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Significato di parole, proverbi e modi di dire

“C’è forse vita sulla terra?”: il testo di Pasolini-Maraini al concerto del 1° maggio

Sul palco del tradizionale concertone del 1° maggio è risuonato “C'è forse vita sulla terra?”, il testo scritto da Pier Paolo Pasolini e Dacia Maraini nel 1974. A recitarlo è stato Matteo Paolillo, interprete di “Mare Fuori”. Ma qual è il suo significato e da dove è tratto?

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 02-05-2023
“C'è forse vita sulla terra?”: il testo di Pasolini-Maraini al concerto del 1° maggio

Di G. M. Ireneo Alessi (Sinix) from Roma, Italia - Flickr, CC BY-SA 2.0,

È stato un 1° maggio letterario, pieno di parole che sono risuonate lette, cantate, recitate sul palcoscenico del tradizionale concertone in Piazza San Giovanni a Roma. Perché le parole sono importanti e hanno un peso, lo dimostra il poetico inno C’è forse vita sulla terra? scritto a quattro mani da Pier Paolo Pasolini e Dacia Maraini, declamato a gran voce da Matteo Paolillo, interprete di Mare fuori, la serie italiana di culto ambientata in un penitenziario minorile di Napoli.

Dopo aver cantato la sigla O mar for, amata dai giovanissimi, Paolillo ha deciso di approfittare del palco per lanciare un messaggio importante. La guerra è stata infatti un tema molto presente in occasione dell’appuntamento del 1° maggio, come ha dimostrato anche l’intervento del fisico Carlo Rovelli dedicato al nucleare.

Matteo Paolillo ha optato invece per una citazione capace di mescolare in sé letteratura e musica. C’è forse vita sulla terra? è l’adattamento italiano, realizzato dai due scrittori, della canzone scritta da Manos Hadjidakis per il film Sweet Movie del regista serbo Dušan Makavejev, realizzato nel 1974.

Il testo di Pasolini e Maraini, come vedremo, non è solo un canto contro la guerra ma anche uno struggente inno alla vita che ci ricorda che “è bello essere vivi”, come è stato ribadito spesso in occasione di questo 1° maggio in musica.

Scopriamo il messaggio di Pasolini e Maraini e qualche informazione sul film da cui è stato tratto.

C’è forse vita sulla terra? Il testo di Pasolini e Maraini

C’è forse vita sulla terra?
C’è forse vita nella guerra?
C’è forse vita sulla terra?
C’è forse vita nella guerra?

È una gioia essere vivi, è bello essere furtivi.
È bello sopravvivere, è dolce saper vivere.
È bello essere matti, non tenere fede ai fatti,
fare tutto tutti nudi e mangiare sassi crudi.

C’è forse vita sulla terra?
C’è forse vita nella guerra?
C’è forse vita sulla terra?
C’è forse vita nella guerra?

Prendi la libertà, la morte non ti avrà.
Prendi quello che vuoi, respira affondo e poi
è bello fare l’amore, è bello schiantare il cuore.
È dolce essere contenti, finché non te ne penti.

C’è forse vita sulla terra?
C’è forse vita nella guerra?
C’è forse vita sulla terra?
C’è forse vita nella guerra?

È una gioia essere tristi, fare il male senza esser visti.
È bello essere pigri, mordere come tigri.
È bello essere cattivi e nel vizio molto attivi.
Bello morire per uno scopo, bello vincere a gatto e topo.

C’è forse vita sulla terra?
C’è forse vita nella guerra?
C’è forse vita sulla terra?
C’è forse vita nella guerra?

C’è forse vita sulla terra di Pasolini e Maraini: da dove è tratto?

Il testo C’è forse vita sulla terra? fu scritto come colonna sonora del film Sweet Movie, in italiano Dolcefilm che uscì nelle sale italiane nel 1974 incappando nella censura a causa delle scene erotiche troppo esplicite. In seguito la pellicola otterrà il nullaosta, limitando il divieto ai minori di diciotto anni.
I dialoghi, le canzoni e i testi italiani del film furono scritti a quattro mani da Pasolini e Maraini, come adattamento del film omonimo del regista serbo Dušan Makavejev che in patria aveva già diviso pubblico e critica tra scandalo e lodi. Riportiamo di seguito il trailer originale del film di Makavejev.

Si trattava di una “commedia erotica dai toni allegorici”, così almeno la definì la critica sulle pagine dei principali quotidiani. Era ritenuto un film strano e, al contempo, geniale.
Surreale e futurista, del resto, era anche il testo della canzone C’è vita sulla terra? proposta da Pasolini e Maraini. Il brano tuttavia, se estrapolato dal contesto originario, oggi si impone in tutta la sua carica simbolica.

C’è forse vita nella guerra?

C’è forse vita sulla terra di Pasolini e Maraini: analisi e significato

Sono parole che attraversano il tempo e sembrano porre un interrogativo preciso al nostro incerto presente, in cui tutti anelano alla pace eppure il rombo del cannone continua a tuonare terribile nel cuore dell’Europa.
La canzone di Pasolini e Maraini conteneva un profondo messaggio pacifista, ma era anche un testo irriverente, scanzonato, a tratti grottesco, che parlava della bellezza della vita e rappresentava un inno al piacere e al godimento sulla scia della Cena di Trimalcione narrata nel Satyricon del latino Petronio:

Ma allora viviamo, finché godere possiamo.

Così scriveva Petronio nel I secolo e gli facevano eco, nel 1974, Pasolini e Maraini nel loro adattamento che di certo fu ispirato a una certa cultura classica:

è bello fare l’amore, è bello schiantare il cuore.
È dolce essere contenti, finché non te ne penti.

Chi vuol esser lieto sia, declamava Lorenzo Il Magnifico nel suo Trionfo di Bacco e Arianna. Pasolini e Maraini riprendono questo tema del piacere, del trionfo vitale, opponendolo alla devastazione e alla sciagura della guerra.

Non veniva semplicemente condannata la guerra con quelle parole, ma era esaltata la vitalità, l’energia vitale, la gioia e la passione di vivere. C’è forse vita sulla terra? era il testo perfetto da recitare in occasione del concertone del 1° maggio per portare una poesia riflessiva che, al contempo, non suscitasse tristezza negli animi, non rovinasse l’atmosfera festosa e gaudente capace di riecheggiare i profani “Canti carnascialeschi” della Firenze del Quattrocento.

Ci ha ricordato che il 1° maggio è una festa, ma soprattutto un’occasione di riflessione sul tempo in cui viviamo in cui politica ed economia sono strettamente intrecciate nel decidere le sorti dei cittadini e, per diretta conseguenza, dei lavoratori.
Gli articoli della Costituzione letti e recitati riportavano le parole della legge, ma a volte sono necessarie le parole dell’arte che danno forma all’immaginario per comprendere la realtà in cui viviamo. Perché le parole, benché leggere, irriverenti, cantate, hanno un peso, sempre, persino nelle loro desinenze e nelle loro ultime vocali. Gli scrittori, che con le parole creano mondi, lo sanno: ed è il motivo per cui in quella semplice rima baciata “guerra/terra” si dischiude uno spazio di riflessione immenso.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “C’è forse vita sulla terra?”: il testo di Pasolini-Maraini al concerto del 1° maggio

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