

Busto di Plinio il vecchio sulla facciata del Liceo Volta, Como © Marimari52
Nella vita e nelle opere di Plinio il vecchio scorgiamo un personaggio eclettico che mise la sua vita al servizio dell’impero romano ma anche una mente onnivora che con la sua curiosità indagò quasi ogni campo dello scibile umano.
Studioso infaticabile e uomo di straordinaria erudizione, Plinio il vecchio lascia ai posteri la Naturalis historia, una summa del pensiero scientifico romano che lo rende, a pieno titolo, un precursore del sapere enciclopedico che tanta parte ebbe nell’Illuminismo.
Plinio il vecchio, però, fu anche una figura esemplare che fece dello stoicismo uno stile di vita: rinunciò agli onori della vita pubblica quando il potere imperiale divenne tirannico e perse la vita nell’eruzione di Pompei, nel tentativo di soccorrere i concittadini minacciati dai rigurgiti del vulcano.
La vita e le opere di Plinio il vecchio
Nato nel 23 (o 24) d.C. a Como, Gaio Plinio Secondo praticò in giovane età la vita militare e, grazie a numerosi soggiorni in Germania ebbe modo di conoscere grandi generali come Gneo Domizio Corbulone e Pomponio Secondo ma anche un giovanissimo Tito, al quale resterà legato da una sincera amicizia anche quando quest’ultimo diverrà imperatore. Di questo periodo sono un trattato sulle tecniche di combattimento a cavallo (De iaculatione equestri) e una corposa opera storica (Bella germaniae), entrambe perdute.
Sotto il soglio di Nerone Plinio condusse una vita appartata e si dedicò agli studi di oratoria componendo il trattato in sei libri Studiosus (perduto), era infatti apertamente ostile al nuovo principe.
Con Vespasiano, invece, fu protagonista di una brillante carriera, divenne procuratore imperiale e assunse molti incarichi di rilievo. È in questo momento della sua vita che compose l’opera storica A fine Aufidi Bassi (non conservata), che però scelse di non pubblicare in vita per non essere accusato di servilismo nei confronti della gens Flavia.
Solo alla fine della sua esistenza riuscì a terminare e a presentare al futuro imperatore Tito l’unica opera che di lui ancora ci resta, la Naturalis historia, una colossale impresa che ricapitola tutto il sapere scientifico dell’antichità.
Morì il 24 agosto del 79 d.C. durante l’eruzione di Pompei, mentre era di stanza Campania, come prefetto della flotta imperiale. Il nipote Plinio il giovane ci racconta che si espose al pericolo per filantropia e spirito di servizio verso la comunità piuttosto che per un’insana curiosità scientifica come vorrebbero altre fonti.
La Naturalis historia di Plinio il vecchio
Struttura e genesi dell’opera


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La Naturalis historia è il frutto di un meticoloso lavoro preparatorio: Plinio il vecchio leggeva di tutto, annotava, appuntava dati e confezionava schede e dossiers, elaborò così migliaia di notizie dopo la lettura di oltre duemila volumi di cento autori diversi. Da questa grande fatica intellettuale risultò un’opera interessantissima e composita dove trovavano posto (con più libri dedicati alle singole discipline) la cosmologia, la geografia fisica e umana, l’antropologia, la zoologia, la botanica, la medicina, la metallurgia, la mineralogia, e, infine la storia dell’arte (di cui le sezioni precedenti avevano studiato i materiali). La dedica al futuro imperatore Tito, espressa in una epistola, consente di datare il lavoro tra il 77 e il 78 d.C.
Piuttosto che esprimere il proprio punto di vista sullo stato dell’arte di una scienza, o su una specifica questione scientifica, Plinio il vecchio appare più interessato a dar conto di tutte le opinioni conosciute. La sua enciclopedia è in realtà un inventario e risponde a un’esigenza specifica di organizzazione del sapere che era molto diffusa in età imperiale: in questo periodo, infatti, si diffondono a Roma quelli che noi oggi chiameremo professionisti o tecnici, architetti, agronomi, amministratori, medici; burocrati, insomma, che si interessano di economia e di finanze, di risorse naturali e del modo di sfruttarle al meglio. Per gestire la cosa pubblica, allora, c’è bisogno di maggiori informazioni, specie di carattere scientifico: la curiosità in proposito aumenta e la Naturalis historia si configura, allora, come un’opera di divulgazione scientifica che risponde a una precisa domanda culturale.
Quando poi la scienza si occupa di mirabilia, di cavalli alati e basilischi, di grifoni e chimere, e sconfina quindi facilmente nella mitologia, può anche diventare fonte di divertimento.
