La poesia Giorno d’autunno di Reiner Maria Rilke canta il passaggio dall’estate alla stagione successiva ed esplora il tema della caducità con l’afflato religioso tipico del poeta, la cui voce sensibile e delicata si interroga sulle questioni ultime della vita umana.
Grazie a un linguaggio estremamente preciso e a un ricco simbolismo, Rainer Maria Rilke, muovendo da un contesto naturale, fa affiorare l’io lirico in tutta la sua intensità e offre al lettore versi che evocano temi universali quali l’inevitabilità dei cambiamenti, l’isolamento pessimistico, l’importanza di valorizzare il momento presente nell’incertezza dell’esistenza.
Giorno d’autunno è un componimento esemplare anche per la sua capacità di mostrare i cambiamenti subìti dalla poetica di Rainer Maria Rilke dopo i soggiorni a Parigi e a Worpswede, il villaggio di artisti nei dintorni di Brema nel quale il poeta stazionò per circa due anni, tra il 1900 e il 1902.
Fu il richiamo dell’arte e della pittura a sollecitare la natura errabonda di Rilke e a fargli intraprendere quest’esperienza singolare, nella quale visse un fugace amore con la scultrice Clara Westhoff e conobbe il maestro Auguste Rodin che presto sarebbe diventato, anche per lui, mentore e fonte d’ispirazione.
Giorno d’autunno fu composta con ogni probabilità nel 1902 quando il poeta era impegnato anche nella redazione di una biografia sullo stesso Rodin. Il componimento confluì nella raccolta Das Buch der Bilder (Il libro delle immagini), che riunisce le poesie degli anni dal 1898 al 1902 e che fu inizialmente pubblicata nell’estate del 1902 e ripubblicata, poi, in una seconda edizione, nel 1906 (con l’aggiunta di alcune liriche composte tra il 1902 e il 1906).
Il libro delle immagini apre una fase nuova nella produzione di Rilke, influenzato dalla pittura, dalla scultura e dalle arti che aveva apprezzato nella capitale francese: il simbolismo giovanile, dove il poeta parlava in prima persona, lascia il posto a componimenti che mostrano un chiaro affinamento delle sue doti poetiche, dove la soggettività e la dimensione esistenziale emergono attraverso la voce delle cose, degli altri uomini, degli animali e degli eventi naturali, come poi confermerà, con esiti ancor più alti, la successiva raccolta Poesie Nuove (1907).
Herbsttag di Rainer Maria Rilke: il testo originale tedesco
Herr: es ist Zeit. Der Sommer war sehr groß.
Leg deinen Schatten auf die Sonnenuhren,
und auf den Fluren laß die Winde los.Befiehl den letzten Früchten voll zu sein;
gib ihnen noch zwei südlichere Tage,
dränge sie zur Vollendung hin und jage
die letzte Süße in den schweren Wein.Wer jetzt kein Haus hat, baut sich keines mehr.
Wer jetzt allein ist, wird es lange bleiben,
wird wachen, lesen, lange Briefe schreiben
und wird in den Alleen hin und her
unruhig wandern, wenn die Blätter treiben.
Giorno d’autunno: la traduzione italiana della poesia di Rilke
Signore: è tempo. La calura era grande.
Deponi l’ombra sulle meridiane,
e lascia che sulle pianure spirino i venti.Fa’ che i frutti ultimi siano colmi;
concedi loro ancora due giorni di tepore,
che il frutto giunga a maturare, e spremi
l’ultima dolcezza nel grave vino.Chi non ha casa adesso, non l’avrà.
Chi è solo adesso lo rimarrà a lungo,
guarderà, leggerà, scriverà lunghe missive,
e vagherà avanti e indietro nei viali
inquieto, quando le foglie cadono.
Giorno d’autunno di Rainer Maria Rilke: analisi e commento
La poesia si compone di tre strofe con un numero crescente di versi che esprimono l’importanza sempre maggiore dei cambiamenti descritti: l’addio all’estate e il tempo del raccolto, dove protagonista è una natura perfetta, nella sua maturità, sono, infatti subordinati, e in stridente contrasto, con la prospettiva della solitudine di individui irrequieti che vagano incompleti, privi dell’amore e di un’accogliente dimora.
Giorno d’autunno si apre con un’invocazione al Signore, che indica l’appartenenza dell’uomo a una realtà trascendente e più profonda di quella terrena; anche l’autunno, come stagione del raccolto dove termina un ciclo, diventa metafora della fine di una fase della vita e della predisposizione alla riflessione e alla contemplazione della propria interiorità.
Dopo un breve riferimento all’estate ormai conclusasi Rilke introduce l’avvicinarsi dell’autunno con chiari riferimenti agli elementi naturali: le giornate sempre più brevi e i venti autunnali.
