Noa, dal canto suo, è arrivata a una tappa fondamentale della sua vita: quando la incontriamo per la prima volta, infatti, sta leggendo sul cellulare tutti i messaggi di auguri per il suo quarantesimo anno di età. La giornata sembra trascorrere serenamente fino a quando scopre che il regalo di Gabriela e Nimrod, il marito, è un soggiorno di ventiquattr’ore in una struttura che organizza ritiri del silenzio. Letteralmente una tortura medievale per una come lei, iperconnessa e costantemente davanti a uno schermo illuminato, ma al contempo una terapia necessaria per la sua logorrea fastidiosa e snervante. Ovviamente il ritiro si trasforma in un fiasco, ma la notte che la attende, senza telefono né portafogli, si trasformerà in un’avventura inaspettata.
Infine, Tzipora è una donna aspra; non si faticherebbe a definirla insopportabile, chiusa com’è in sé stessa e misantropa, attaccata alle sue abitudini e ancora incollerita per una ferita che continua a bruciarle, quella di una traduzione non accolta con la giusta dose di riconoscenza.
Al tempo, quando ancora si sentiva parte della comunità umana, vedeva l’atto della traduzione come la trasmissione di una lettera d’amore. Credeva che gli scrittori volessero l’amore dei lettori e che i lettori volevano innamorarsi. Come traduttrice, si sforzava di trasmettere fedelmente il luogo segreto per l’incontro, l’ora precisa e soprattutto il tono. Credeva che se non fosse stata precisissima, i destinatari non si sarebbero innamorati. Si consacrò all’inseguimento dei sinonimi, alla vestizione della stessa donna in un’altra lingua, ma quando vennero pubblicate le prime traduzioni scoprì che pochi lettori apprezzavano l’emissaria. Quando la traduzione era riuscita – lodavano l’autore. Quando il libro era pessimo – incolpavano la traduttrice. La maggior parte di loro non era nemmeno consapevole della sua esistenza.
La sua è la parabola più rocambolesca e colorata fra le tre: partendo da una disavventura con un piccione, infatti, e passando in ordine sparso fra incidenti e treni strapieni, l’incontro con una scrittrice che vuole ricomporre la Bibbia in chiave femminista, video diventati virali e chiamate senza risposta, Tzipora riceve il regalo più assurdo che si possa immaginare: Dio in persona l’ha scelta come sua prossima profetessa.
Attraverso le sue tre eroine, Roy Chen mette in scena, in un presente che più attuale non si potrebbe, tre percorsi complementari, tutti volti alla ricerca di sé. Sotto la spinta di lutti, imposizioni altrui o banalissimi incidenti della vita di tutti i giorni, Gabriela, Noa e Tzipora vengono chiamate a scavare nella loro anima e nel loro passato per dare una raddrizzata alla propria rotta, con più consapevolezza e sicurezza di sé. Ne scaturisce uno spaccato di esistenza intessuto con la giusta dose di sana comicità, dove non sarà difficile immedesimarsi (voce di Dio esclusa, o forse no), perché le solitudini e i conflitti raccontati in Il grande frastuono ci appartengono e ci attraversano tutti e tutte, a dosi e intensità più o meno differenti.

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