Che ragazza di Cathleen Schine

I romanzi di Cathleen Schine si svolgono prevalentemente a New York e ritraggono personaggi diversi ma accomunati dal vivere nella Grande Mela, luogo simbolico e realistico ad un tempo, che ne sottolinea le caratteristiche di snobismo, di esclusività ma anche di cosmopolitismo tipiche della grande metropoli americana, crogiolo di culture e di modi di vivere e di pensare. In questo caso la storia è collocata a cavallo degli anni Sessanta e Settanta e la “famiglia” raccontata è quanto di più insolito si possa immaginare: il titolo originale del romanzo, tradotto in italiano con un forzato “Che ragazza!”, forse per far da cornice alla bella ragazza in copertina, è il più corretto “Fin & Lady”.

Fin, nome davvero insolito (fine in francese), è un ragazzino di cinque anni che nel giro di pochi mesi perde entrambi i genitori: il ricco e potente imprenditore newyorkese Hugo Hadley, secondo marito di sua madre Lydia, morta in breve tempo di cancro. Il bambino ha come unica parente la sorella molto più grande di lui Lady, figlia del precedente matrimonio di Hugo. Si erano visti solo una volta prima, a Capri, dove il padre era andato a riprendersi la figlia scapestrata, per poi riportarla in America sulla nave Cristoforo Colombo: durante la traversata dell’Atlantico il bambino si era innamorato della bellissima sorella, intelligente, fantasiosa, imprevedibile, anticonformista, spiritosa, affettuosa… Fin aveva visto tutte le doti possibili nella sorella, mai pensando che troppo presto lei sarebbe divenuta la sua famiglia, insieme alla domestica nera Mabel, e i tre avrebbero costruito una vita originale, anomala, al Greenwich Village di Manhattan, con il cane Gus e con i tre pretendenti della bella Lady:

• Tyler, avvocato e tutore legale di Fin, deluso per non essere riuscito a sposare Lady anni prima;
• l’ungherese Biffi, scampato con sua madre allo sterminio nazista in Europa, il preferito da Fin;
• il mondano e ricchissimo Jack, giocatore di golf e deciso a sua volta a sposare Lady.

L’adolescenza di Fin, il rapporto con la ragazzina ebrea Phoebe, che vive alla porta accanto, gli amici Henry/James, divenuti un unico personaggio, una scuola sui generis nella quale non si impara nulla, l’avvento del mito dei Kennedy, la loro uccisione, la morte di Martin Luther King, la guerra in Vietnam, le manifestazioni pacifiste contro Johnson e il suo impegno nel Sud Est asiatico, le canzoni di Bob Dylan, i Beatles e i loro primi successi, la marijuana, i concerti: tutto ci viene raccontato mescolato alle vicende della strana famiglia di Fin e Lady, dove il fratello piccolo sembra più saggio e adulto della stravagante e folle Lady, sempre in bilico fra scelte sensate e voglia di fuga.
In realtà Lady lascerà improvvisamente Manhattan, casa, fratello e pretendenti per rifugiarsi a Capri, l’isola magica, il luogo mitico delle sirene, dove si sente libera e crede di poter iniziare una nuova e più autentica esistenza.

Tutta la seconda parte del libro è dedicata all’isola azzurra, alla dolcezza del suo clima, alla gentilezza degli abitanti, all’amore vero che finalmente Lady incontra. Cathleen Schine, la scrittrice di New York, si innamora a sua volta di Capri, da brava americana: ecco il passaggio nell’isola di Jacqueline Kennedy di cui Lady Hadley sembra quasi una controfigura, tanto è bella, fascinosa, irrequieta, sostanzialmente infelice; ecco i cibi, le canzoni, la musica, i bagni, Marina Piccola, la Piazzetta, le spiagge, i sandali di cuoio, la Grotta Azzurra. Anche Fin raggiunge la sorella a Capri, dove si innamora di una ragazza italiana, diventa finalmente adulto, legge e impara i segreti della vita.
Non racconto il finale a sorpresa di questo lungo e commovente romanzo.

I sentimenti, gli affetti, i legami descritti sono di particolare intensità, italiani, più che americani. La famiglia intesa come luogo di scambio, di amore e di crescita diventa in questo libro protagonista assoluta e il modo di raccontarla da parte della scrittrice tocca le corde più profonde del nostro essere. La ricostruzione della parabola dagli anni Sessanta ai nostri giorni ci parla di una progressiva mutazione di costumi e di abitudini, di mode e di comportamenti, ma non certo di affetti né di legami familiari.