La scrittrice francese Marguerite Yourcenar compie un esperimento letterario audace: scrivere di Dio senza mai nominare la parola “Dio”. Il risultato è I trentatré nomi di Dio (titolo originale Les Trente-trois Noms de Dieu. Essai d’un journal sanse date et sans prenom personnel), apparsi per la prima volta sulla Nouvelle Revue Française di Gallimard nel 1982 e, in seguito, pubblicati in volume.
Si tratta di brevi poesie che ritraggono Dio attraverso i nomi della bellezza e della miseria umana con immagini che sono la quintessenza della vita sulla Terra.
Il testo è stato pubblicato in italiano dalla casa editrice Nottetempo nella traduzione di Ginevra Bompiani in occasione del centenario dalla nascita di Marguerite Yourcenar nel 2003.
In calce le brevi poesie di Yourcenar, una per ciascuno dei nomi che la scrittrice decide di dare al divino, portano la data 22 marzo 1982. L’intelligenza di Yourcenar negli ultimi anni della sua vita (sarebbe scomparsa infatti nel 1987) fu di capire che una parola immensa quale “Dio” non poteva esprimersi se non attraverso una pluralità di significati.
La traduzione spagnola de I trentatré nomi di Dio sarebbe apparsa nel 1987 sul supplemento letterario de La Nación, proprio accanto alla notizia della morte di Marguerite Yourcenar, donando così all’intero testo un connotato quasi ascensionale e mistico. Per molti lettori in tutto il mondo quell’ultima opera di Yourcenar apparve come un messaggio d’addio.
Vediamo più nel dettaglio quali sono I trentatré nomi di Dio secondo Marguerite Yourcenar e il loro significato.
“I trentatré nomi di Dio” di Marguerite Yourcenar: testo
1. Mare al mattino
2. Rumore dalla sorgente nelle rocce sulle pareti di pietra
3. Vento di mare a notte su un’isola
4. Ape
5. Volo triangolare dei cigni
6. Agnello appena nato bell’ariete pecora
7. Il tenero muso della vacca il muso selvaggio del toro
8. Il muso paziente del bue
9. La fiamma rossa nel focolare
10. Il cammello zoppo che attraversò la grande città affollata andando verso la morte11. L’erba (l’odore dell’erba)
12. (Disegno suo, come tanti asterischi, stelline)
13. La buona terra La sabbia e la cenere
14. L’airone che ha atteso tutta la notte, intirizzito, e che trova di che placare la sua fame all’aurora
15. Il piccolo pesce che agonizza nella gola dell’airone
16. La mano che entra in contatto con le cose
17. La pelle – tutta la superficie del corpo
18. Lo sguardo e quello che guarda
19. Le nove porte della percezione
20. Il torso umano21. Il suono di una viola o di un lauto indigeno
22. Un sorso di una bevanda fredda o calda
23. Il pane
24. I fiori che spuntano dalla terra a primavera
25. Sonno in un letto
26. Un cieco che canta e un bambino invalido
27. Cavallo che corre libero
28. La donna – dei – cani
29. I cammelli che si abbeverano con i loro piccoli nel difficile wadi
30. Sole nascente sopra un lago ancora mezzo ghiacciato
31. Il lampo silenzioso Il tuono fragoroso
32. Il silenzio fra due amici
33. La voce che viene da est, entra dall’orecchio destro e insegna un canto.
“I trentatré nomi di Dio” di Marguerite Yourcenar: analisi e significato
Link affiliato
I trentatré nomi di Dio di Marguerite Yourcenar ci offrono un’importante chiave di lettura dell’opera della scrittrice francese e anche del suo capolavoro Memorie di Adriano che fu ispirato proprio da una riflessione sul divino sottolineata in un libro di Gustave Flaubert:
Ora che gli dei non ci sono più, e Cristo non è ancora, c’è stato, da Cicerone a Marco Aurelio, un momento unico in cui l’uomo è stato il solo protagonista.
Da questo momento in poi sarebbe iniziata una riflessione letteraria durata una vita intera. La sua opera capolavoro, Memorie di Adriano, Yourcenar l’avrebbe scritta, cancellata, riscritta, infinite volte, confinata in un baule per lunghi anni e ritrovata, in maniera sorprendente, nel 1950. Riscoperti i fogli su cui aveva iniziato a trascrivere le Memorie, la scrittrice chiese un congedo al direttore della scuola, un collegio francese in America, in cui lavorava e, armata di pazienza, si chiuse in casa per completare la sua opera ritrovata in quelle scartoffie ingiallite.
