Edipo a Berlino
- Autore: Francesca Veltri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Chi scrive da un po’ di tempo si teneva lontano da romanzi e saggi troppo lunghi. La brevità sarebbe stata anche la soluzione per non perdere lettori, per lasciare le librerie aperte. Addirittura i romanzi che superavano le mille pagine mi sembravano frutto di una sconsideratezza editoriale, di un modo veloce per chiudere i "giochi".
Edipo a Berlino di Francesca Veltri (Divergenze, 2019) è un libro di quasi settecento pagine, ma a convincermi alla lettura è stato il titolo molto bello che faceva pensare a una tragedia greca.
Una meraviglia, tenendo conto che del periodo storico del secondo conflitto bellico Mondiale, raccontato in un romanzo, poteva sembrare non ci fosse più nulla da scrivere, dopo La Storia di Elsa Morante e, per le testimonianze reali sui campi di concentramento nazisti, Se questo è un uomo di Primo Levi.
Dalla biografia sulla bandella del libro, Francesca Veltri sembrava essere troppo giovane per avere a che fare con quel periodo, invece Edipo a Berlino è un romanzo straordinario, che andrebbe letto nelle scuole secondarie, dai licei agli istituti tecnici, per non parlare dei seminari universitari.
Il romanzo non è stato scritto di getto. Francesca Veltri lo riprende per correggerlo dopo un lungo periodo in cui ha vissuto tra Pisa e Parigi e la natia Calabria.
La storia inizia in modo svelto, dando rapide pennellate temporali per fermarsi per tantissime pagine sulla vita degli ebrei nel ghetto di Varsavia.
L’inizio è ambientato a Berlino, dove una donna aristocratica e ricca, Klara, fa i conti delle persone che ha amato realmente: pochissime ad eccezione del marito, dell’attuale amante giovane, poi il figlio che morì per una malformazione cardiaca e Karl, che aveva adottato da una famiglia polacca ebrea povera. Non conoscendo le proprie origini, Karl era entrato a far parte della "gioventù hitleriana" e aveva acquisito un sentimento di appartenenza con gli altri ragazzi, condividendo con loro l’idea che il vero nemico della Grande Germania non fossero gli altri paesi europei, ma le persone di origine ebraica.
Nella Notte dei cristalli, nel 1938, a Berlino, Karl si trovò di fronte a un fine tedesco, ma ebreo, e lo prese a calci in modo compulsivo, fino a ucciderlo. Karl si era trasformato in un assassino persino per quelli che avevano abbracciato il nazismo. Quando gli fu detto chi era, come era entrato nella vita di Klara e quali fossero le sue origini, del ragazzo di nome Karl non rimase più niente. La consapevolezza di aver ucciso un ebreo con una ferocia inaudita, sapendo ormai di essere ebreo egli stesso, fu una macchia che lo accompagnò per il resto della sua vita.
Karl riesce a ottenere nuovi documenti e diventa Stefan, cittadino polacco ebreo, dopo essere stato un tedesco fedele a Hitler. Il passaggio di identità è terribilmente complesso e Stefan si deve riappropriare della nuova identità.
In questo romanzo storico, l’appartenenza a un popolo invece che a un altro è di grandissima importanza. Per noi, il concetto di identità è alla base delle nostre vite sociali, mentre lo spirito comunitario di Patria nei paesi europei e negli Stati Uniti è sempre più flebile. Questo discorso, che poi nel romanzo diviene discussione tra giovani uomini che hanno abbandonato gli studi per la guerra, è in gran parte derivato dagli studi e da pubblicazioni che fanno pensare all’autrice che ha studiato Sociologia all’Università, e non solo.
Nel romanzo, che ha anche uno stile a "cipolla" (e lo scrive l’autrice nell’introduzione iniziale che ha tolto o aggiustato un libro lasciato e ripreso più volte), la parte più bella e più commovente è la descrizione della vita nel ghetto di Varsavia, dove stavano stipati tutti gli ebrei della città e della nazione.
Nel frattempo Stefan ha sposato in tutta fretta Esther, la ragazza più bella e dolce che Stefan avesse mai conosciuto, ma i soldi sono pochi e le SS sparano sugli ebrei che ritornano dal lavoro massacrante che è stato a loro dato.
Se un uomo o una donna erano dimagriti troppo e dopo il lavoro non riuscivano più a stare dritti, perché erano troppo magri, venivo trucidati all’istante. Sui bambini poi la cosa più agghiacciante: se facevano rumore perché avevano fame o si avvicinavano troppo, diventavano bersagli mobili e si dava loro la morte con una breve sparatoria.
Leggendo il romanzo di Francesca Veltri capiamo anche di più Hannah Arendt, quando insisteva sulla banalità del male: questi assassini tornavano a casa, scherzavano coi loro figli, non picchiavano le mogli, anzi, spesso, erano mariti devoti. Veltri mette in azione e in finzione romanzesca questo pensiero della Arendt, però dalla parte della disperazione.
Tra i personaggi troviamo Yael, donna forte e volitiva, che si prendeva gli uomini che voleva, poi li lasciava; un’ebrea totalmente laica, perché a modo suo si chiedeva perché Dio permettesse questo: o era un Dio distratto oppure era terribile, faceva a gara col Male assoluto.
Esther rimane incinta per caso, perché nessuno voleva veramente dei figli in quell’inferno. Capiamo da subito, mentre Yael insegna a Stefan come si fa il contrabbando e poi insieme si ritrovano nelle situazioni più assurde, che l’aver sublimato l’amore in un affettuoso rapporto fratello e sorella non significava che non si cercassero, per stare continuamente insieme, anche se Stefan aveva già incontrato l’amore della sua vita. Diciamo che lui fin da subito capì che chi impara ad amare Yael era fregato, dovendo sopportare non solo l’orrore esterno, ma anche l’inferno nel cuore.
La scrittura di Francesca Veltri è misurata, ma l’autrice non ha paura di scrivere del male assoluto. In qualche modo rimane sempre con la scrittura indirizzata verso Karl-Stefan, su cui sospende il giudizio: non più assassino, ma nemmeno un eroe della resistenza del ghetto di Varsavia. Lascia al lettore la decisione di assolverlo e di lasciarlo nel limbo.
Edipo a Berlino è un romanzo storico perfetto, dove ogni parola è scelta con scaltrezza. Francesca Veltri non ha paura del grigio, delle nostre anime scisse. Se stiamo su una sedia a leggere Edipo a Berlino, abbiamo già fatto la nostra personale scelta.
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