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Recensioni di libri

Capita a Monteverde di Nina Quarenghi

Arkadia, 2019 - 27 storie, brevi o brevissime, narrate con un linguaggio serrato, ma poetico, passando attraverso i tempi della Storia e rievocando nomi che a Monteverde abitarono, combatterono, morirono.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 28-11-2019

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Capita a Monteverde

Capita a Monteverde

  • Autore: Nina Quarenghi
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2019

Scheda e prezzo libro:

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Capita a Monteverde è il nuovo libro di Nina Quarenghi, un testo piccolo, ma denso e pieno di emozioni, di scoperte, di personaggi noti, di esplorazioni storiche e di ricerche d’archivio, di invenzioni narrative, di racconti ambientati in un perimetro non troppo esteso che delimita il quartiere di Monteverde, che la scrittrice, non romana di nascita ma ormai adottata da quei luoghi, racconta con amore grande e profondo senso di identificazione.
27 storie, brevi o brevissime, narrate con un linguaggio serrato, ma poetico, passando attraverso i tempi della Storia e rievocando nomi che in quel pezzo di città abitarono, combatterono, morirono. Ecco Luciano Manara, durante l’assedio francese che condannò la Repubblica Romana del 1849,

La carica della cavalleria francese arrivò come una tempesta, facendo vibrare il pavimento sotto gli stivali. Fuoco!, urlò Manara.

Ricordi tragici della battaglia che gli eroici difensori combatterono tra Villa Corsini, il Gianicolo, Monteverde, un pezzo di storia della città mai abbastanza ricordata. La sua competenza di storica porta l’autrice a esaminare diversi momenti che caratterizzano gli avvenimenti di cui Roma fu protagonista: ecco la Seconda guerra mondiale, la razzia degli ebrei, l’occupazione nazista, la Resistenza, l’arrivo degli alleati, ma tutto visto attraverso la lente degli abitanti del quartiere, bottegai, artigiani, “cascherini”, che parlano in dialetto romanesco e che interpretano i sentimenti di una popolazione umile, povera, che si trova spesso a incontrare personaggi straordinari che hanno abitato quel quartiere storico: Giorgio Caproni, Pier Paolo Pasolini che gioca a calcio nel campetto insieme ai ragazzini.

Lui giocava ala destra. Quando giocava a pallone era un’altra persona, rideva; come smetteva de giocà tornava come prima: melanconico.

Un ritratto efficace del giovane poeta arrivato a Roma negli anni ’50, con la madre Susanna, prima a via Fonteiana e dopo, negli anni Sessanta, nell’appartamento di via Carini 45. Tutte le strade del quartiere vengono nominate e percorse come in una pianta ideale di chi la percorre ogni giorno, via Poerio, Donna Olimpia, via Carini, Largo Oriani, Villa Sciarra, Villa Pamphili, Il Vascello, le mura Gianicolensi. Ci sono le scuole, la Crispi, la media Manzoni, i due licei storici, il classico Manara e lo scientifico Morgagni e ancora tanti personaggi noti della contemporaneità che la scrittrice, nella conclusione autobiografica della raccolta di racconti, spesso incontra camminando nelle strade del suo quartiere: la bella Cortellesi, Scamarcio, la Dandini, Verdone. Forse la pagina che mi ha più divertito di Capita a Monteverde , un libro speciale per la sensibilità nel raccontare un pezzo della mia città, così bistrattata recentemente dalla sua condizione di grande decadenza, è la filastrocca che l’autrice compone sul ritmo di una poesia di Gianni Rodari, “A Monteverde vive un tale”, tra gli abitanti il più geniale...

Brava l’insegnante Nina, che racconta la scuola e gli alunni, la storia e la cronaca, il sogno e la realtà, il passato e la contemporaneità, tutto filtrato attraverso una cultura che non esito a definire “militante”, tale è il suo impegno di testimone, di custode della memoria, di interprete di una microstoria che si mescola sapientemente con la Storia grande. A Monteverde.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Capita a Monteverde

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