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Recensioni di libri

Covid. Prove tecniche di totalitarismo di Luca Marini e Francesco Benozzo (a cura di)

La Vela, 2021 - Un’illuminata e illuminante contro-storia della governance epidemica che già dal titolo non le manda a dire, curata da Luca Marini e Francesco Benozzo.

Mario Bonanno
Mario Bonanno Pubblicato il 17-08-2021
Covid. Prove tecniche di totalitarismo

Covid. Prove tecniche di totalitarismo

  • Autore: Luca Marini e Francesco Benozzo (a cura di)
  • Genere: Politica ed economia
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2021

La cosa che più sgomenta è l’uniformità del mantra espressivo (oltre che concettuale) con cui si istilla nello spettatore-suddito l’efficacia miracolistica del vaccino. “È l’unica arma che abbiamo per combattere il Covid” è il postulato mono-maniacale declinato dai ventriloqui delle televisioni. Mi chiedo se questa pletora di partecipanti al rito della manipolazione di massa (opinionisti, virologi, politici di governo o aspiranti tali) ci faccia o ci sia. Se creda, cioè, davvero in quel che dice, o non sia piuttosto la fedeltà alla Causa (agevolare le lobby economiche) a ispirare loro tanta protervia. La medesima protervia riversata nello stigma (ora anche via Green pass) rivolto ai dissenzienti al vaccino per qualsivoglia timore o convinzione. Col rinforzo retorico del Presidente della Repubblica e il terrorismo razzista del Banchiere della Provvidenza, chi non si adegua alle obbligazioni surrettizie è bollato come complottista, irresponsabile, privo di senso civico, e da qualcuno come “sorcio”, addirittura. Il fatto che il trend discriminatorio coinvolga diversi stati membri d’Europa, piuttosto che rassicurare dovrebbe far riflettere sul grado generale di asservimento al Sistema Unico Capitalista, nella fattispecie declinato attraverso miopie da sant’uffizio galileiano: se i vaccini sono la “sola strada da percorrere per uscire dalla pandemia” e funzionano davvero, come mai la clamorosa “impennata dei contagi” di Israele, indicata per mesi come lo stato più virtuoso in fatto di somministrazioni sierologiche? E come mai i governi non si assumono la responsabilità di una legge che obblighi tutti a vaccinarsi senza cioè il ricorso a soluzioni pilatesche? Resto dalla parte del dubbio, e la sicumera sanfedista (indirizzata verso qualsivoglia credo) continua a ripugnarmi, prima ancora che angosciarmi. Al di là delle professioni di fede, temo che sulla questione vaccini si stia procedendo in progress e per nulla in buona fede. Ciò rende ancora più ignobili i ricatti di Stato e il tam tam mediatico-sanitario che ne costituiscono il megafono.

Mi sono attenuto solo a qualche esempio: il libro nero della gestione pandemica made in Italy (ma più in generale made in Europe) necessita di disamine estese, le stesse che si rintracciano nel saggio a più voci (di area accademica), curato da Luca Marini e Francesco Benozzo per le edizioni La Vela (2021). Un’illuminata — e illuminante — contro-storia della governance epidemica che già dal titolo non le manda a dire. Covid. Prove tecniche di totalitarismo si intitola, e tutta la prima parte del volume è un pamphlet mosso a sostegno della tesi.
A proposito della perniciosa propensione al consenso coatto, leggete, per esempio, quanto si scrive a pag. 27:

“La porta dischiusa dal Covid […] ha messo a nudo tante verità più o meno scomode: chi non sta dalla parte della medicina (e cioè dalla parte degli interessi che ruotano intorno alla gestione della salute, in generale., e delle pandemie presenti e future, in particolare) è fuori dai salotti buoni. Chi non si conforma alle verità ufficiali del pensiero scientifico dominante (che controlla tanto le riviste medico-scientifiche quanto la partecipazione ai talk show televisivi) è fuori. Chi invoca cautele e precauzioni in nome di una governance della tecnoscienza che vada incontro alle sollecitazioni della società civile, è fuori. Chi solleva dubbi, componente fondamentale e irrinunciabile del metodo scientifico, e pretende ad esempio di fare ricerca e sviluppare terapie alternative a farmaci di incerta efficacia e sicurezza, è fuori. Chi contesta le strategie anti-Covid, è fuori (magari in attesa di finire “dentro”, perché è un negazionista che diffonde fake-news che incitano alla discriminazione). E chi, più in generale, non si allinea, è fuori, anche dalle cure.”

