I giorni scontati. Appunti sul carcere
- Autore: Non disponibile
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
"Non si può educare alla libertà sopprimendola”
Ad ottobre 2012, La Sandro Teti Editore pubblica, all’interno della collana Historos, “I giorni scontati. Appunti sul carcere”, un’opera curata da Silvia Buzzelli, docente di diritto penitenziario presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che raccoglie scritti di autori che, seppur con livelli e mansioni differenti, si trovano a contatto con la realtà carceraria. C’è un connubio fra il contributo di docenti universitari di diritto processuale, penale, di filosofia del diritto, di neurologia, di scienze dell’educazione e dirigenti delle strutture penitenziarie. Ma non solo. C’è anche l’apporto di professionalità che, per i non addetti ai lavori, sembrerebbero cozzare con il contesto penitenziario, come ad esempio l’esperienza di un medico veterinario omeopata che dal 1989 è consulente della Casa di reclusione di Gorgona, l’ultima isola-carcere italiana, situata nella parte settentrionale dell’Arcipelago Toscano.
Ad arricchire l’opera, il contributo di un documentario di Germano Maccioni che, lungi dal voler essere un film sul carcere, introduce nel carcere lasciando alle immagini stesse, ai detenuti e agli agenti di polizia penitenziaria, la possibilità di raccontare una realtà che, come asserisce Massimo Filippi, docente di neurologia presso l’Università “Vita-Salute” al San Raffaele di Milano,
«intrattiene un rapporto complesso con la visibilità. Da un lato, infatti, delimita uno spazio che relega al di fuori dal campo del visibile. Dall’altro rende chi vi è recluso perennemente sottoposto agli sguardi, lo arresta dentro lo sguardo, in una visibilità accecante e ininterrotta».
Chi si trova dietro le sbarre è un fuori-legge. Nel rapporto fra binomi come inclusione/esclusione, dentro/fuori, visibile/invisibile si costruisce la RECLUSIONE.
Il testo “I giorni scontati. Appunti sul carcere” sembrerebbe porre l’accento sull’assunto che “non si può educare alla libertà sopprimendola”, come principio fondamentale per una rilettura della situazione attuale e come punto fermo da cui partire per ripensare le strutture di detenzione solo come estrema ratio, a cui far riferimento, laddove sono falliti altri percorsi educativi, oggi non sufficientemente considerati come uno strumento efficace con valenza socio-pedagogica ed economica allo stesso tempo.
Se da un lato, infatti, le alternative alle misure detentive restituiscono amor proprio e integrazione nella società, fin dal primo momento, al reo che contravvenendo alla legge si è posto, con il suo comportamento, al di fuori della norma (nella duplice accezione di significato, come sinonimo di legge e come concetto statistico di devianza) e quindi, di pari passo, al di fuori della società che la condivide, dall’altro incarnerebbe un’ottima possibilità dare un significativo taglio alle spese pubbliche.
A quanto ammonta la retta giornaliera che viene corrisposta per ciascun detenuto? Che ulteriori costi verranno aggiunti per la costruzione di altre carceri, dal momento che in molte di quelle attualmente presenti sul territorio nazione si registra un alto tasso di sovraffollamento? E ancora. Quanto è già costato all’Italia questo sovraffollamento?
Decisamente non poco se si tiene conto che, proprio l’8 gennaio 2013, la Corte Europea per i Diritti Umani ha condannato, per la quarta volta, la nostra Nazione ad un risarcimento per danni morali, di circa centomila euro, in favore dei sette carcerati detenuti nella struttura penitenziaria di Busto Arsizio, ritenendo l’Italia colpevole di tortura, violando l’art.3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che sancisce che
«Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti».
Dai dati forniti dal Ministero della Giustizia e, ampiamente discussi all’interno de I giorni scontati, si apprende che circa il 40% della popolazione carceraria è in attesa di giudizio e che più della metà dell’intera popolazione detenuta è composta da imputati/condannati per reati contro il patrimonio.
Ad oggi l’unica alternativa alla pena detentiva sembrerebbe essere quella pecuniaria che difficilmente inibisce le recidive nel commettere reato. Vengono ignorate invece misure, “a costo zero”, come l’affidamento in prova al servizio sociale di competenza territoriale o gli arresti domiciliari, misure decisamente applicabili su tutta quella porzione di detenuti che non sono da ritenersi dei “pericoli pubblici”.
C’è del capitale umano dietro le sbarre che viene disumanizzato lontano dai nostri occhi distratti o dai nostri sguardi giudicanti, seppur privi di una adeguata conoscenza del fenomeno.
Voltaire diceva:
«Non raccontatemi della bellezza dei vostri palazzi, ditemi piuttosto come si vive nelle vostre carceri».
“I giorni scontati. Appunti sul carcere” è un libro che, con competenza, offre la possibilità al lettore di essere introdotto in quella parte di non-visibile che però riflette, e fa riflettere, su ciò che siamo e dove viviamo. Nel 2013 ancora in un paese incivile.
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