Il cinema secondo Hitchcock
- Autore: François Truffaut
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2014
Prima di diventare il grande regista che tutti, o quasi, conosciamo, fra i massimi esponente della Nouvelle Vague francese, François Truffaut ha iniziato la sua carriera in qualità di giornalista e critico dei “Cahiers du cinéma”, la celeberrima rivista fondata da André Bazin che ha dato origine al movimento, e sulla quale pressoché tutti i registi a esso appartenenti hanno scritto all’inizio del loro percorso. Decisi, caustici, politicamente scorretti, i critici capitanati da Bazin non lesinavano critiche feroci ai film dei quali scrivevano e ai loro artefici. Tuttavia, i “Cahiers du cinéma” ebbero anche il grande merito di rivalutare registi fino a quel momento considerati “scomodi”, come Orson Welles, o addirittura “banali e troppo commerciali”, come, per l’appunto, Alfred Hitchcock.
Fu nel 1955 che François Truffaut, accompagnato in quella occasione da Claude Chabrol, ebbe modo di intervistare per la prima volta quello che considerava uno dei grandi maestri del cinema. Fu però nel 1962, mentre si trovava a New York per la presentazione di Jules et Jim, che Truffaut fu fortemente colpito dalla scarsa considerazione della quale Hitchcock godeva nel suo stesso ambiente. Si parlava di lui come di un ricco mestierante che produceva film senza alcuna sostanza, visione che Truffaut non riusciva in alcun modo a condividere. Fu allora che prese forma l’idea di dedicare ad Alfred Hitchcock un’intervista lunga, dettagliata, approfondita, nella quale il regista potesse esprimere tutta la sua visione del cinema e raccontare come, al di là delle apparenze, i suoi film non fossero assolutamente quei prodotti leggeri e commerciali che tutti credevano.
Nacque così il “più divertente libro di cinema che sia mai stato scritto”, come viene comunemente definito. Non è una frase fatta: questo lungo dialogo fra due giganti del cinema è talmente coinvolgente e incalzante da risultare interessante anche per chi non possa vantarsi di essere un accanito cinefilo. Anzi, fa di più: invoglia alla visione dei film di Hitchcock anche coloro che si credono più disinteressati - un’esperienza che io stessa ho fatto in prima persona con la lettura de Il cinema secondo Hitchcock (il Saggiatore, 2014, trad. G. Ferrari e F. Pititto).
Profondamente legata all’idea diffusa di un Alfred Hitchcock semplicemente “regista dell’orrore”, non mi ero mai avvicinata alla sua filmografia prima di intraprendere un corso universitario di Storia del Cinema. Questo volume, che mi è stato addirittura indicato come libro di testo, mi ha dato del regista una visione completamente diversa, e mi ha invogliata ad approfondire la sua produzione. Non solo, infatti, le trame di tutti i film sono spiegate in modo esauriente, non solo si raccontano episodi curiosi che riguardano la scelta degli attori, le difficoltà tecniche, le idee non portate a termine, l’acquisto dei diritti di romanzi che non sarebbero mai diventati film, ma si spiegano anche e soprattutto i meccanismi adoperati da Hitchcock per “comunicare”, letteralmente, con il suo pubblico attraverso le inquadrature, le sequenze, i suoni, tutta una serie di linguaggi che forse lo spettatore medio non percepisce a livello conscio, ma che fanno la differenza tra un semplice film e un’opera d’arte. Truffaut intervista con rispetto, ma senza peli sulla lingua, e non lesina critiche, quando le ritiene giuste, o perfino domande che potrebbero risultare scomode o indiscrete. Hitchcock sta al gioco con spirito e bonarietà, e il lettore scopre un mondo incantato.
Dalle inquadrature dei volatili nelle prime scene degli Uccelli, che sono funzionali a mitigare il senso di impaziente aspettativa dello spettatore, alla trasformazione di Kim Novak in… sé stessa nella Donna che visse due volte (per citarne solo un paio), ogni film è una miniera di elementi di interesse e costruzioni accuratamente studiate per lusingare e catturare lo spettatore, vero interlocutore e sovrano del regista. Quando due miti si incontrano, non possono che dare vita a qualcosa di straordinario. E indurci ad amare ancora di più il cinema.
Il cinema secondo Hitchcock
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Un libro perfetto per...
Non è necessario essere cinefili accaniti per apprezzare questo libro: basta avere un minimo interesse per la materia ed essere convinti che "l’appetito vien mangiando".
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il cinema secondo Hitchcock
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