Il passaggio dall’estate all’autunno diviene qui simbolo del cambiamento e della transitorietà dell’esistenza dove un momento di fioritura e di solare abbondanza sta per lasciare il posto alla compiutezza di una maturità che porta con sé anche l’esigenza di ritirarsi in sé stessi.
Nella seconda strofa il poeta esalta l’autunno come il tempo della pienezza e del raccolto, la sua invocazione intima continua con la richiesta di imporre ai frutti la sovrabbondanza e di riempire il vino con tutto il suo sapore. È l’esaurirsi di un ciclo vitale, che con il perfezionamento dei suoi prodotti evoca anche l’approssimarsi della fine.
Lo sguardo di Rilke, nell’ultima strofa si sposta dalla natura all’uomo, minacciato dalla solitudine che è la condizione naturale di chi è costretto a vagare irrequieto perché non riesce mai a sentirsi a casa, di chi non è riuscito a completarsi con l’esperienza di un amore sincero e duraturo. L’autunno è qui già una realtà che preannuncia l’inverno, impone ritmi più lenti e richiede una vita più domestica, dedicata alla lettura e alla scrittura. Questo tempo è metafora non solo dell’isolamento ma anche di una contemplazione interiore che focalizza la sua attenzione sulla caducità dell’esistenza, come ben dimostra l’ultimo, angoscioso riferimento alle foglie che cadono.
La natura, dunque, funge qui da sfondo alla dimensione emotiva dell’uomo e l’autunno non è solo una stagione ma anche il simbolo del cambiamento interiore e della malinconia connaturata ad esso.
Analisi metrica e stilistica della poesia
Giorno d’autunno di Rilke si compone di dodici versi distribuiti in tre strofe di lunghezza differente (3-4-5) dove troviamo, rispettivamente:
- una rima abbracciata incompleta (ABA);
- una rima abbracciata completa (CDDC);
- una rima abbracciata completa con un verso aggiuntivo (EFFEG).
Per i suoi versi il poeta sceglie il pentametro giambico che ben riesce nell’intento di donare al testo un movimento fluido, quanto mai adatto per la tematica meditativa che vi viene espressa. Gli accenti regolari conferiscono un’intonazione calma e malinconica.
Per quanto riguarda le figure retoriche il testo si apre con un appello diretto, un apostrofo solenne che enfatizza il canto, in una seconda persona singolare, intima e personale, al tempo che viene personificato come un entità divina, che guida il corso delle stagioni.
Allo stesso tempo Rilke si rivolge con ripetuti appelli in forma imperativa che introducono nel componimento una voce attiva e denotano l’urgenza o la necessità del cambiamento proprio delle stagioni.
Molte le metafore che nel testo lasciano intravedere un significato più profondo e che il poeta usa soprattutto per sottolineare i passaggi, le transizioni nella dimensione naturale ma anche nella vita umana (“deponi l’ombra sulle meridiane”, “fa’ che i frutti siano colmi”, “concedi loro ancora due giorni di tepore”).
Soprattutto nell’ultima strofa troviamo, poi, delle antitesi, che sottolineano il contrasto (tra la possibilità di avere una casa e l’impossibilità di costruirla, rimanendo così obbligati a vagare), un’anafora che stabilizza il ritmo, sottolinea la presenza della stessa tematica e rafforza la sensazione di inevitabilità della solitudine; un enjambement che prolunga la lettura, dilata il testo e gli conferisce una dinamicità che ben esprime il cambiamento continuo e un parallelismo (“Chi non ha casa adesso, non l’avrà”, “Chi è solo adesso lo rimarrà a lungo”) che accentua l’immutabilità della situazione e rende la malinconicità della situazione.
In tutto il testo, infine, sono presenti numerosi simbolismi che indicano la presenza di un significato più profondo rispetto al dettato immediato:
- le meridiane, ad esempio indicano l’alternarsi delle stagioni;
- il vino allude alla maturità e al piacere dell’ultimo raccolto, alla fine dell’estate;
- la casa sta per l’impossibile sicurezza, per la protezione e la stabilità a cui, inutilmente, il poeta anela.
In definitiva, dunque, Giorno d’autunno è un piccolo capolavoro che impone una riflessione sulla transitorietà della vita e sull’importanza di valorizzare il presente per la nostra realizzazione e la nostra compiutezza. Rainer Maria Rilke mostra che la natura può configurarsi come lo specchio dell’animo umano: il linguaggio e le immagini che egli utilizza ne fanno un canto senza tempo, un classico nel senso più proprio del termine, dove la descrizione della natura è magistralmente coniugata con una filosofia dell’esistenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Giorno d’autunno” di Rainer Maria Rilke: una poesia sulla caducità della vita
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