

Carestia sentimentale. Lettere dal fronte
- Autore: Patrizia Dall’Argine
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Conduco una vita ordinaria, tutto il resto è mito, scrisse in una lettera ad un suo caro amico Clarice Lispector e nel ricordo di una straordinaria scrittrice del Novecento mi appresto a scrivere di Carestia sentimentale (Scatole Parlanti, 2022), il racconto sincero e coraggioso di una giovane donna di oggi, con le sue fragilità e le sue volontà e della sua ricerca dell’amore.
Patrizia Dall’Argine è nata in provincia di Parma, è una copywriter e creativa e lavora nel campo audiovisivo. Musicista, ha realizzato un album da solista, si è dedicata al teatro fondando La Compagnia del Radicchio ed è una tenace viaggiatrice solitaria che racconta con passione nel suo blog le sue avventure e disavventure. Gli amori iniziano, si infiammano e poi smettono di essere, scrive nel suo esordio letterario la nostra autrice, descrivendo Ester, la protagonista, che si nutre di scatolette e insalate in busta, sempre in viaggio con un piccolo zaino per evitare multe delle compagnie aeree, quarantenne come le sue più care amiche, e la sua storia sentimentale, costellata da un fallimento dietro l’altro. Le amiche, l’unica sua sola certezza, le ragazze di sempre, belle e superbe, sono Clara, Anna e Lela, cresciute insieme a lei nella bassa parmense tra inverni freddi ed estati torride. Non sono arrivate a quarant’anni senza dolore: a vent’anni non avrebbero pianto, si conosceva poco o quasi nulla della vita e dell’amore. Anna, single, parla un francese perfetto, ama Parigi, è adeguata alla vita metropolitana frenetica e spesso violenta, desidera un figlio ma da un uomo che la ami e che lo voglia fare con lei. Lela e Clara hanno due figli ciascuna. Lela non ama trascurarsi, Clara è una donna razionale, si è reinventata mandando gambe all’aria la sua vita, con naturalezza senza ricevere nessun plauso: fa quello che deve fare e basta.
“Io mi sento in grazia di Dio, perché a queste amiche che amo, dedico e affido le ore più care, i minuti più preziosi.”
Si vuole da subito bene ad Ester e, in quanto donne spesso deluse, amareggiate, ripudiate, ci ritroviamo nelle sue riflessioni su di un lungo tempo sentimentale che lei definisce di carestia. La fascinazione in un incontro, l’essere certa di essersi persa all’istante, accresce la misteriosità del desiderio; poche settimane e l’intesa diviene intrigante, le giornate insieme, l’amore e l’andare a scoprire nuovi luoghi.
“Da te vengo di sera, mi annienta l’odore del tuo corpo che sa di borotalco, il tuo è un’odore d’infanzia, di attenzione, di nonna.”
E poi non piaci più, cos’è cambiato, cos’è successo? E stare male quando dopo una nottata d’amore si viene presentata come una buona amica, si presuppone di vecchia data, fedele e instancabile: c’eravamo già persi dei pezzi delle nostre vite.
“Trafitta, immobile, quasi esamine, avrei voluto dirti: perché fai questo? Non lo sai che da una tenerezza non si torna più indietro? “
Diventare di colpo due estranei impacciati e vivere improvvisamente nella sottrazione.
Due solitudini moltiplicate nella loro fusione.
Le tornano in mente le parole dell’amico Sebastian che le ricordava spesso di innamorarsi di uomini che poi la trattavano male, come fosse portata ad attirarli, in un tira e molla continuo; e le confidenze ad Ennio, il suo psicologo dell’età del padre, di quel desiderio di voler essere amata in maniera completa dal proprio uomo, mentre invece nella realtà le sue relazioni assomigliavano a delle tragedie.
Non si può nulla contro un no che ha contaminato ogni cosa.
Una triste geografia sentimentale declinata nei suoi continui spostamenti in città, regioni, Stati.
“Forse dentro la tragedia di non essere amati, si annida anche quella di essere percepiti in maniera sfocata, in bianco e nero, come comparsa secondaria senza precisa identità, alla quale sono state assegnate poche battute e tutte brutte.”
Ci sono solitudini che incontrandosi si colmano, ma non per Ester che è tra quelle che si moltiplicano, perché con la sola presenza tocca dove fa più male, come fa l’altro.
Nelle sue lettere dal fronte, con la sua scrittura a tratti ironica, l’autrice, con indosso i vestiti di Ester, riflette e indaga sulla carestia sentimentale, entra in sé, guarda se stessa e il suo dolore.
“Il dolore. Quando lo incontriamo sulla nostra strada, ha la precedenza e c’è solo una cosa che possiamo fare: berlo tutto, fino all’ultima goccia. Non c’è altro modo. Non c’è una scorciatoia. Dobbiamo comprenderne quello che ci deve dire, accogliere quello che deve dare. A quel punto, si può ricominciare a mangiare.”
Con il suo stile coinvolgente ed emozionale, Carestia sentimentale è non solo la lettura preziosa di una donna dal cuore stremato, ma un racconto che ci ricorda di ritrovare tempo per noi stesse, attraverso le introspezioni della protagonista. Ci conduce verso un nuovo credo amoroso, a un personale e attento ascolto delle gioie e dei dolori nel poter ritrovare una stabilità affettiva e il proprio posto nel mondo.

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