I Middlestein
- Autore: Jami Attenberg
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Giuntina
- Anno di pubblicazione: 2014
“I Middlestein” è il racconto delle vicende di una famiglia ebraica che vive in America: i suoi componenti rispettano i riti della loro religione e cultura e molto di questo è narrato nel romanzo di Jami Attenberg.
Personaggio principale attorno a cui ruota l’intera vicenda è Edie, prima bambina, poi donna e avvocato di successo, infine al termine della propria esperienza lavorativa, con una caratteristica che l’accompagna per tutta la vita: un forte attaccamento al cibo, l’impossibilità di farne a meno. La piccola Edie Herzen (questo il suo cognome da nubile) non era mai stata mingherlina. D’altronde, per i suoi genitori come era possibile non dar da mangiare alla propria bambina, come non rispondere affermativamente ad ogni sua richiesta di cibo anche se in quantità eccessiva? Così, ancor piccina, Edie viene paragonata ad un solido blocco di carne ed è già notevolmente in sovrappeso. Eppure mamma e papà non possono negare il cibo alla figlia.
“Erano d’accordo sul fatto che il cibo era frutto d’amore ed era ciò che generava amore.”
Ecco quel che comunicano gli Herzen alla piccola Edie che non s’accontenta di baci, di abbracci, di affetto: il cibo è ciò che la calma, la rasserena e i suoi genitori la fanno felice così.
Intanto Edie cresce, s’irrobustisce e, con il suo corpo, si fa forte anche il suo carattere. Diventa un avvocato di successo e sposa Richard Middlestein che, con il suo aiuto, diviene proprietario di una farmacia. La famiglia trascorre anni sereni: dall’unione nascono due figli che non danno particolari preoccupazioni ai genitori. Presto i Middlestein sono anche nonni poiché il figlio Benny e la moglie Rachelle si sposano molto giovani e hanno una coppia di gemelli.
Edie continua il suo lavoro di avvocato ed è attenta e premurosa un po’ verso tutti non lasciando da parte neppure i propri impegni religiosi e frequentando regolarmente la sinagoga. La protagonista, però, non viene pienamente compresa dai familiari: il marito, in particolare, si distacca da lei sia perché è troppo impegnata, sia per l’aspetto fisico a causa del quale non riesce più a provare alcuna attrazione.
Già, perché Edie, negli anni, perde quella femminilità che da giovane, nonostante i chili in più, le conferiva un aspetto giunonico e matronale. Ora, giunta alla soglia dei sessant’anni, ha superato numerose tappe ma ognuna le è costata chili e chili in più. Adesso è una donna obesa di centosessanta chilogrammi che, naturalmente, non è immune da tanti disturbi. L’obesità è, in sé e per sé, una malattia e le provoca il diabete, disfunzioni cardiache e gravi squilibri metabolici. I figli sono in ansia per lei e la stessa nuora Rachelle, convinta salutista, più e più volte si domanda cosa fare per aiutare la suocera. Non le è, invece, di aiuto Richard che avvia le pratiche di separazione. Da un lato questo può apparire motivo di crollo ma ci fa, invece, scoprire una Edie dalle innumerevoli risorse che trova anche, in un altro uomo, una nuova amicizia speciale.
Purtroppo le vicende peggiorano di giorno in giorno ed Edie, all’apparenza forte, cede, o meglio, è il suo fisico a non reggere più. Ci vorrà questo triste evento per scuotere gli animi dei familiari, in particolare di un marito non più innamorato.
“Richard credette, alla fine, di aver avuto un bagliore di comprensione del perché Edie aveva mangiato fino a morirne. Perché il cibo era un luogo meraviglioso per nascondersi.”
In questa frase sono riassunte tematiche assai attuali: il cibo non è solo nutrimento del corpo ma anche dell’anima e nelle difficoltà, nelle asperità della vita, si fa riparo per molti. Non dovrebbe esser così ma spesso, nelle dinamiche interpersonali, prevalgono l’egoismo o la superficialità. Non si riesce più a comunicare e ci si rifugia nel cibo, fonte non solo più di sussistenza e nutrimento ma anche di conforto. Il cibo che, in quantità sbagliata, non dà, toglie la vita.
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