In questa temperie si collocano i paradossografi (scrittori di paradoxon, di stranezze), creatori di un nuovo genere letterario, più fruibile rispetto alle spigolose opere scientifiche di Aristotele, dove compaiono raccolte estremamente variegate che accolgono al loro interno, oltre a parti di trattati scientifici più seri, anche aneddoti, piccole curiosità spicciole, notizie antropologiche che talvolta sono prodotti della fantasia. In alcuni casi i paradossografi sono viaggiatori che hanno osservato luoghi sconosciuti, più spesso sono abili redattori che si affidano alle dicerie e alla tradizione. In buona sostanza dilettanti, che hanno il gusto dei dettagli, degli interessi pratici e, nel migliore dei casi, il piacere di esplorare ma che non seguono alcun metodo scientifico e mancano di una impostazione sistematica.
Plinio il vecchio, a suo modo, si inserisce in questa tendenza e dà vita a una immensa summa delle conoscenze scientifiche del mondo romano, sostenuta da una vivace curiosità e dall’intento di rispondere a bisogni concreti ma priva di un principio regolatore che assegni un ordine evidente a quel sapere.
Stile e finalità della Naturalis historia
Celebre è il giudizio che lo stile di Plinio sia del tutto deprecabile, sciatto e poco elegante. Si tratta, però, di una verità solo parziale, che trova una giustificazione nella sterminata mole dell’opera: un lavoro tanto lungo, per sua natura, non avrebbe permesso quel labor limae che era uno dei tratti discriminanti di grandi oratori o di sublimi poeti. In realtà, poi, sarebbe più corretto parlare di una varietà stilistica che alterna passaggi frammentari e talvolta ripetitivi a sezioni che ospitano dei mirabili esercizi retorici: quando Plinio elogia la scienza, esalta la natura o la terra italica oppure quando condanna il lusso e lo sfruttamento del territorio dà prova di una almeno parziale letterarietà che aveva utilizzato anche nelle opere storiche.
Di certo, Plinio rinuncia ai periodi ampi ed equilibrati che sono tipici della prosa di Cicerone e, allo stesso tempo, non raggiunge la libertà e la brevità che connotano, in modo nuovo ed originale, i testi di Tacito e Seneca. Egli confonde e giustappone modelli e stili diversi, in sequenze che, seppur estremamente vivaci sul piano contenutistico e argomentativo, risultano in definitiva abbastanza confusionarie sul versante stilistico.
Ciò è, però, giustificabile anche tenendo presente la finalità dell’opera: di certo la Naturalis historia non è un’orazione da leggere, o recitare, tutta d’un fiato; proprio perché ha un’ambizione enciclopedica vuole essere un’opera di consultazione dove la lettura è limitata a singole voci. La suddivisione per discipline e gli indici dedicati a ogni materia e agli autori, allora, diventano elementi che agevolano questo tipo di fruizione e rendono l’opera ben organizzata e facilmente consultabile.
Le ascendenze filosofiche di Plinio: tra stoicismo ed eclettismo
Se il poderoso progetto della Naturalis historia vide la luce è anche grazie alle convinzioni filosofiche di Plinio. Egli era vicino alle posizioni degli Stoici, condivideva ad esempio con essi la convinzione che tutte le parti dell’universo fossero correlate, interagissero tra loro e fossero rette da una Provvidenza divina; l’uomo doveva allora conoscere questa macchina cosmica per poterla rispecchiare con le proprie virtù. Tutto ciò era funzionale all’elaborazione di un progetto enciclopedico che partiva, sì, dagli astri e dai loro movimenti ma toccava anche la vita di piccoli animali per giungere fino alle produzioni artistiche in cui si è impegnato il genere umano.
Se l’influenza stoica risulta visibile soprattutto nelle sezioni dedicate alla cosmologia, anche se accanto a improbabili excursus astrologici, è, però, più opportuno parlare di eclettismo, un atteggiamento intellettuale “inclusivo” che consente di evitare una rigida selezione degli argomenti e permette di accogliere i materiali e le fonti più disparate.
Più che la consapevolezza, stoica anche questa, di una generica missione del saggio, nella Naturalis historia emerge un altro aspetto del carattere di Plinio, ossia lo spirito di servizio, dote tipica e molto apprezzata dei funzionari di età imperiale, che gli permette di realizzare un testo che trasuda operosità e dedizione allo studio, senso pratico e serietà morale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Plinio il vecchio: vita, opere e pensiero di un enciclopedista antico
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