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Storia della letteratura

Dicembre: un ritratto d’inverno nella poesia di Guido Gozzano

Il poeta Guido Gozzano era nato in dicembre, proprio come Gesù bambino “un Iddio nasceva sulla neve”. Questo esercitò sempre un grande fascino sul suo immaginario di scrittore. Scopriamo la bella poesia che Gozzano dedicò al primo mese dell'inverno.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 01-12-2022
Dicembre: un ritratto d'inverno nella poesia di Guido Gozzano

Quando viene dicembre sul mondo sembra posarsi la pace, bianca e immacolata come neve. L’attesa del Natale inizia a palpitare nell’aria, è una promessa vibrante e irresistibile, ed è proprio l’atmosfera d’incanto che lo contraddistingue a rendere questo mese magico.
Il poeta Guido Gozzano era nato in dicembre. Il 19 dicembre 1883 a Torino, in via Davide Bertolotti 2, nelle sue parole: “Nel mese che un iddio nasceva su la neve”.
Bambino “ricciuto, precoce, ciarliero”, Gozzano rivelò il proprio talento poetico sin dall’infanzia. Le sue prime poesie furono dedicate proprio alla sua città natale, Torino, che definì “un po’ vecchiotta, provinciale, fresca”. La sua poesia era dolce e malinconica e aveva una tonalità “invernale” che si riflette in molti componimenti in cui gli elementi dominanti sono proprio la neve, il ghiaccio e il biancore latteo del cielo.

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L’inverno appariva a Gozzano come un simbolo del passato e vi era, nel suo sopraggiungere, un presagio di conforto. Nella poesia Dicembre Guido Gozzano sembra restituirci la pace che lenta scivola nell’anima e una sorta di“ tristezza felice”, un sentimento quieto ma al contempo carico di una malinconia ineffabile.

La lirica Dicembre è contenuta nella raccolta Poesie (Mondadori, 2021).

Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.

Dicembre di Guido Gozzano: testo

Dalla profondità dei cieli tetri
scende la bella neve sonnolenta,
tutte le case ammanta come spettri;
di su, di giù, di qua, di là, s’avventa,
scende, risale, impetuosa, lenta,
alle finestre tamburella i vetri…

Turbina densa in fiocchi di bambagia,
imbianca i tetti ed i selciati lordi,
piomba dai rami curvi, in blocchi sordi…
Nel caminetto crepita la bragia…

e l’anima del reduce s’adagia
nella bianca tristezza dei ricordi.
Reduce dall’Amore e dalla Morte
gli hanno mentito le due cose belle!

Gli hanno mentito le due cose belle:
Amore non lo volle in sua coorte,
Morte l’illuse fino alle sue porte,
ma ne respinse l’anima ribelle.

In braccio ha la compagna: Makakita;
e Makakita trema freddolosa,
stringe il poeta e guarda quella cosa
di là dai vetri, guarda sbigottita
quella cosa monotona infinita
che tutto avvolge di bianchezza ondosa.

Forse essa pensa i boschi dove nacque,
i tamarindi, i cocchi ed i banani,
il fiume e le sorelle quadrumani,
e il gioco favorito che le piacque,
quando in catena pendula sull’acque
stuzzicava le nari dei caimani ...<

Dicembre di Guido Gozzano: analisi e commento

Dicembre di Guido Gozzano è composta quasi come una filastrocca per l’infanzia: il poeta si serve di termini ricercati, ma li combina accuratamente con un ritmo vivace e l’uso sovrabbondante di avverbi e aggettivi. Le parole si susseguono imitando la discesa della neve dal cielo, dapprima lenta e poi sempre più impetuosa. I fiocchi di neve turbinano veloci creando una sorta di incantesimo e le parole sembrano inseguirli come una musica. La neve viene personificata, sembra una bambina dispettosa che bussa alle finestre delle case, che scombina tutti i piani tamburellando con le dita sui vetri.

Guido Gozzano crea una poesia di atmosfera che ci restituisce tutta la pace del mese di dicembre. La neve si posa sui tetti delle case avvolgendo il mondo in un incantesimo bianco. Il poeta la insegue mentre lei esegue il suo sortilegio, come una fata irriverente dotata di una bacchetta magica che usa a suo piacimento. L’inverno giunge inatteso piombando sulle cose, incrinando i rami già curvi degli alberi, rivestendo i tetti con un manto immacolato; ma c’è un luogo in cui il gelo non può giungere.

La seconda strofa della poesia appare come un elogio dell’intimità domestica, familiare. Gozzano fa riferimento al caminetto dove “crepita la bragia”, che è l’unica nota di calore e colore nel vasto paesaggio imbiancato. Si tratta dell’immagine più pura e confortante dell’inverno che riflette il senso del Natale: non tanto i doni e le tavole imbandite, ma la vicinanza dei corpi, l’affetto dei gesti, la bellezza di ritrovarsi insieme in un luogo amato che è anche un rifugio. Il caotico rumore del mondo viene lasciato fuori, il mese di dicembre è un invito al raccoglimento e alla scoperta dell’essenza dimenticata delle cose.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dicembre: un ritratto d’inverno nella poesia di Guido Gozzano

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