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Recensioni di libri

Il Libro del Cinquecento. La maledizione di Tindaro Alessandro Guadagnini

Algra Editore, 2020 – Un commerciante si appropria di un antico volume manoscritto e va incontro alle conseguenze dell’oscuro potere che quel libro è capace di scatenare, facendo leva sull’avidità e la superstizione della gente.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 16-03-2022
Il Libro del Cinquecento. La maledizione

Il Libro del Cinquecento. La maledizione

  • Autore: Tindaro Alessandro Guadagnini
  • Genere: Horror e Gotico
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2020

Carmelo, l’ngigneri, non è affatto laureato, ma è tanto ricco. Ha sessantatré anni, commercia reperti, acquista oggetti antichi a prezzi stracciati, a volte ruba, per rivenderli a dieci volte tanto a collezionisti. In uno dei suoi spostamenti, scopre in un cassetto di un B&B di Pozzallo il volume ingiallito che avvia l’azione e i misteri narrati da Tindaro Alessandro Guadagnini nel romanzo Il Libro del Cinquecento. La maledizione, pubblicato nel 2020 da Algra Editore di Catania (202 pagine), primo della collana Brivido, diretta proprio dallo scrittore messinese quarantenne.

In effetti, i romanzi sono due, indipendenti, ma legati allo stesso tempo da un “unico filo conduttore”, premette l’autore. Il Libro del Cinquecento è uscito infatti alla fine del 2016, per il fiuto e la professionalità di Alfio Grasso, responsabile editoriale di Algra. Riscossa un’ottima accoglienza dal pubblico, Guadagnini ha messo mano nel 2018 a una storia ulteriore, La maledizione del libro, accompagnata anche questa da un successo confortante.

I due testi vivono ciascuno di vita propria, non vanno necessariamente consumati insieme, ma “funzionano” ancora di più se letti uno dopo l’altro, a breve tempo tra la fine del primo e l’avvio del secondo. Da qui il progetto di proporli insieme, in una nuova edizione, questa del 2020, per i tipi della casa editrice etnea, che li riprende entrambi dietro una copertina nuova ed efficace.

Nella prefazione al primo, Moreno Burattini fa notare che quella di Guadagnini è “una versione postmoderna del soprannaturale”. Segue le tracce di Edgar Allan Poe, che ha insinuato la paura negli scenari cittadini a lui contemporanei e fatto irrompere l’orrore nella realtà dell’uomo comune. Tindaro colloca angosce e scatena il batticuore in situazioni che ci sono familiari, non rincorre all’ambientazione medievale del romanzo gotico del Settecento e primo Ottocento (castelli, torri, foreste). Il lettore si riconosce facilmente nella Sicilia in cui si svolge l’azione, di oggi o meglio di ieri l’altro, visto che si conta ancora in lire, migliaia, milioni.

L’autore stesso spiega che il Libro del Cinquecento è noto nella sua zona dell’isola, l’alto Messinese tirrenico. Sostiene di aver sentito dire da una settantenne di Roccavaldina a un coetaneo che il nonno aveva posseduto uno strano volume, col quale riusciva a prevedere eventi futuri. Ma l’interlocutore aveva replicato che si tratta di un libro maledetto, uno strumento del demonio di cui sbarazzarsi al più presto.
Nei comuni limitrofi si possono raccogliere pareri analoghi, sempre dagli anziani. Tutti ne hanno sentito parlare, ma nessuno ha mai visto il volume. C’è chi lo considera un manuale di magia utile a togliere malocchio e fatture, per altri è un oggetto diabolico, buono a far ricadere sventure.

Il libro di cui si appropria Carmelo nella stanza di Pozzallo è un volume vecchio di secoli, sciupato dal tempo. La copertina rigida in pelle è danneggiata in più parti. Le pagine sono ingiallite e sgretolate agli angoli. Sulla prima, una calligrafia quasi illeggibile ha annotato "Libro del Cinquecento". È manoscritto, contiene disegni di mostri e diavoli, caratteri ebraici e traduzioni in italiano. Sono formule e incantesimi per fare tante cose: trovare un tesoro, evitare la grandine, fare innamorare...
Si vuole che sia in grado di esaudire tutti i desideri del possessore, ma pretenda in cambio un “prezzo” e lo incassa direttamente, senza che l’interessato possa evitarlo. Disfarsene è molto difficile, ma non impossibile.

Si può già intuire il crescendo d’angoscia che affliggerà i protagonisti della narrativa di Guadagnini, devastati dal peso delle conseguenze delle loro azioni.
Un docente universitario di antropologia, esperto di superstizioni popolari e occultismo, racconta a Carmelo la leggenda dell’anello di re degli ebrei Salomone, uomo di grande sapienza e anche potente mago. Capace di dominare i demoni, gli avrebbe consentito tremila anni fa di scrivere un manuale di magia: La clavicola di re Salomone, il “Libro del Cinquecento”, perché sepolto con lui, ritrovato e tradotto in greco poi in altre lingue europee, risulterebbe messo al bando dalla Chiesa per eresia nel 1559. Si dice di copie a stampa diffuse nel Sud Italia, specie in Sicilia e di un esemplare manoscritto custodito da una comunità di francescani a Ficarra, in una grotta.

Questo ci porta nel secondo romanzo. È un luogo segreto, solo i frati sanno dove sia. Difficile trovarla anche per loro, in una zona fitta del bosco, lontana dai sentieri. Nascosta da rami e foglie, l’entrata è stretta, ci passa a stento qualcuno molto magro. Da diverse generazioni, tutti i confratelli del convento sono tenuti a rispettare un giuramento solenne, a costo della vita. E a Ficarra il Vaticano invia padre Martinetti, esperto in demonologia, esorcista e moderno inquisitore. Il Santo Padre gli ha detto di entrare nella grotta e controllare...

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Libro del Cinquecento. La maledizione

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