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Recensioni di libri

Gli effetti secondari dei sogni di Delphine de Vigan

Dopo la protagonista del fortunato "L’eleganza del riccio", ecco un’altra ragazzina prodigio nell’odierna Parigi alto borghese. La tredicenne Lou Bertignac vive in famiglia in un caldo ed accogliente appartamento, ma non è felice... Il libro propone una riflessione di carattere socio-politico, il problema dei senza tetto in una città dell’occidente così opulenta, ma soprattutto quello della solitudine dei ragazzi anche se provenienti da famiglie benestanti e capaci di offrire apparente sicurezza.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 07-10-2008

4

Gli effetti secondari dei sogni

Gli effetti secondari dei sogni

  • Autore: Delphine de Vigan
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Anno di pubblicazione: 2008

Dopo la protagonista del fortunato "L’eleganza del riccio", ecco un’altra ragazzina prodigio nell’odierna Parigi alto borghese. La tredicenne Lou Bertignac vive in famiglia in un caldo ed accogliente appartamento, ma non è felice: una tragedia ha sconvolto la testa di sua madre, il padre accudisce la moglie depressa, Lou è la più piccola della sua classe e non riesce ad integrarsi con compagni più grandi e diversi da lei. Alla Gare d’Austerlitz, dove va spesso ad osservare i passanti, incontra ripetutamente una ragazza lacera, sporca, sciupata con cui riesce a costruire, con molta lentezza e pazienza, un rapporto di amicizia.

Nowellen è una senza tetto, viene da una storia di abbandono familiare, le pur efficienti strutture di accoglienza francesi possono far poco per lei. Lou prende a cuore la vicenda della nuova e difficile amica, riesce ad imporne la presenza ai suoi genitori e l’inserimento di questo apparente corpo estraneo ha un effetto positivo: la madre di Lou riprende vita, si interessa del destino della nuova improbabile ospite e i rapporti familiari sembrano decollare. Purtroppo non vi sarà lieto fine: malgrado gli sforzi di Lou e del suo amico Lucas, Nowellen è destinata a seguire il suo doloroso destino di outsider, e sparirà definitivamente dalla vita dei suoi protettori.

Il libro propone una riflessione di carattere socio-politico, il problema dei senza tetto in una città dell’occidente così opulenta, ma soprattutto quello della solitudine dei ragazzi anche se provenienti da famiglie benestanti e capaci di offrire apparente sicurezza. Personaggi simili sono descritti nel fortunato romanzo italiano "La solitudine dei numeri primi": mentre però lì la storia segue i protagonisti in molte fasi della loro crescita, qui al contrario tutto avviene nel corso di un solo anno scolastico, scandito dalla presenza di un professore eccezionale, il severo Marin, che appare come il punto di riferimento, la sicurezza, la continuità in un mondo che ai giovani protagonisti sembra crollare addosso. La scrittura è leggera, il libro si legge rapidamente, ma lascia comunque un senso di amarezza nel lettore più sensibile ai drammi dei nostri adolescenti.

Gli effetti secondari dei sogni

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gli effetti secondari dei sogni

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Commenti: 1

  • Martina Vecchi
    9 marzo 2012, 18:41

    Lou Bertignac è una ragazzina particolare. Discreta e silenziosa, timorosa e timida, è diversa dagli altri coetanei. Trascorre molto del suo tempo alla stazione a guardare passare treni e persone. Soprattutto persone. Ha un quoziente intellettivo superiore alla norma, una capacità di memorizzazione molto alta, riesce a leggere velocemente tutti i libri, e si diverte a fare esperimenti di ogni genere. Ha deciso di frequentare però una scuola pubblica e non una speciale per ragazzi come lei, vuole mescolarsi alle persone “normali”. Anche perché in classe con lei c’è il bel Luc, bocciato, scapestrato, sfrontato, la chiama “Pépite”, sembra essere l’unico a considerarla. La vita in famiglia non è facile, per Lou: vive con un padre premuroso e solerte che svolge anche il ruolo di madre, da quando questa è caduta in una crisi depressiva che la rende muta e apatica, quasi robotica. Un dramma pregresso, infatti, ha inquinato la serenità familiare, congelando l’affetto in solitudini silenziose: la morte della piccola Thais, la sorellina di Lou, a pochi mesi dalla sua nascita.

    Poi l’incontro con No. No come una negazione. L’incontro di due solitudini e due diversità. Galeotta la ricerca per il professor Marin improvvisata lì per lì. Lou odia presentare relazioni di fronte alla classe, perché non le piace parlare in pubblico. Ma quando si inventa su due piedi la ricerca sui senzatetto, in particolar modo sulla condizione femminile, ecco che le sovviene di No.

    No ha diciotto anni ed è una randagia. Lou l’ha conosciuta alla stazione. È magrissima ed emaciata, sporca e stanca, ma bellissima. Parla poco e ha una grazia animalesca tipica di chi, troppo giovane e insicura, ha dovuto imparare molto presto a difendersi dalla vita. A modo loro, dopo aver superato l’iniziale diffidenza, Lou e Nolwenn diventano amiche, sempre più strette. “Stiamo insieme, vero Lou?” No vuole essere spesso rassicurata. Ed ecco che la famiglia di Lou la ospita, cerca di recuperarne la vita, le trova un lavoro, un’assistente sociale. Ma spesso la buona volontà non basta a riabilitare una vita. E No e Lou sono così disperatamente fragili, hanno bisogno l’una dell’altra, tanto che Lou decide a un certo punto di andarsene di casa, di seguire No in Irlanda, dove, si dice, l’erba è verdissima e si può vedere la curva del mondo, e dove vive Loic, il ragazzo di No.

    No è un diamante grezzo, la sua intelligenza le suggerisce di rinunciare a Lou, almeno lei non deve perdersi, almeno lei deve avere una vita serena. Riuscirà Lou a liberarsi della sua insicurezza e a vivere come una ragazza normale? Riuscirà a recuperare il rapporto con i suoi genitori?

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