

Il fulmine sulla torre. Shock e festa fra tarocchi, arte e vita
- Autore: Chiara Tartagni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Jimenez edizioni
- Anno di pubblicazione: 2025
Non ne capisco un’acca di tarologia: ciò che leggerete di seguito orecchia quanto appreso dalla lettura di Fulmine sulla torre. Shock e festa fra tarocchi, arte e vita (Jimenez, 2025), originale e magnetico saggio libero-associativo di Chiara Tartagni, copywriter e docente per la Scuola Holden di Torino.
Dunque, se ho ben capito, la Torre è un arcano maggiore che, per via dei para-significati di cui si fa portatrice, risulta temibile più della carta della Morte. Metafora di (di)sfida babelica, la Torre annuncia il colpo di scena che irrompe nel quotidiano. L’accadimento imprevisto, capace di frangere la zona di conforto dell’ordinario e del consolidato, per dirla in altro modo. E d’altro canto, più ancora della Torre può - forse - il Fulmine che la percorre di rinforzo simbolico in cima. Il Fulmine che ne precipita la corona. Che ne sancisce il crollo, rigurgitando l’ira di dio, il castigo divino per la saccenza umana. In una sola parola, il fulmine è la crisi che irrompe sul destino. Lo sgambetto della sorte che non ti aspetti o, di contro, chissà se possibile occasione di cambiamento.
Quando incontriamo la Torre, abbiamo ormai scavallato la seconda parte degli arcani maggiori, attraverso quel simbolico confine segnato dalla Ruota di Fortuna. Ci troviamo nel bel mezzo delle carte più ‘pesanti’, quelle con cui non è semplice stabilire una relazione di levità, nel bene o nel male. È la parte del viaggio più ricca e intensa, che condurrà alla completezza del Mondo. E poi a un nuovo viaggio a tappe.
si legge a pagina 22 di questo libro sull’arcano (e molto altro) di cui la Torre è movente e filo rosso. Un trip rutilante che - attestato l’esoterismo - tracima per discendenze associative sui linguaggi immaginativi più disparati: dalle arti visive all’esegetica religiosa alla musica. Dal designer Lee Alexander McQueen all’indipendente I Origins di Mike Cahill, dalla mistica benedettina Ildegarda di Bingen a Carrie Withe, fino all’incendiaria telecinetica di Stephen King. Per intenderci. E limitarmi a una manciata di esempi. A soltanto alcune delle lucide stazioni creative attraversate dal testo. Un saggio insolito, e per ciò forse battuto anche da domande un filino ermeneutico (prima ancora che cartomantico). Domande tipo come mai, per colpa del fulmine, viene giù l’unico edificio rappresentato negli arcani maggiori? E - a ben guardare - è vero che chi cade dalla torre sta davvero cadendo? E se Torre e Fulmine non fossero che simboli della crisi interiore che patologizziamo e di conseguenza fuggiamo come la peste, e di cui invece avremmo salutare bisogno? Questa suggestiva chiave di lettura spiegherebbe, in traslato, il corollario di vite rivoluzionarie (nella mente e nel mondo) che abitano le pagine di Il fulmine sulla torre.
È la stessa autrice a specificare il senso ultimo di questo libro spesso, e di spiegarlo ulteriormente al netto da rigide categorie divinatrici. Stando alle parole di Chiara Tartagni, il suo lavoro si (im)pone infatti come
un percorso iniziatico che parte dalla Torre, passa attraverso esperienze artistiche vissute e rappresentate, e ci porta a un’intuizione: fra le macerie si può anche festeggiare.
Più apologia del turning point di così. Il riferimento in lingua inglese (letteralmente turning point sta per “punto di svolta”) cita il nome della collana editoriale che ospita - opportunamente - questo libro agile e stratificato. Colto, e a suo modo, come dire, ardimentoso. Da non perdere.

Il fulmine sulla Torre. Shock e festa fra tarocchi, arte e vita
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