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Storia della letteratura

“Già la pioggia è con noi”: il senso del tempo secondo Salvatore Quasimodo

L'evocazione naturalistica della pioggia da parte di Salvatore Quasimodo diventa il pretesto per analizzare la condizione umana. Una poesia da leggere in una giornata di pioggia perché aiuta ad ascoltare sé stessi.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 14-03-2023
“Già la pioggia è con noi”: il senso del tempo secondo Salvatore Quasimodo

Il ritorno della pioggia viene descritto in una poesia perfetta e naturalistica da Salvatore Quasimodo. Una lirica che sembra un ritratto dipinto in tinte acquerello, con i colori slavati che sfumano i contorni delle cose proprio come la pioggia quando batte sui vetri in una giornata uggiosa.
Già la pioggia con noi è una poesia che porta con sé il profumo di terra umida di una giornata di primavera: sa di cambiamento e di rinascita, di fiori freschi sul punto di sbocciare, di cinguettii rauchi di uccelli, di erba bagnata. La descrizione paesaggistica in realtà prepara il lettore a una riflessione più profonda sulla vita e il suo significato facendo sedimentare nell’animo una malinconia che sconfina in una tristezza pungente.

La lirica Già la pioggia è con noi è contenuta nella raccolta Poesie e discorsi sulle poesie (Mondadori, 1997).

Scopriamone testo, analisi e commento.

“Già la pioggia è con noi” di Salvatore Quasimodo: testo

Già la pioggia è con noi
scuote l’aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.
Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d’improvviso un giorno.

“Già la pioggia è con noi” di Salvatore Quasimodo: analisi e commento

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Già la pioggia è con noi deve essere letta come la voce di un poeta in esilio. Salvatore Quasimodo descrive il piovoso paesaggio lombardo con gli occhi di chi ha nostalgia del sole e il rimpianto nel cuore. Persino la descrizione naturalistica viene traslata nella mente del poeta: le rondini che sfiorano l’acqua dei laghi di Lombardia diventano gabbiani. La Sicilia appare come un fantasma in controluce nelle lacrime della pioggia, si rovescia a specchio nella nostalgia del poeta esule.

La poesia può essere divisa in due parti con un taglio netto. Nella prima sezione di Già la pioggia è con noi Quasimodo si focalizza unicamente sulla descrizione dell’ambiente: una descrizione realistica della pianura lombarda che a tratti si sovrappone alla fantasticheria, come indica la similitudine tra le rondini e i gabbiani.
Il ritorno della pioggia è il tema leitmotiv che dà inizio al canto ed è scandito come un picchiettio martellante sin dal primo verso che presenta al principio l’avverbio “Già”.
I primi due versi sembrano simulare il moto della pioggia che cade “scuote l’aria silenziosa”, goccia dopo goccia vibra un cambiamento nell’atmosfera come un lento distillare. Quasimodo la pioggia ce la fa sentire: ne udiamo il fluire, il picchiettante gocciolio bagnato.

Il suono della pioggia si accompagna quindi agli stridi delle rondini che arrivano in picchiata e volano a pelo d’acqua come se cercassero dei pesci. Il poeta descrive quindi gli odori del paesaggio lombardo: il profumo secco e inebriante del fieno che si diffonde nell’aria.
La descrizione della campagna rievoca il lavoro stagionale dei contadini legato ai ritmi del raccolto e, dunque, all’invisibile moto del tempo che rappresenta il protagonista della seconda parte della poesia.

Con uno stacco netto infatti Quasimodo interrompe l’andamento descrittivo per introdurre un paragrafo più riflessivo:

Anche un altro anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido.

Ritorna in questo distico l’atmosfera cupa ed esistenzialista di Ed è subito sera, la lirica capolavoro del poeta ermetico.
La pioggia che improvvisa scuote l’immobilità dell’aria diventa il pretesto per riflettere sulla necessità di un cambiamento. L’uomo sembra incapace di cogliere l’istante in fuga e, con un brivido, constata la propria apatia dinnanzi al moto inesorabile delle stagioni. Gli animali vivono il cambiamento atmosferico in maniera naturale, rispondendo ai propri bisogni primari, mentre l’uomo si interroga alla ricerca di un senso. Le rondini si piegano al moto del vento; mentre gli esseri umani sprofondano al centro di loro stessi, la pioggia li costringe a riflettere, a soffermarsi a pensare.

L’immagine dell’“anno bruciato” riprende per analogia la candela consumata dalla fiamma, riflesso del tempo breve della vita umana. Mentre la pioggia scuote l’aria dapprima silenziosa, l’uomo si interroga sul mistero della propria esistenza che si contrappone all’eterno ritorno delle stagioni nel loro ciclo senza fine.
La pioggia riflette il rimpianto del poeta, la sua malinconia, ma al contempo è un fenomeno lo scuote dalla rassegnazione apatica. Ogni goccia d’acqua che scende sulla terra rimanda al senso del tempo: che inesorabile scorre in un continuo fluire.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Già la pioggia è con noi”: il senso del tempo secondo Salvatore Quasimodo

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