Chi è stata la prima donna scrittrice di professione in Europa? Christine de Pizan, una femminista ante litteram. Nel suo romanzo più celebre, La città delle dame, teorizzò che non c’era alcuna differenza naturale tra uomini e donne e che le bambine meritavano di studiare ed essere mandate a scuola alla stessa stregua dei maschi, poiché avevano il medesimo potenziale intellettivo dei loro coetanei dell’altro sesso. Se le donne non avevano diritto a ricevere un’istruzione come potevano essere ritenute alla pari con i maschi?
Le idee femministe di Christine de Pizan correvano in largo anticipo rispetto all’epoca nella quale erano inserite: la fine del Trecento. Nel suo libro La città delle dame la scrittrice tracciava la trama di un’utopia femminista incredibilmente contemporanea: una città-stato governata da donne celebri della storia e del mito che incarnavano le più prodigiose virtù.
Del resto, Pizan fu la prima donna a ricorrere alla scrittura per mantenere sé stessa e la famiglia, dopo la morte del padre e del marito. “Dovetti diventare un uomo”, scrisse lapidaria Christine, che sarebbe presto diventata la direttrice di una bottega di scrittura e una scrittrice talentuosa, i cui testi erano richiesti in tutta Europa.
A consacrarla sarebbe stata l’opera dedicata a Giovanna d’Arco, scritta ormai in età matura. Uno strano incrocio di destini: una donna meravigliosa ricordava un’altra donna meravigliosa, entrambe erano accomunate da una medesima vocazione alla solitudine e al trionfo. Il testo letterario di Pizan era il primo dedicato alla Pulzella d’Orleans, la parola che consacrava la vergine guerriera tirandola fuori dall’ombra. Poteva essere soltanto un’altra donna a farlo, e doveva essere una scrittrice.
Christine de Pizan nella sua vita impugnò la penna come spada, con lo stesso valore e coraggio di Giovanna d’Arco.
Scopriamo la sua storia.
Christine de Pizan: la vita della prima donna scrittrice
Dietro ogni donna di talento, all’epoca, doveva esserci per forza un grande padre. È un destino singolare che accomuna tutte coloro che si distinsero nelle arti - scrittura, pittura, architettura - in tempi non ancora maturi per vedere una donna esistere oltre il ruolo esclusivo di moglie e madre. Per realizzarsi all’infuori della sfera familiare e domestica, le donne dovevano anzitutto ricevere un’ottima istruzione ed educazione e a fornirgliela, in quei tempi così bui per il destino femminile, non potevano essere certo le loro madri. Dovevano essere i padri, uomini lungimiranti, colti e di ampie vedute, che avrebbero avuto un ruolo chiave nell’emancipazione delle figlie.
Christine de Pizan, dunque, ebbe un grande padre. Tommaso da Pizzano, originario di Bologna, era laureato in Medicina, un fine intellettuale e un astrologo molto noto a quei tempi. Lavorò come consigliere della Serenissima, dove era ammirato e venerato per la sua saggezza, finché non fu chiamato alla corte di Francia da re Carlo V. Vi si trasferì portando con sé la famiglia, la moglie e i tre figli: Paolo, Aghinolfo e Cristina.
Il nome italianissimo “da Pizzano” in terra francese subì una metamorfosi divenendo il più elegante “de Pizan”. E la giovane Cristina venne ribattezzata Christine. Tommaso era un uomo persuaso che le donne dovettero studiare al pari degli uomini, così diede alla sua unica figlia un’istruzione completa in tutte le discipline, comprese le lettere e la filosofia. La istruì sulle opere di Aristotele, Dante, Boccaccio, senza trascurare gli scritti politici, storici, le ballate. Christine de Pizan era educata all’arte retorica e oratoria, inoltre aveva libero accesso alla Biblioteca reale del Louvre, cosa rarissima per una donna dell’epoca. La sua istruzione la nobilitava.
All’età di quindici anni sposò un nobiluomo, come si conveniva a un’aristocratica: la scelta ricadde su Ètienne du Castel, che era segretario e notaio del re di Francia.
La sorte felice di Christine de Pizan - che sembrava essere benedetta dal destino - mutò improvvisamente nel 1387 con la morte dell’amato padre e subì un autentico tracollo nel 1390 con la morte del marito. Rimasta sola, con tre figli da crescere e una madre vedova da accudire, Christine decise di non risposarsi ma di guadagnarsi da vivere attraverso le proprie capacità intellettuali, proprio come aveva fatto suo padre, Tommaso.
