Cannella e polvere da sparo
- Autore: Eli Brown
- Genere: Avventura
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2014
La cucina, si sa, da qualche tempo, spopola: in TV, in libreria, nei social network, su internet… è tutto un proliferare continuo di programmi, consigli, corsi, concorsi e, soprattutto, libri di ricette, saggi o romanzi in cui il tema è il cibo.
Si potrebbe parlare di un inarrestabile diffondersi della “cultura del cibo” o del “cibo nella cultura”, quel che è certo è che una ricettina non si nega a nessuno!
Nonostante l’impressione fosse quella di aver ormai visto e letto di tutto, ecco un romanzo dal titolo intrigante e dal contenuto che, per una volta, potrà soddisfare i più diversi palati letterari, Cannella e polvere da sparo dello statunitense Eli Brown (Bompiani, 2014), in cui improvvisazione culinaria, avventura e sentimenti sono perfettamente combinati, proprio come nella più riuscita delle pietanze di un esperto chef.
Siamo nell’agosto del 1819. Circondato da nemici, imprigionato in un oscuro viaggio per mare di cui ignora la destinazione, speranzoso di trovare in fretta una via di fuga, Owen Wedgwood, famoso e abile cuoco del potente, ma brutalmente assassinato, Lord Ramsey, decide di scrivere i propri ricordi, situazioni così diverse dalle sue esperienze di vita, insieme alla fisionomia dei rapitori e alle atrocità di cui essi si macchiano quotidianamente.
La nave pirata sulla quale è stato imprigionato, infatti, è popolata da un’accozzaglia di personaggi, uomini di ogni dimensione - colossali, come Mr Apples, dedito nel tempo libero alla maglia e braccio destro del capitano, o infantili, come i gemelli cinesi Bai e Feng, esperti di arti marziali -, e di ogni razza. Di alcuni, questa non può neppure essere determinata a causa dei tatuaggi che coprono facce e braccia; altri hanno anelli al naso, portano turbanti e scimitarre o hanno denti affilatati e cicatrici.
La sopravvivenza del cuoco sulla Rosa Volante, non è però dovuta all’indulgenza, quanto piuttosto a un bizzarro capriccio di quella belva chiamata capitano Hannah Mad Mabbot - figura minacciosa e slanciata di donna dai ribelli capelli rossi - che gli ha fatto recapitare una lettera con una proposta che non può permettersi di rifiutare: ogni domenica dovrà cucinare, per lei sola, una cena squisita, senza servire mai la stessa portata e, soprattutto, evitando cibi dozzinali. Come ricompensa, continuerà a tenerlo in vita e in buona salute, mentre un fallimento o un’opposizione al volere del capitano, provocherebbe la sua morte immediata.
Anche se la prima visita all’umida cambusa fa sembrare l’impresa impossibile, per mancanza di attrezzi e di ingredienti, Wedgwood riesce a cucinare piatti sempre diversi, capaci di stuzzicare l’interesse, sedurre e coccolare il palato di Mabbot. Ma, soprattutto, settimana dopo settimana, e dopo diversi tentativi di fuga, tutti falliti e non senza infauste conseguenze per la sua salute, Wedgwood impara a conoscere la donna e le motivazioni che la spingono ad avventurarsi in mari pericolosi, con un obiettivo ambizioso quanto imprudente. In gioco c’è il futuro del commercio britannico in oriente e, in particolare, con la Cina: schiavi, porcellana, tè, seta e, naturalmente, oppio.
Le situazioni, i personaggi, la pirateria in genere, sono descritti attraverso il punto di vista maschile - spesso ironico e divertente, suo malgrado - del cuoco gentiluomo, un po’ alchimista e un po’ filosofo culinario, che sulla nave pirata riscopre se stesso e la sua capacità di amare; ma anche il principale personaggio femminile è credibile e realistico nei tratti psicologici e caratteriali, conseguenza delle dolorose esperienze di vita vissute in gioventù: donna affascinante, astuta, determinata, riesce ad esercitare un incredibile potere sulla ciurma; nello stesso tempo, però, si dimostra fragile nell’affrontare questioni legate agli affetti personali e ai sentimenti.
All’autore va dunque il merito di aver saputo evitare cliché e luoghi comuni sulla vita dei pirati - e di un pirata donna -, prestando invece particolare attenzione al periodo storico che fa da sfondo alla vicenda; alla geografia dei luoghi in cui si svolge, insieme alla flora ed alla fauna, anche umana, che li popola; ai dettagli relativi alle diverse parti della nave; alla descrizione della routine quotidiana come dei combattimenti più feroci; alle dinamiche relazionali e che regolano la giustizia fra pirati, oltre, naturalmente, alle ricette più originali ottenute con mezzi scarsissimi.
Divertimento assicurato, nonostante violenze e crudeltà, condito, con una storia d’amore - che la correttezza obbliga l’autore a censurare -, ma dal finale per nulla scontato, in grado di soddisfare i lettori più esigenti.
Cannella e polvere da sparo
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