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Recensioni di libri

Ballate della notte scura di Tiziano Sclavi, Secondamarea

Squi[libri], 2013 - il libro si presenta come insolito, elegante, uno e trino, consigliato a quelli che “Tiziano Sclavi uber alles” ma anche a quanti non lo conoscono ancora (ma davvero?) e magari potrebbero cominciare da qui.

Mario Bonanno
Mario Bonanno Pubblicato il 17-04-2013

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Ballate della notte scura

Ballate della notte scura

  • Autore: Tiziano Sclavi Andrea Biscaro
  • Genere: Horror e Gotico
  • Anno di pubblicazione: 2013

Ho per le mani un libro (con cd) che si chiama “Ballate della notte scura” (Squi[libri], 2013): a quale autore vi fa subito pensare un titolo così? Vi do giusto qualche secondo per riflettere, se siete lettori dei fumetti Bonelli, non potete sbagliarvi. Ma certo che è Tiziano Sclavi: stessa stoffa, identica aura dark/maliconica/rarefatta delle strisce di Dylan Dog in questo suo ritorno alla scrittura.

Una bella copertina fanta-gotica introduce alla sua prima silloge poetica: sedici ballate “alla Sclavi”, cioè trasversali, decadenti, ipnotico-inquietanti. Ballate della notte scura che sono germinazione di babau dell’inconscio, che parlano di:

  • incubi e di amori mancati per un soffio (“Filastrocca della notte scura”, “Dopo”, “Il lungo addio”),
  • cavalcavia e scorciatoie per lacrime e destini;
  • frammenti deformanti di realtà (“Sfera”, “Fiaba”);
  • accenni di scrittura civile (“Piove”),
  • meditazioni chiaroscurali sulla vita, la morte, i ricordi, il tempo che passa (“Gli anni del mare e della rabbia”), in quanto

    “(…) nella fine è anche l’inizio/ e vita e morte riprenderanno/ di sangue e d’amore il nuovo supplizio/ la danza macabra di un altro anno” (“Danza di un anno”).

Anche in declinazione poetica, il microcosmo sclaviano lo riconosci, insomma, a prima vista, difficile sbagliarsi: assimila, quindi incrocia, poi assembla Edgar Allan Poe alla filastrocca infantile, Perrault al romanticismo, suggestioni buzzatiane ad altre di spaghetti-horror anni Ottanta, in uno zampillio di forme e sfumature – pop, nostalgiche, tragiche, inquietanti, distese quasi mai – che ne fanno il ritrattista dell’ombra, il Dario Argento della parola scritta, il cantore del perturbante e dell’indicibile per antonomasia. Leggete con quanta maestria, in pochissime parole, Sclavi si impadronisce di un topos della letteratura fantastica (quello del punto di vista sfalsato, duale, vittima/carnefice) e ci precipita nel climax ansiogeno di “Chi ha paura?”:

“Nella notte fredda e scura/ chi ha paura? chi ha paura?/ Ha paura il mio bambino/ di incontrare l’assassino./ Ha paura l’assassino di incontrare il suo destino”.

Lo vedete da voi che queste sue “Ballate…” rimandano appieno al tessuto surreal-ontologico del quale sono intrisi i suoi fumetti, ma anche i suoi diversi romanzi.

L’aspetto forse più importante è che, nella fattispecie, Sclavi si re-inventa (anche) in inedita veste di song writer: a supportarlo nell’operazione per mezzo, soprattutto, di voce e chitarra, Ilaria Becchino e Andrea Biscaro (i Secondamarea).

Raffinati/evocativi anche i disegni di Max Casalini a commento delle visioni sclaviane. In ultima analisi: il libro si presenta come insolito, elegante, uno e trino, consigliato a quelli che “Tiziano Sclavi uber alles” ma anche a quanti non lo conoscono ancora (ma davvero?) e magari potrebbero cominciare da qui.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ballate della notte scura

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