La scrittura di Christine de Pizan
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Christine de Pizan si rimboccò le maniche e iniziò a lavorare in una bottega di scrittura copiando in maniera metodica dei testi utili per le necessità della corte francese. In breve tempo, grazie al suo talento e alle sue doti intellettive, divenne direttrice dello scriptorium. Il suo lavoro consisteva nel supervisionare e dirigere l’opera di maestri calligrafi, miniaturisti e rilegatori; ma lei non smise mai di applicarsi in prima persona e, soprattutto, di scrivere. Con Pizan la scrittura femminile ebbe nuovo slancio. In soli due anni compose il famoso Libro delle cento ballate e, in seguito al successo di pubblico riscontrato, le vennero commissionate opere da tutta Europa. Riusciva a guadagnare e a mantenere la famiglia grazie alla sua penna, divenendo di fatto una scrittrice di professione. Le fu commissionata persino la biografia di re Carlo V su richiesta del fratello del sovrano.
Pizan riuscì sempre a lavorare grazie al mondo culturale nel quale era immersa, la corte e le università, tuttavia il contesto storico in cui visse era dei più difficili, soprattutto in terra francese. La guerra dei Cent’anni, la peste nera, le carestie erano soltanto alcune delle terribili prove di cui fu costellata la sua esistenza e quella di migliaia di altre persone in quel drammatico periodo storico. La differenza fu che Christine ne scrisse, rendendo inoltre omaggio al personaggio forse più interessante della riscossa francese: Giovanna d’Arco, la Pulzella d’Orleans.
Pizan percepì, con grande intuito, nella figura di Giovanna d’Arco un simbolo di emancipazione, un onore per il sesso femminile. Una donna era riuscita nell’impresa temeraria di risollevare un regno devastato, cosa in cui cinquemila uomini avevano invece fallito. Christine de Pizan lo avrebbe scritto nella sua ultima opera, quando era ormai anziana, ma sempre decisa a utilizzare la penna come spada.
Le opere di Christine de Pizan
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Tra le opere più celebri di Christine de Pizan troviamo il già citato Libro delle cento ballate, il trattatello politico Il Libro della Pace, che anticipò di un secolo il Principe di Machiavelli, e La città delle dame (1405), nella quale immaginava che sotto la guida delle virtù - tipicamente femminili - di Ragione, Giustizia e Rettitudine sarebbe stata edificata una città abitata solamente da donne, regine, poetesse, indovine, sante e guerriere. Tra le protagoniste della storia di Pizan troviamo nomi celebri della storia e della mitologia, quali la poetessa Saffo, la regina Didone e l’assira Semiramide, la romana Lucrezia, l’amazzone Pentesilea.
Il libro è attraversato dal dibattito sulla condizione femminile, ancora molto vivo all’epoca. Christine in un passo scrive la lamentazione: “Ahimè, mio Dio, perché non mi hai fatto nascere maschio”, in cui prende coscienza della propria esclusione o sottomissione in quanto esponente del secondo sesso. Ma scrivendo ottenne il suo riscatto.
Christine de Pizan fu anche una delle più ferme contestatrici del Roman de la Rose, il vasto poema allegorico composto da vari autori, uno dei testi più diffusi del Medioevo. Pizan vi individuò un significato misogino, in quanto in vari passaggi la donna era relegata a solo oggetto del desiderio maschile. Intervenne personalmente nella querelle sul Roman de la Rose ribadendo la propria opinione.
Negli ultimi anni Christine de Pizan si allontanò da Parigi e andò a vivere nel convento di Poissy, dove la sua unica figlia aveva preso i voti. Riprese in mano la penna, ormai vecchia e stanca, solo per scrivere il poema dedicato a Giovanna d’Arco, in cui forse rivedeva l’ardore della sua trascorsa gioventù. Riconobbe alla Pulzella d’Orléans il merito di aver salvato la Francia e non visse abbastanza per assistere alla sua caduta.
Christine de Pizan morì probabilmente attorno al 1429, un anno prima che Giovanna fosse condannata alla pena del rogo. Le aveva restituito vita eterna e gloria imperitura attraverso la penna facendole l’omaggio più grande; ancora una volta Pizan aveva sfidato la stoltezza degli uomini con le sole armi dell’intelletto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Christine de Pizan, la prima “scrittrice di professione” della storia
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Molto Interessante ed esaustiva questa trattazione. Grazie.