Potremmo dire che Dio, scritto con o senza la maiuscola sia uno dei personaggi più importanti dell’intera opera letteraria di Yourcenar. L’interrogativo, più o meno impellente, sulla presenza o assenza di Dio attraversa come una costante tutti gli scritti dell’autrice francese.
I trentatré nomi di Dio rappresenta quasi una sintesi delle riflessioni di Yourcenar sul tema. La scrittrice infatti, nelle sue tortuose riflessioni, aveva compreso che Dio non era nell’unità, ma nella pluralità: ci sono vari modi di rivolgersi a Dio tante quanto sono le fede e le religioni presenti nel mondo, ci sono molte preghiere e modi di adorarlo, lo stesso nome di Dio muta a seconda della fede prescelta.
La necessità del Divino è connaturata all’uomo che ha bisogno di credere che ci sia qualcosa di superiore a lui, qualcosa di indefinibile che può essere chiamato “Sacro”. Tutti i personaggi di Yourcenar si sforzano, in vario modo o a vario titolo, di definirlo e la divinità - soprattutto nella forma plurima degli Dei greci - appaiono in tutta l’opera di Yourcenar ma, nonostante il loro terribile potere, non sono eterni, perché tutto cambia e passa, tutto muta inesorabilmente; questo il tema principale di Fuochi.
Attraverso le sue trentatré formule la scrittrice ci interroga sulla relazione inconscia e plurale e stratificata che le nostre menti instaurano con il divino.
Quella proposta da Marguerite Yourcenar è una teologia non teorica, in cui Dio si manifesta in un’immagine come un’apparizione che si rivela duratura nella memoria.
I trentatré nomi di Dio assumono la forma di rivelazioni, in cui il divino c’è ma è al contempo celato. La grande novità mistica di Yourcenar - e la sua intuizione letteraria - è quella di porre la trascendenza nell’immanente, calare Dio nel mondo non come spirito ma come facendolo elemento, quindi parte inscindibile dell’esistente.
Nello scritto dell’autrice francese non c’è alcuna morale accusatoria né imperativo etico: si limita a verbalizzare in un elenco le apparizioni di Dio, componendo, attraverso ciascuno di questi fenomeni, la trama di un’esistenza - che è poi ogni esistenza, appunto, senza pronome personale soggetto.
Perché nessuna vita è immune dalla visione epifanica del “mare al mattino”, così come nessun essere umano è privo di pelle o di sguardo, della capacità di entrare in contatto profondo con le cose e di percepire un senso di pietà per tutto ciò che esiste.
L’unica certezza che il lettore ha, leggendo questi Trentatré nomi di Dio, è lo stupore e la meraviglia, unite a un senso latente di commozione per le molteplici maniere in cui si manifesta ai nostri occhi la vita. Alla fine dell’elenco tutti ci sentiamo più vicini a percepire qualcosa che è invisibile, ma c’è, è la sostanza stessa delle cose.
Quella di Yourcenar è una visione del divino profondamente laica che si manifesta in una concezione che trae origine dagli studi classici ed è quella di un’umanità armonica, in sintonia con la natura e l’intero universo. Per Yourcenar Dio sta nel “forse” e proprio lì, nella possibilità, è racchiuso.
Alla sua morte, Marguerite Youcernar fece incidere sulla propria lapide, nel cimitero di Brookside a Somesville nel Maine, questa frase molto significativa riguardo il proprio rapporto con il divino:
“Piaccia a Colui che forse è di adeguare il cuore umano alla dimensione di tutta la vita”, affidando a quel “forse” la protervia delle sue titubanze, e a Dio l’ultima parola.
I Trentatré nomi di Dio appaiono eterni, ancora validi, assoluti come i comandamenti scolpiti sulla pietra: ognuno può leggerli e scoprirvi un “nome di Dio” che non conosceva e scoprirsi a osservare le cose da un altro punto di vista sperimentando, una volta di più, la forza intrinseca della vita.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quali sono “I trentatré nomi di Dio” secondo Marguerite Yourcenar
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Storia della letteratura Marguerite Yourcenar Nottetempo
Grazie, Marguerite per averci donato parole divine ancor più gradite perchè scritte da chi davanti al Divino esprime un forse, ma per noi che osserviamo le immagini che ci proponi diventano una evidenza...