
Fabianum. La Bologna di Roversi-Monaco
- Autore: Vincenzo Cioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Nel volume Fabianum. La Bologna di Roversi-Monaco. Opere per una nuova città universitaria e museale (Minerva edizioni, 2024), Vincenzo Cioni, docente di Filosofia, ripercorre i ricordi del periodo in cui Fabio Roversi-Monaco, Rettore dell’Università di Bologna dal 1985 al 2000, affrontò il problema dell’inadeguatezza degli spazi accademici.
Negli anni professori e studenti spesso si erano trovati costretti a sistemarsi in luoghi di fortuna, come sale cinematografiche affittate da privati. Roversi-Monaco si impegnò a risolvere questa situazione con un progetto ambizioso, che avrebbe avuto il suo culmine nel 1988, anno del 900° anniversario della fondazione dell’Ateneo.
Il luogo scelto per le celebrazioni fu l’ex chiesa sconsacrata di Santa Lucia. Questo spazio, per la sua struttura solenne e imponente, garantiva una visuale inclusiva, favorendo un clima di reciproco dialogo e ascolto tra i partecipanti. Questo simbolo di armonia rifletteva l’approccio più ampio di riorganizzazione: dal recupero di grandi complessi storici fino alla creazione di spazi più funzionali e moderni.
Grazie alla collaborazione tra l’amministrazione comunale e l’Ateneo, nonostante iniziali rivalità, si riuscì a recuperare edifici in disuso o impiegati in modo inappropriato. Ex conventi e collegi, con le loro aule già predisposte allo studio, furono ripristinati più agevolmente. I palazzi nobiliari, invece, videro una più complessa attività di riconversione per trasformare i loro grandi spazi, una volta simbolo di magnificenza aristocratica, in luoghi di confronto e dibattito tra studenti e professori. L’obiettivo complessivo era di unire fruibilità e bellezza, come un serpente che si muove attraverso diverse gradazioni: dalle aule standard per le lezioni a quelle destinate a cerimonie, lauree e congressi internazionali.
Il libro esplora anche l’organizzazione delle sedi delle facoltà umanistiche e scientifiche, il loro intreccio con biblioteche e musei e l’integrazione tra tradizione e innovazione. Questo approccio ha reso Bologna un polo attrattivo, capace di accogliere menti brillanti come Umberto Eco nel campo umanistico e, in ambito scientifico, di consolidarsi come uno dei maggiori centri matematici d’Italia, ospitando il più grande calcolatore dell’Europa continentale.
Cioni analizza inoltre come il progetto si sia esteso a tutta la regione Emilia-Romagna, un ente relativamente giovane che aveva cominciato a essere attivo solo dal 1970. Creare poli universitari distaccati in altre città ha permesso di valorizzare tradizioni locali e culture diverse. Questo sviluppo ha anche favorito il turismo di massa, con Bologna che era diventata un nodo ferroviario sempre più cruciale tra Nord e Sud Italia, e ha consolidato l’immagine dell’Università come motore culturale e sociale, indipendente ma profondamente legato al tessuto cittadino.

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Ad appassionati di Storia, soprattutto a chi ha avuto modo di studiare a Bologna, così avrà bei ricordi di luoghi in cui ha studiato.
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