El spin. La satira contro Tito
- Autore: Andrea Giannasi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Foibe, sparizioni, persecuzioni, espropri, nei primi mesi del secondo dopoguerra del Novecento: dagli all’italiano, fascista e non, nelle Giulie, Istria e Dalmazia.
Nel territorio "libero" di Trieste, controllato dall’Armata partigiana jugoslava, ci voleva un bel coraggio a fare lo spiritoso per chi si sentiva italiano. I mitra e le grinte dure dei miliziani titini non erano solo spauracchi simbolici, come quelli disegnati in modo caricaturale nelle vignette del periodico satirico tricolore El spin (La spina, Ndr).
È dedicato a quel foglio e ricostruisce uno spaccato delle questioni controverse al confine orientale il saggio di Andrea Giannasi El spin. La satira contro Tito. L’esperienza dell’inserto della Gazzetta di Pola contro l’egemonia jugoslava 1945-1947 (Tralerighe Libri, 2022, 181 pagine).
Lo studioso toscano e attivo ricercatore di storia dello scorso secolo, lo ha proposto tra le novità della casa editrice lucchese che ha creato e dirige, Tralerighe Libri. Testi come pietre d’angolo sui quali fondare la conoscenza, è il principio ispiratore dell’azienda editoriale.
Metà volume illustra un percorso esauriente dell’inserto polesano, nell’ampia appendice documentaria e con un ricco corredo di immagini e manchette delle pagine della testata.
La guerra vera, finita da pochi mesi, non era affatto dimenticata in Istria, quando i lettori poterono acquistare sabato 20 ottobre 1945, insieme al quotidiano italiano di Pola, un inserto satirico di quattro pagine, nel formato 25x34, al prezzo di sette lire.
Titolo in istro-veneto: la spina. El Spin distribuiva le prime punzecchiate, “A chi tocca, tocca”. Si presentava come un giornale “fatto per divertirci, e possibilmente divertire il pubblico”, in nome della democrazia, della verità e della morale.
Una redazione di “onestamente democratici” assicurava di volersi impegnare a smascherare “i ciarlatani e gli imbonitori”, che in quel territorio e in quei tempi riuscivano ancora a spacciare “merce avariata tra il pubblico”, che se la beveva grossa.
Aggiungevano che qualcuno, in cambio della presentazione d’una scheda, prometteva lunga vita e felicità eterna agitando bandiere in un profluvio di scritti e di chiacchiere. Altri barattavano il discutibile onore di una cittadinanza titina con la rinuncia alla propria Patria. Terzi spacciavano documenti di un’improbabile origine istriana, come se la storia dell’Istria andasse solo dai Karageorgevic all’irruzione in armi del IV Corpus slavo.
Il tutto mentre:
Gli sparuti superstiti della sgominata legione neo-fascista rimettono fuori le corna nel trambusto, vantandosi novelli salvatori della Patria in pericolo, dopo averla stuprata e rovinata.
Cacciandosi “in mezzo a questo mondo tumultuoso”, El Spin si apprestava a urtare, pungere e fare strillare.
Nella prima parte del saggio, Andrea Giannasi introduce il secolo e mezzo di crescente tensione etnica e politica nell’area nord Adriatica orientale, dalla caduta della Serenissima Repubblica di Venezia nel 1797 agli eventi postbellici del 1947. Un lavoro intenso, ma tutto sommato breve, che vuole costituire lo spunto per nuove ricerche e approfondimenti, altre pagine da studiare sulla complessa storia delle terre giuliane, istriane, dalmate.
Alla fine dell’indipendenza della Repubblica del Leone sono seguiti i lunghi decenni della dominazione asburgica e poi austro-ungarica, con i tentativi di germanizzare la parte settentrionale della penisola balcanica e di magiarizzare Fiume.
Si assisteva intanto alla nascita delle idee nazionali nei differenti gruppi etnici e alla progressiva, netta separazione tra italiani nelle città costiere e slavi all’interno. All’irredentismo e alla vittoria tricolore nella Grande Guerra seguirono lo squadrismo di frontiera e l’italianizzazione coatta, il Tribunale Speciale del fascismo e i disastri della Seconda guerra mondiale.
L’autore ha preferito fermarsi all’ottobre 1943, convinto che il periodo successivo richieda un esame molto più complesso e articolato, considerati i diversi attori in campo: tedeschi e italiani, fascisti e repubblichini, comunisti e titini, ustascia, cetnici, domobranci. Inoltre, i mesi tra l’8 settembre 1943 e il giugno 1945 andrebbero studiati senza nessun condizionamento di parte.
Si conferma infatti un esercizio sempre difficile fare ricerca sulla storia del confine orientale, segnata nel 1943-47 dalla tragedia delle foibe e dell’esodo forzato della popolazione istriana, giuliana, dalmata di etnia italiana.
L’ultimo numero di El Spin, che Giannasi prende in esame, è lo speciale di Capodanno, otto pagine, in edicola il 31 dicembre 1946.
Un fascicolo di commiato “amaro, a tratti sagace e cattivo, di fronte all’esodo, alla vigliaccheria, ai tradimenti, ai ’gerarchi titini”. Dalla lettura emergono lo scoraggiamento e la solitudine degli italiani, abbandonati da tutti.
Tra i tanti articoli, vignette, spigolature, una battuta consente di comprendere lo stato d’animo e la situazione.
Di fronte alla violenza slava e alla pretesa che le automobili degli esodati restassero in loco, El Spin replicava:
Troppo comodo e poco onesto sarebbe da parte jugoslava pretendere che gli italiani, dopo essere stati messi nella sciagurata condizione di dover lasciare la loro terra, lasciassero gli usurpatori a godere dei frutti delle loro fatiche. Le macchine? Ma fin l’ultimo chiodo di casa abbiamo il diritto di portarci via. E lo faremo perché è sangue nostro.
El spin. La satira contro Tito. L’esperienza dell’inserto della Gazzetta di Pola contro l’egemonia jugoslava 1945-1947
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