Mediante il cavallo di Troia dell’epidemia, politici e narcisi del presenzialismo televisivo stanno ottenendo in primo luogo, la divisione settaria dei cittadini: di prima e terza classe, untori e unti dal signore (oggi più che mai signore degli eserciti), vigliacchi ed eroi, ignoranti e illuminati, “complottisti” e neo-illuministi. La deriva è cominciata in sordina, e al momento in cui scrivo, lo sbocco anticostituzionale in cui andrà a sfociare, è imprevedibile. Forse nel conclamarsi di una nuova “strategia della tensione” (definizione spettralmente evocata tra le pagine di Prove tecniche di totalitarismo). Forse nella concretizzazione degli scenari più angusti di romanzi e film di fantascienza sociale (da Orwell in avanti).

“Il mondo immaginato da queste opere di fantasia […] non sembra molto diverso dalla realtà di oggi. Virus mortali che minacciano la sopravvivenza di un’umanità sempre più povera di risorse materiali, intellettuali e culturali, oligarchie plutocratiche che agiscono d’intesa con tecnocrazie sovranazionali decise ad azzerare la libertà di pensiero e di parola, eugenetica ed eutanasia, fino all’estremo del cannibalismo di Stato. E a chi dovesse sorride, o inorridire, di fronte a questo paragone, basti ricordare le derive eugenetiche ed eutanasiche avallate o promosse di fatto dal Covid; la manipolazione dei flussi informativi secondo metodi e dinamiche inimmaginabili prima dell’emergenza sanitaria in atto; l’attentato alla salute e all’integrità psicofisica dei cittadini derivante dal sostegno diffuso e incondizionato a una campagna vaccinale svincolata da requisiti minimi di sicurezza e dci efficacia, che peraltro finirà per contrapporre vaccinati e non vaccinati secondo una nuova classificazione di meriti e virtù civili; lo svuotamento di garanzie considerate fondamentali e irrinunciabili nel campo della medicina e della biologia, quali il principio del consenso informato, una governance dell’emergenza che ha incrinato i fondamenti stessi della democrazia.” (pagg. 58-59)

Covid. Prove tecniche di totalitarismo è insomma un testo coraggioso, e contro-tendente: le spara fuori dai denti, con molte evidenze e più di qualche ragione. L’ampia sezione di interventi dei due autori, estratti dal portale “di consapevolezza critica” ilfuturoèmianonna.it rafforza ulteriormente il discorso. Soltanto uno stralcio, indicativo del grado di anti-democraticità raggiunto dal governo con il sostegno quasi unanime dei media, (“Vaxbullismo", 24 maggio 2021, con il contributo della social media manager Linda Perella):

“La comunicazione che da dicembre ad oggi ha circondato la campagna vaccinale si è fondata […] più che su un serio e costruttivo dibattito pubblico in merito alle evidenze scientifiche disponibili, sulla costruzione della nuova figura del guerriero che combatte a colpi di inoculazioni, che riceve una spilla al merito con su scritto ‘io sono vaccinato’ e che, dopo il beau geste, può finalmente riposarsi e pubblicare le foto del proprio cerotto su ogni social network. Opposto al guerriero bello e buono, di memoria classica, chi dubita o rifiuta il vaccino è bollato alla stregua di un egoista guidato da stati emotivi alterati, oltrechè da infondati (pre)giudizi probabilistici […] non si tratta soltanto di discussioni da bar. Il punto è che dalla spilla siamo arrivati al Pass vaccinale: e se il Pass non ce l’hai, stai a casa, non vai in vacanza e corri anche il rischio, in prospettiva di perdere il lavoro.” (pagg.247-248)

Da anni sono convinto che “democrazia” sia una mistificazione come un’altra, una “superstizione” (per dirla con Gaber e Luporini di Io se fossi Dio), tra le più utilizzate dal Capitale per infinocchiare le masse, renderle acritiche e inoffensive attraverso l’ottundimento mediatico. Temo che questa gestione (?) pandemica lo comprovi in pieno, e che per ciò Covid. Prove tecniche di totalitarismo risulti infine un libro indispensabile: la storia non è (quasi) mai quella che ci raccontano i libri. Figurarsi se da questi media, impegnati in un reiterato belare filo-vaccinista a discapito del ben-essere, e delle libertà inalienabili dei cittadini.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Covid. Prove tecniche di totalitarismo

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