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Recensioni di libri

Il ballo delle pazze di Victoria Mas

Edizioni E/O, 2021 – Il romanzo di un’autrice francese esordiente, ben scritto e sviluppato, che vive delle relazioni incrociate tra le quattro figure femminili protagoniste, i comprimari che interagiscono e la società misogina dell’epoca.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 04-10-2021
Il ballo delle pazze

Il ballo delle pazze

  • Autore: Victoria Mas
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: E/O
  • Anno di pubblicazione: 2021

Ha lavorato nel cinema la francese Victoria Mas, esordiente due anni fa con Le bal des folles, pubblicato in Italia nei primi del 2021 dalle Edizioni E/O, nella collana dal Mondo e nella traduzione di Alberto Bracci Testasecca: Il ballo delle pazze (192 pagine).

Cinematograficamente, il romanzo si apre in un interno-giorno, anzi, mattina, nell’ospedale psichiatrico parigino. A marzo del 1885, la capitale ricorda ancora con più di un brivido i disordini sanguinosi della Comune rivoluzionaria. La società borghese non ammette trasgressioni: non degli uomini, ancora meno delle donne. Per loro, si aprono i cancelli del reparto delle isteriche nella Salpetrière, se non rispettano il grigio cliché della segregazione delle agiate in casa, senza ambizioni e passioni e del lavoro incessante delle popolane, fuori casa e in casa. Tutte, beninteso, devono sottostare alla volontà del maschio-padrone, padre o marito.

La diciannovenne Eugenie Clery non intende sposarsi, per non finire spenta, malinconica e autoreclusa come la madre. Il carattere ribelle fa indispettire il padre notaio, ma quel ch’è peggio è che la ragazza è soggetta ad apparizioni. Vede i morti. Ha cominciato a 12 anni, con il nonno, defunto due mesi prima. Entra in una specie di dormiveglia, perde le forze e le appaiono persone trapassate: sedute sul letto, accanto a un tavolo, in piedi in salotto. All’inizio era terrorizzata, poi ha fatto l’abitudine, ma guai a rivelarlo a qualcuno.

Luisa ha 16 anni ed è sempre l’ultima ad alzarsi nel dormitorio, svegliata da un’infermiera o da un’altra delle alienate. Si levano tutte prima di una adolescente che vive un sonno senza sogni come unico momento per non pensare a quanto l’è capitato tre anni prima e deve ancora capitare.
L’infermiera soprintendente Genevieve, che le alienate chiamano “l’Anziana”, l’accompagna alla lezione del dottor Charcot. Il celebre neurologo (primo alla fine dell’800 a escludere il legame tra forme di patologia mentale femminile e l’utero) conduce sedute pubbliche in cui sottopone ad ipnosi pazienti psichiatriche. La più brava è evasa dalla Salpetrière vestita da uomo e Charcot l’ha sostituita proprio con Luisa, sempre reattiva quando viene ipnotizzata con un pendolino e un diapason. Risponde agli ordini del luminare manifestando movimenti parossistici, convulsioni, fino a inarcarsi poggiando a terra solo con la pianta dei piedi e la sommità della testa.

Genevieve osserva senza commentare, ma in cuor suo è sicura che per quelle donne non ci sarà terapia, resteranno pazze a vita. Con loro, non è mai ingiusta o cattiva, semplicemente non prova la minima partecipazione emotiva, da quando alle prime armi aveva rischiato d’essere strangolata dalla paziente alla quale si era più legata, andata fuori di sé in un attacco improvviso d’isteria. Le chiamano crisi: le donne si inarcano, sbraitano, si torcono, lottano contro un nemico invisibile, finché i medici o il personale non le calmano premendo sul volto una garza imbevuta d’etere o due dita contro le ovaie.

Inesperta, aveva provato empatia, vent’anni prima, le ricordava sua sorella, verificando a sue spese che sono pazze fallite irrecuperabili e che il suo compito è curarle o almeno assicurare condizioni decenti di internamento. Fuori della Salpetrière, l’infermiera vive una vita solitaria, sempre metodicamente uguale, giorno dopo giorno. Scrive lettere alla sorella, Blandine, che infila in una busta, su cui segna la data. Le ripone in una scatola, nell’armadio, accanto a tante altre, ordinate per data.

Therese la Magliaia è l’unica nella Sezione con cui l’Anziana ha un rapporto. Si incontrano da vent’anni in quello spazio angusto e tra loro si è stabilito un rispetto reciproco di cui non parlano, ma che non ignorano. L’ex prostituta Therese, madre adottiva delle alienate, Genevieve madre maestra delle infermiere: l’una tranquillizza l’altra sulla condizione di una particolare internata o sui progressi delle terapie di Charcot, nelle sedute pubbliche aperte a medici, studenti, giornalisti, politici, artisti.
In realtà, di pazze alla Salpetrière non ce ne sono, ma di donne scomode sì o donne di cui le famiglie si sono liberate per diversi motivi, facendole recludere in “una gabbia ragionevole” senza ritorno nella società.

Il romanzo — decisamente ben scritto e condotto — vive delle relazioni incrociate tra le quattro figure femminili e i comprimari che interagiscono con loro. Luisa, ad esempio, ha uno zio bruto alle spalle e un infermiere fidanzato davanti.

C’è un giorno dell’anno in cui Parigi appaga la curiosità sui misteri della clinica di Charcot. Si preparano per settimane al ballo in maschera di mezza Quaresima: le ricoverate nella Salpetrière felici d’essere viste, la Parigi borghese felice di vederle da vicino e poi restituirle alla loro reclusione, lontano dalle convenienze sociali.
Ma le dinamiche questa volta saranno molto più complesse. Nella Sezione è stata ricoverata anche Eugenie. Ha detto alla nonna dei morti e quella l’ha riferito al padre. Il notaio ha creduto di avvertire la presenza di Satana e non vuole più avere a che fare con la figlia...

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il ballo delle pazze

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Commenti: 1

  • ChiaM
    18 febbraio 2022, 17:24

    Una “pazzia” scomoda
    C’è un luogo, nella Parigi di fine Ottocento, totalmente isolato dal resto della città: si tratta della Salpêtrière, il celebre ospedale del dr. Charcot, in cui vengono internate donne considerate pazze. Soltanto una volta l’anno, in occasione del “ballo delle pazze”, il manicomio apre al pubblico parigino, desideroso di soddisfare la propria curiosità e smanioso di osservare impressionanti scene di follia.
    Ma le cose stanno realmente così? Le donne della Salpêtrière possono davvero essere considerate pazze? Alcune sì, per cause mediche o traumi subiti. Altre tuttavia no: sono semplicemente donne con un passato o una vita difficili, considerate scomode dalla società borghese parigina, e dunque relegate al ruolo di alienate da padri o mariti incapaci di affrontarle. È così per Eugénie, Thérèse, Luoise e Geneviève, quattro donne i cui destini si intrecciano alla Salpêtrière, poiché a loro modo vittime della misoginia dell’epoca.
    Nel romanzo alla narrazione avvincente – che ci porta a voler conoscere la sorte delle protagoniste – si uniscono le curiosità storiche: con il Ballo delle pazze Victoria Mas, autrice esordiente francese, traccia un interessante spaccato di una società in cui le donne isteriche e pazze venivano tenute sotto controllo, anche a costo di torture disumane.

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